Uggè: “Trieste e Napoli, due esempi di come l’Italia fa naufragare i suoi porti”

“Il sistema dei porti, che sono le porte di un Paese, attende da 20 anni esatti, ovvero dall’emanazione della legge numero 84, la propria riforma. Non possiamo che preoccuparci. Il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Maurizio Lupi, ha presentato le linee di intervento sulla riforma portuale. Bene, un sistema economico  non può restare immutato, quando tutto è in continua trasformazione. Ma non basta: una legge per la funzionalità dei porti, anche se ottima, da sola non è sufficiente: occorre invece capacità politica di scegliere come sistema, definire i tempi e poi realizzare”. Ad affermarlo, intervenendo al convegno “Trasportare la ripresa” organizzato da Confcommercio nella sede di piazza Giuseppe Gioachino Belli a Roma, è stato Paolo Uggè, vicepresidente dell’associazione che ha ribadito a gran voce, una volta di più, come “la politica debba avere il coraggio di compiere scelte smettendo di parlare  di riforme per poi non  realizzarle, perché in questo caso non ci si può lamentare della disaffezione nei confronti della politica, colpevole di interessarsi solo a parole dei bisogni reali della società e dell’economia”. Secondo il vicepresidente di Confcommercio (ma anche presidente nazionale di Fai Conftrasporto) è necessario agire immediatamente partendo da una conoscenza di cosa occorre: “Migliorare l’accesso ai porti;  rendere più rapidi e fluidi i servizi; migliorare la connessione e la velocizzazione delle reti che esistono. Interveniamo allora, ha concluso Paolo Uggè, “evitando di ripetere errori come quello di  Trieste, dove si sono fatte naufragare iniziative di privati e nuove ipotesi rischiano di seguire la stessa strada; o a Napoli, dove, se non si realizza il “grande progetto 2015″, si rischiano di perdere 240 milioni di fondi europei, più di un miliardo di investimenti privati, con la perdita di circa 20 mila posti di lavoro. Così  il Paese non va da nessuna parte”.

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