Silvia Velo: “La legge sui costi minimi per i trasporti c’è, ora facciamola applicare”

“Per  permettere alle imprese di autotrasporto di operare in condizioni di sicurezza e legalità è indispensabile creare le condizioni affinché venga rispettata la legge sui costi minimi per la sicurezza, attraverso controlli che riguardino l’intera filiera del trasporto”. Ad affermarlo è stata la  vicepresidente Pd della Commissione trasporti della Camera, Silvia Velo,  sottolineando come la legge abbia rappresentato un importante passo in avanti nel cammino della sicurezza sulle strade, ma come ora sia ancora più importante far applicare quella legge. “Il rischio è che senza controlli capillari sul territorio la legge venga “scavalcata” e che sulle nostre strade continuino a viaggiare mezzi che rappresentano un pericolo per tutti”.

13 risposte a “Silvia Velo: “La legge sui costi minimi per i trasporti c’è, ora facciamola applicare”

  1. Ha ragione, spetta a noi trasportatori farlo. Tutti quelli che non li percepiscono devono richiederli e denunciare i colleghi che invece non li applicano e gli sottraggono il lavoro. Se non abbiamo nemmeno il coraggio di provarci poi almeno non lamentiamoci.

  2. Sono perfettamente d’accordo, il problema è proprio riuscire a ripulire le strade dai personaggi che lavorando sottocosto fanno male a tutti gli altri.
    Il dovere degli imprenditori è di pagare le tasse e il dovere dello Stato è tutelare gli imprenditori onesti levando di torno quelli che non meritano di essere chiamati imprenditori.

  3. Cronaca di un pausa di lavoro all’autogrill: un collega alla guida di un furgone da 3.5 ton mi racconta che, lavorando per un’agenzia che ha come committente un grande corriere nazionale, percepisce 0.38 centesimi al chilometro. Arriva da Poirino, scarica a Piacenza e torna a Poirino per 130 euro. Ma non è finita: ha da poco acquistato un nuovo mezzo, paga le rate del finanziamento ma il mezzo è intestato all’agenzia. Si paga anche il gasolio, l’autostrada e il resto, però è assunto come dipendente. Mi dice che per campare deve percorrere almeno 20mila chilometri al mese, che divisi per 25 giorni (non ho chiesto se la domenica riposa) fanno 800 chilometri al giorno che a una media di 70 chilometri all’ora, quando va bene, fanno 11,5 ore di guida a cui vanno aggiunti i tempi di carico e scarico e tutto quello che ben sappiamo. Non ho motivo di pensare che il tizio volesse raccontarmi favole, perciò le domande da porsi sono: a quando qualche bel blitz modello Cortina presso i grandi corrieri nazionali, le agenzie di intermediazione, le finte cooperative? Chi intende l’onorevole Velo quando dice “facciamola applicare? Quale risposta ha dato il Senato sulla vicenda SDA? Che devo fare io, denunciare il collega? Gli chiedo le generalità, la carta d’identità,la targa del mezzo e poi dove vado? Dalla Gdf, dai carabinieri, dalla Polstrada, dal mio avvocato? Suvvia Roberto, siamo sicuri che spetti a noi denunciare? Occhio che se becco qualcuno a infrangere il codice della strada lo denuncio!

  4. Quello che scrive Alessandra fotografa alla perfezione ciò che succede ogni giorno sulle strade italiane. Quello che sanno tutti. Tranne politici, prefetti, magistrati, polizia, carabinieri, guardia di finanza, Confindustria e committenza, sindacati. Ovvero tutti coloro che dovrebbero saperlo meglio di chiunque altro. A che gioco giochiamo?

  5. Pensavo di essere stato chiaro: se faccio un lavoro e qualcuno me lo porta via a delle tariffe inferiori ai costi minimi o violando le leggi non devo limitarmi a frignare ma lo devo denunciare. Non ho certo detto di andare in giro a fare il poliziotto, ma normalmente vedo che i trasportatori sono gran bravi a lamentarsi, ma poi non reagiscono nemmeno quando un collega gli porta via il cliente (magari facendo un trasporto eccezionale senza permessi quando lui faceva tutto in regola).

  6. Colgo l’occasione per commentare la lettera inviata dalle confederazioni industriali ai ministri dell’Interno, dei Trasporti e al Primo ministro in merito al prossimo fermo dell’autotrasporto. Leggo all’ultimo punto che gli uffici delle confederazioni “sono a disposizione per collaborare IN OGNI MODO nella prevenzione e nella gestione ottimale del prossimo episodio di fermo dell’autotrasporto” invocando altresì un intervento incisivo delle forze dell’ordine. Mi auguro che le nostre associazioni rispondano per le rime, non tanto sull’utilità del fermo bensì sulla proposta di collaborazione IN OGNI MODO. Tale collaborazione dovrebbe essere incentrata sulla possibilità concessa dalla legge di stipulare accordi di settore, sul dovere di vigilanza nell’affidamento del trasporto, sulla corresponsione dei costi minimi e tutto ciò che ben sanno di dover fare e che non fanno, protetti dall’inefficienza dei controlli,dalla debolezza dei trasportatori, dall’appoggio di vari politici e funzionari di stato nel rallentare o boicottare l’applicazione delle leggi e perchè no anche dalle spaccature delle nostre associazioni. Se loro scrivono, scriviamo anche noi!!!

  7. E questo, Roberto, lo chiami “non fare il poliziotto”? Che dobbiamo fare, metterci fuori dai cancelli del committente e chiedere i permessi al trasportatore che ci ha soffiato il lavoro? Mi spiace ma questa attività è tipica del poliziotti. Per denunciare poi ci vogliono basi concrete, giusto per non essere denunciati a nostra volta per diffamazione. Quindi, se un committente mi chiede un preventivo, io lo rilascio in accordo con i costi minimi ma non ottengo il trasporto, che faccio? Lo denuncio e poi le conseguenze sono tutte mie? Mi spiace ma c’è qualcosa che non quadra in questa impostazione. La mia proposta è di responsabilizzare maggiormente le nostre associazioni e anche gli associati attraverso la puntuale e documentata denuncia dei committenti che non rispettano la legge, da consegnarsi a quelle” figure che ne abbiano interesse” così come disposto dalla legge. Per essere più chiara, attraverso le associazioni dovremmo consegnare lo stesso elenco ai prefetti, alla dpl, all’Inps, all’Agenzia delle entrate ……. Poi vedremo se si attivano, visto che i controlli dovrebbero farli loro: noi siamo impegnati in altre faccende di nostra competenza!

  8. Come volevasi dimostrare, tutti capaci di frignare e dire che sono gli altri a dovere agire fare ecc ecc . Ma guai a rischiare in proprio anche quando hanno la certezza di avere ragione. Per questo conoscendo la categoria e la sua estrema debolezza io ritengo che l’unica soluzione percorribile è di richiedere al governo Monti una sola cosa (a costo zero): l’indicazione del costo minimo obbligatorio in fattura con le seguenti sanzioni: 1) costo minimo non presente importo fattura ed iva indetraibili; 2) importo pagato inferiore al costo minimo Iva indetraibile. Vedreste con questa elementare norma come smettono tutti di fare finta di niente riguardo ai costi minimi.

  9. Purtroppo cara Alessandra hai proprio ragione, non devo essere io a mettermi davanti ai cancelli delle aziende e chiedere licenze e quant’altro alla concorrenza, e tantomeno non credo che i nostri mali siano attribuibili solo all’inefficienza in tal senso degli organi di vigilanza tutti compresi.
    Credo invece che l’inefficienza che più ci caratterizza sia propio quella dei nostri rappresentanti di categoria che già da anni vengono informati dei nostri disagi ma allo stato attuale quasi nulla è cambiato. Dove sfocia tutto questo? Scioperi selvaggi, tariffe che scendono, e costi che inevitabilmente si impennano. Mi rammarica credere che forse tutti noi di questa categoria non siamo ancora pronti mentalmente per essere un grande gruppo, una forza coesa e non dico di farci le leggi ma di avere un peso una voce in capitolo in tale contesto. Nulla è cambiato dagli anni 50 a oggi. Siamo antichi

  10. Immagino che Roberto si riferisca a me e se questa è l’impressione che ho dato non posso che prenderne atto. Tuttavia le proposte di Roberto devono passare al vaglio dei controlli degli organi preposti, Agenzia delle entrate in primis. Provate solo a immaginarne la complessità partendo banalmente dalla dichiarazione Iva o redditi; occorrerebbe un quadro in cui indicare esclusivamente le fatture di trasporto e comunque qualcuno che verifichi la corretta compilazione delle fatture stesse. Io ho seri dubbi che sia una soluzione a costo zero e ribadisco quanto sopra detto. Il mio committente non riconosce i costi di sicurezza (noi lo sappiamo e le nostre associazioni anche) perciò va in black list direttamente al MIT e compagnia. O le black list vanno bene solo per noi?

  11. Non c’è nessuna complessità e nessun controllo aggiuntivo, basta solo che la committenza sappia che se non indica il costo minimo in fattura e se non paga gli stessi in caso di verifica fiscale (magari su indicazione delle associazioni che già conoscono i soggetti) si vede ripreso il costo della fattura e/o l’Iva datratta con esorbitante aumento del reddito e conseguenti sanzioni. E con la sete di soldi dell’Agenzia delle entrate chi se la sentirà di rischiare, per non pagare magari il 10 per cento in più al trasportatore, di vedersi ripreso come reddito il 100 per cento del costo? Si troverebbero di fronte lo Stato, non un povero trasportatore. Comunque se ci fossero altre soluzioni altrettanto semplici ed efficaci ben vengano.

  12. A me andrebbe benissimo la soluzione che proponi e a dire il vero sta girando anche tra alcune associazioni di categoria. Staremo a vedere se riusciranno a portarla avanti. Nel frattempo però nel nuovo decreto sanzioni sono state introdotte delle franchigie a favore dei committenti che hanno i loro santi, anzi avvocati, direttamnete in Parlamento o nelle commissioni. Noi invece no e questo non gioca certo a nostro favore.

  13. Potremmo barattare le attuali sanzioni (molto difficili e lunghe da applicare tra ricorsi controricorsi giudici ecc) con questa a mio parere più immediata sia come tempi sia come efficacia.

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