Liguria, a mali estremi estremi rimedi: fermo dei trasporti e una class action contro il ministero?

A mali estremi, dice un detto, vanno opposti estremi rimedi. Al “male estremo” che sta paralizzando da giorni le autostrade e le strade della Liguria saranno “opposti” il fermo dei trasporti  e una class action contro il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti?  Due possibili rimedi, decisamente stremi,  che  potrebbero far diventare improvvisamente incandescente il clima di questi giorni surriscaldato già da giorni dal disastro viabilità in Liguria, e con la “benzina gettata sul fuoco” rappresentata  dalla “risposta” data da una classe politica che giorno dopo giorno appare sempre più capace di forniresolo , come unica cura (prescritta del resto a go go da mesi) quella degli annunci:  con iniezioni (ma sarebbe più esatto dire supposte…) quotidiane di belle parole, belle promesse, senza fatti concreti che possano allontanare il Paese da un baratro che si avvicina sempre più come dicono chiaramente i numeri delle previsione sul Pi , il prodotto interno lordo, con scenari, per l’Italia, peggiori di qualsiasi altro Paese europeo. A evidenziare il rischio che il mondo dell’autotrasporto possa essere costretto, da tanta “incapacità ad affrontare in modo concreto e logico i problemi ” ad attuare due “manovre”  così pesanti, come un fermo e una class action, è Paolo Uggé, vicepresidente nazionale di Conftrasporto e Confcommercio,che punta senza messi termini l’indice accusatore contro una situazione, in Liguria,  non più sostenibile, che “dopo le parole e gli annunc non solo non è migliorata ma sembra addirittura peggiorata, con  un nuovo fine settimana da delirio con il caos che  prosegue sulle strade e autostrade  determinando danni incalcolabili sulla Regione ma soprattutto sulle attività economiche più in generale del Paese. Su tale situazione è intervenuta anche lConfcommercio che ha chiesto una rapida soluzione della vicenda che può essere superata solo con l’emanazione di una norma chiara da parte del ministero”, afferma Paolo Uggé, domandandosi se “sia davvero così difficile emanare una disposizione che sblocchi la situazione” e ribadendo, per chi non l’avesse ancora compreso, che “non solo la linea con la Francia è per le merci pesantemente rallentata, ma esiste anche l’impatto sull’attività portuale e l’intera stagione turistica. Una situazione che rischia di essere devastante. I media diffondono notizie sulle difficoltà esistenti e le conseguenze sono facilmente intuibili. Il turismo, la logistica e i trasporti sono bloccati”, prosegue il vicepresidente nazionale di Conftrasporto e Confcommercio, “se poi anche la linea ferroviaria sarà oggetto dei lavori annunciati, come programmato, e non saranno rinviati e spostati nel tempo, il disastro sarebbe completo. Non è accettabile una gestione non coordinata e improvvisata. Questo è puro autolesionismo oppure siamo di fronte a un’azione preordinata tesa a bloccare la Liguria”. Ed ecco il pericolo di dover essere costretti, per evitare il baratro, a manovre shock: “Le imprese di autotrasporto stanno, se nulla muterà rapidamente, pensando di bloccare i propri automezzi e questo si aggiungerebbe allo sciopero già proclamato a tutela dei lavoratori dalle federazioni sindacali. La sicurezza nelle operazioni di trasporto può essere messa a rischio e vi è addirittura qualcuno che sta pensando di ricorrere a una class action nei confronti del ministero, responsabile primo di quanto sta accadendo”. Conftrasporto, sollecita una risposta. E chiede che sia  immediata. Magari data da rappresentanti  del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al quale “Conftrasporto, come preannunciato nel comunicato di Confcommercio, è disponibile, insieme a Unatras, a confrontarsi per ricercare soluzioni utili a rimuovere le ragioni che stanno portando un economia alla paralisi. Questo richiede però un intervento concreto non più rinviabile del governo. L’intera economia del nord Italia che coinvolge almeno per il 50 per cento la Liguria deve tornare operativa. Il quadro che emerge è desolante. Non è possibile che si cambino le disposizioni, come sostiene l’Aspi, e si assegnino tempi impossibili da rispettare. Se non fosse così andrebbe dimostrato, non a parole. In ogni caso il governo ha il dovere di risolvere questa vicenda con un atto d’urgenza. Il quadro che ne esce non favorisce certo gli italiani che stanno già subendo le conseguenze della pandemia in modo più pesante, rispetto ad altri Paesi europei”.

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