Meno merci in transito sulle Alpi,
più crisi economica in Italia

C’è un’Italia che per ripartire, per uscire dalla crisi, deve far viaggiare le sue merci sempre più numerose e sempre più rapidamente in Europa, puntando sulla logistica e su nuove infrastrutture. E c’è un’Italia che sembra invece voler tirare il freno a mano, diminuendo il flusso di merci in transito lungo i valichi alpini e, dunque, verso i mercati Europei, impedendo così la ripresa e anzi, accentuando ulteriormente la crisi.
La prima Italia è, ovviamente, quella che tutti gli imprenditori vorrebbero poter tornare presto a vedere e a raccontare, ma è anche quella stessa Italia tratteggiata nei giorni scorsi dal presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet che, commentando la situazione economica in Eurolandia, ha sottolineato l’importanza, anche per il nostro Paese, del recupero di competitività “come strada obbligata da percorrere per uscire dalla crisi”. Recupero della competitività che significa più logistica e nuove strutture, con merci che viaggiano più rapidamente per arrivare prima e con meno costi su altri mercati.
La seconda Italia, quella pronta a tirare il freno a mano con conseguenze pesantissime sull’economia del Paese, è quella che si scopre invece analizzando il programma comunitario  Monitraf, ovvero il Monitoraggio del traffico stradale nello spazio alpino e misure comuni, nato con l’obiettivo di “controllare il traffico sulle principali direttrici alpine e individuare soluzioni utili alla diminuzione dell’impatto del traffico stradale sull’ambiente”. Un programma (costato 1,7 milioni di euro) assegnato a Bolzano e operativo dallo scorso 17 settembre e che vede il coinvolgimento dei soggetti istituzionali rappresentativi delle aree transalpine attraversate da quattro corridoi di transito: Brennero, Frejus, San Gottardo, Monte Bianco. Ovvero le grandi direttrici da cui passano i due terzi del traffico in transito lungo l’arco alpino, per un valore di circa 81,4 milioni di tonnellate di merci ogni anno. Tra le priorità operative del programma c’è l’adozione di una “Borsa dei Transiti alpini”, oltre alla promozione di iniziative utili al trasferimento delle unità di carico dalla strada alla rotaia. Tradotto, significa nuove limitazioni alla mobilità sulle Alpi, limitazioni che Paolo Uggè, presidente nazionale di Fai Conftrasporto, non esita a definire inaccettabili, almeno sino a quando non ci saranno valide e soprattutto concrete alternative. “Se qualcuno pensa che gli autotrasportatori, già messi in ginocchio da una crisi infinita, accetteranno passivamente l’introduzione di limitazioni alla mobilità lungo i cinque grandi corridoi di attraversamento dell’arco alpino, si sbagliano di grosso”, tuona Uggè. “Prima di pensare a introdurre qualsiasi limitazione e mettere un gigantesco ostacolo sulla via della ripresa economica, pensino piuttosto a realizzare delle modalità alternative, visto che il tanto decantato trasporto su rotaia in Italia invece di avanzare indietreggia.  Purtroppo i responsabili di alcune regioni italiane – speriamo solo per non aver approfondito la questione – stanno favorendo il raggiungimento dell’obiettivo che Paesi situati a nord dell’arco alpino da anni stanno perseguendo allo scopo di penalizzare l’economia italiana attraverso una falsa politica ambientale”. E il presidente nazionale di Conftrasporto, nel lanciare il grido d’allarme, annuncia anche iniziative di sensibilizzazione nei confronti del Governo perché intervenga a livello comunitario per bloccare un’iniziativa che finirà per riflettersi sull’intera economia italiana, e invita tutte le associazioni (che rappresentano non solo il trasporto ma anche i settori della filiera della produzione e dei servizi) a unirsi nella battaglia. “Perché”, sottolinea Paolo Uggè, “la richiesta di istituire una sorta di borsa noli aumenta i tempi dell’attraversamento, impedisce una gestione adeguata del just in time e finisce con il ridurre in modo significativo la competitività dell’intero sistema Paese. L’obiettivo”, conclude Paolo Uggè, “è quello di indurre il Governo a interessare la conferenza Stato-Regioni per porre la necessità di una politica coordinata e di investire il commissario ai Trasporti dell’Unione Europea affinché impedisca l’adozione di misure contrastanti con i principi del trattato europeo. Da questa vicenda emerge ancora una volta la necessità che il tema dei trasporti sia coordinato dalla Presidenza del Consiglio e non lasciato agli spontaneismi che, pur se con scopi condivisibili come la tutela dell’ambiente, finiscono con il danneggiare l’intero Paese”.

2 risposte a “Meno merci in transito sulle Alpi,
più crisi economica in Italia

  1. È paradossale che affidiamo il futuro dello sviluppo economico del nostro Paese alle aree geografiche di confine, fra l’altro super sovvenzionate dal resto d’Italia, che pensano solo a mettere in atto politiche di riduzioni indiscriminate del traffico merci.
    L’intero sistema economico italiano ne verrà penalizzato pesantemente e quindi il governo in primis si deve far carico del problema avocando a se ogni decisione pur con il doveroso contributo della provincia di Bolzano e di chiunque intende confrontarsi senza pregiudiziali.
    DB

  2. Risulta che la Svizzera abbia già attivato un percorso legislativo che porterà all’introduzione e attivazione entro il gennaio 2011 della “borsa dei transiti alpini” con lo scopo di ridurre drasticamente i passaggi dei veicoli industriali, favorendo lo spostamento alla ferrovia.
    Un percorso che sembrerebbe essere incontrastabile. L’Austria si starebbe allineando con questa politica. Mi domando se interessare la Conferenza Stato Regioni possa generare scenari che superino leggi ed iniziative già approvate in altri paesi, europei ed extra-europei.

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