Codice della strada, un’odissea
che dura da più di tre anni

Facendo un paragone con la strada si può dire che il disegno di legge ha trovato traffico. Molto traffico, praticamente è rimasto imbottigliato. Tre anni: è questo il tempo che è trascorso dalla presentazione dell’allora disegno di legge Bianchi (il ministro dei Trasporti del governo Prodi) riguardante trasporto di merci, circolazione stradale, sicurezza e patente. Argomenti che sono ancora lì, a ballare tra Camera e Senato. Una storia che prova a riassumere la Fondazione Luigi Guccione, ente morale vittime della strada.
Dopo la presentazione alla Camera del 29 marzo 2007, il disegno di legge viene affidato alla IX Commissione Trasporti della Camera. “Relatore è nominato l’onorevole Amedeo Pompeo Meta il 17 aprile 2007”, spiega la Fondazione Guccione in una nota. “Il Governo chiede al parlamento di dare una risposta forte in tempi rapidi. Al Senato l’atto viene trasmesso il 29 giugno 2007 e annunciato nella seduta del 3 luglio. Relatore di maggioranza è nominato il senatore Marco Filippi. Il ministro Bianchi chiede di far presto magari prima dell’esodo di agosto. Passa l’estate e, poi, arriva la sfiducia al Governo Prodi a bloccare tutto, il 24 gennaio 2008. Il Capo dello Stato il 6 febbraio 2008 scioglie il Parlamento e indice nuove elezioni”.
Ora, dopo 3 anni e più di 1.100 giorni, il disegno di legge torna alla Camera. “Il provvedimento approvato al Senato è molto diverso da quello proposto nel 2007 e da come è arrivato dalla Camera oltre 9 mesi fa”, spiega la Fondazione Luigi Guccione. “Sono moltissime altre le norme introdotte. Ma è una sorta di “guazzabuglio” e al legislatore sembra sfuggire una “visione” della sicurezza stradale. Una separazione netta tra le norme che attengono ai comportamenti e quelle che riguardano i veicoli, le infrastrutture e la “governance” che non possano stare insieme in un difficile e ingestibile Codice della strada fatto da 240 articoli oltre ai 408 del Regolamento di esecuzione e di attuazione. Un continuo aumento di articoli e sub articoli (bis, ter, quater, ecc.) a ogni modifica che ne rendono difficile la lettura e l’interpretazione anche per gli stessi addetti ai lavori e dunque provocano una difficile applicazione delle norme stesse. Per questo dovrebbe essere data la Delega al Governo (la chieda il ministro Matteoli) per affrontare il lavoro di semplificazione/riorganizzazione come richiese anche il precedente Governo”.
La Fondazione Guccione pone l’attenzione anche su un altro tema. “Il provvedimento, oggi, non ha alcun finanziamento. Le politiche di sicurezza stradale negli ultimi anni (leggi finanziarie) non sono state alimentate e quando lo si è fatto i fondi sono stati raschiati al momento di trovare capitoli di bilancio da diminuire per tagli alla finanza pubblica. La sicurezza stradale è uno dei capitoli a cui si attinge sempre, per tagliare, anche se poco finanziata. L’opposizione aveva proposto un fondo di 250 milioni di euro. Il Governo ha risposto picche. Ma senza soldi non si “cantano” messe come sanno bene i parroci.
E sono anni che le norme del Codice della strada vengono disattese per mancanza di fondi che permettano
una loro attuazione. Infatti le norme, seppur buone, sono carta straccia se non rese attuate”.
Tempi biblici, norme complesse e finanziamenti da trovare. Ma, per la Fondazione Luigi Guccione, non tutto è da buttare. “Un plauso, comunque, va fatto al sottosegretario dell’Interno, Alfredo Mantovano, per il buon lavoro di coordinamento sulle proposte avanzate dalle organizzazioni delle vittime e dei pedoni per migliorare l’articolo 191 del Codice che riguarda la sicurezza dei pedoni”, spiega sempre la Fondazione. “Norma da “interpretare” nella fattispecie che porrà, però, notevoli problemi alle forze dell’ordine che dovranno capire e sanzionare quando un veicolo deve “dare la precedenza, rallentando e all’occorrenza fermandosi, ai pedoni che si accingono ad attraversare la medesima parte della carreggiata”. Una norma non “imperativa” ma appunto interpretativa. Lo avevamo già detto al sottosegretario Mantovano che non dovevamo essere “prudenti” noi ma le auto e le moto”.
Diverso il discorso relativo alla guida in stato d’ebbrezza: “Per le norme sull’alcol”, spiega sempre la Fondazione Luigi Guccione, è stato dato “un colpo al cerchio e uno alla botte. Un Parlamento che sente il peso delle lobby ma anche le “sirene” del Governo: i continui richiami dell’ex ministro dell’Agricoltura Zaia sull’ininfluenza di due bicchieri di vino sullo stato psico-fisico di chi guida veicoli. Attendiamo il testo definitivo della Camera dei Deputati per valutare a pieno la portata del provvedimento ma ricordiamo a tutti che in questi tre anni trascorsi, comunque, le cose non si sono fermate. Che sulle strade si è continuato a morire ed è come se il parlamento non vivesse la stessa vita quotidiana che vivono le persone. Secondo i dati dell’Istat nel solo biennio 2007/2008 (i dati 2009 non sono ancora noti) sono morte sulle strade italiane 9.862 persone. E dunque la “tempestività” dell’azione legislativa e di governo hanno una diretta correlazione con l’aumento/diminuzione della mortalità stradale. A oltre due anni”, ricorda la Fondazione Luigi Guccione, “dall’insediamento del Parlamento e del Governo ancora attendiamo le nuove norme del Codice della strada. Mentre nel primo trimestre di questo 2010 i morti sono in aumento (circa il 10 per cento in più rispetto al 2009) in particolare nelle aree urbane e anche sulle autostrade. Un motivo in più per non perdere altro tempo prezioso”.

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