Il committente non paga i costi minimi per il trasporto: ora dovrà versare 70mila euro

“Sulle vertenze in corso per il riconoscimento del diritto delle imprese di autotrasporto a farsi pagare almeno i costi sostenuti, l’atteggiamento dei giudici è tutt’altro che univoco: c’è chi aspetta la sentenza della Corte di giustizia europea, quasi  esistesse una specie di sospensione di fatto della legge italiana in attesa di tale giudizio e c’è chi, pur di non prendersi la responsabilità di decidere, dà spazio a tutte le più assurde e strampalate teorie degli avvocati assoldati da chi quei costi li dovrebbe pagare. Ma, fortunatamente, c’è anche chi si assume la responsabilità di decidere e lo fa nel pieno rispetto di una legge italiana tutt’ora vigente”.Con queste parole il vice presidente dell’Albo autotrasportatori e segretario generale della Fiap, di Silvio Faggi, ha commentato la decisione con la quale il tribunale di Lecce che ha emesso un decreto provvisoriamente esecutivo, per un importo di oltre 70mila euro,  in favore di un vettore al quale erano state applicate tariffe ben al di sotto dei costi minimi. Silvio Faggi ha anche voluto ringraziare pubblicamente l’avvocato Maria Giovanna Rizzi, collaboratrice di Fiap, ” per la determinazione con cui ha saputo condurre la vicenda nonostante il clima di disarmo unilaterale che si respira nel Paese in attesa che qualche burocrate da Bruxelles ci dica se siamo o meno ancora legittimati ad applicare leggi liberamente approvate dal Parlamento italiano o se, viceversa, anche questo pezzo di sovranità nazionale è stato ceduto”.

7 risposte a “Il committente non paga i costi minimi per il trasporto: ora dovrà versare 70mila euro

  1. Vorrei sapere se la rivalsa è stata fatta a un committente in qualità di vettore principale oppure il solito discorso del padroncino che fa la rivalsa al vettore principale.Grazie per cortese riscontro

  2. Semplice curiosità, la rivalsa dei costi minimi è stata direttamente intentata al committente del trasporto, o al vettore committente.
    Grazie per cortese riscontro.

  3. Noi trasportatori siamo proprio bravi, abbiamo la legge giusta e per primi la rispettiamo poco… Abbiamo paura? Di che non si sa. Forse di perdere il cliente? meglio perdere un cliente che non paga la sicurezza delle merci che fa trasportare e il giusto a chi le trasporta ligio al rispetto delle regole. NON CREDETE???? Bravi a chi ha avuto il coraggio di impegnarsi a far diventare il trasporto italiano migliore.

  4. Ottimo il risultato, si sta determinando una nuova fase di rispetto per coloro che vogliono pretenderlo. Nessuno te lo concede gratis. Grazie mille volte a chi ha avviato questa riforma (la liberalizzazione regolata e la responsabilità condivisa) e a chi l’ha rafforzata (costi della sicurezza). Ora attenti a non commettere errori. Non dobbiamo sentirci più forti e convinti di aver vinto le nostre battaglie. Se il 4 settembre la Corte di Giustizia europea mette in dubbio quanto oggi in vigore, noi perdiamo tutto e rischiamo una fase di conflittualità che non aiuta nessuno. Spero e chiedo a chi dei nostri dirigenti ha avuto la lungimiranza di portarci dove siamo arrivati di trovare soluzioni che non ci portino a perdere tutto. Si costruisca una soluzione accettabile perché solo così potremo crescere ancora.

  5. Vorrei rispondere a Pulcinoglo, non si tratta – come spesso capita – di una vertenza che il secondo vettore fa al primo vettore bensì di un vettore che si è rivolto al giudice per farsi pagare il dovuto da una grande azienda di distribuzione per conto della quale ha fatto tutta una serie di trasporti, quindi un committente vero.

  6. Grazie Silvio dalla tua precisazione deduco quindi, che non si tratta di una azienda produttrice o di una azienda che commercializza materiali, ma di una azienda logistica che funge da primo vettore.
    Sai qual è lo sport nazionale di noi trasportatori da un po di tempo? Specialmente tra i padroncini è quello di chiudere l’azienda rivolgersi al giudice per farsi riconoscere i costi minimi dall’azienda che hai lavorato per un buon periodo di tempo come subvettore e poi appena possibile riaprire una nuova partita iva e ritornare a trasportare, magari con un un altro trasportatore che anche lei è come il primo non potrà a sua volta intentare causa a suoi committenti diretti, a meno che decida anche lui di chiudere. Perché nel momento che si sparge la voce che pulcinoglo ha fatto vertenza a un suo committente può chiudere e lasciare a casa tutto il personale perché nessun committente gli darà più la propria merce da trasportare. Questo per dirti caro Silvio che le aziende di trasporto strutturate, cioè che si avvalgono dei padroncini, il più delle volte i costi minimi li subiscono senza riuscire ad applicarli ai propri clienti. E per favore non mi si venga a dire che non so condurre l’azienda e che è meglio che cambi mestiere, sono 5o anni che ci provo.
    Senza riuscirci e senza mai aver cambiato ragione sociale.

  7. Sig. Pucinoglo, trovo onestamente molto pretestuoso il suo ragionamento. Ci sono i costi minimi, e non sono di facile applicazione, su questo siamo tutti d’accordo specialmente con certa committenza. Tuttavia, non è corretto avere tariffe basse, e poi vendere ai padroncini i viaggi, neanche padroncini fidelizzati e storici collaboratori, ma (finalmente, mi vien da dire) furbetti di periferia, e poi lamentarsene. Sono tariffe basse ma per un imprenditore serio sostenibili e corrette ? Che vengano fatte con i camion di proprietà, allora. Quanti padroncini sono falliti, hanno perso soldi, sono sopravvissuti facendo cose che non andrebbero fatte ? Quante aziende hanno fatto i prezzi di trasporto pensando a quanto possono rivenderlo anziché a quanto costa muovere un camion ?

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