Morti di serie A e di B. Come i camionisti, non considerati vittime del lavoro

È passato da pochi giorni il primo maggio, festa dei lavoratori. La domanda è se il vocabolo lavoratori comprenda davvero tutti coloro che svolgono un’attività o se esistano lavoratori più lavoratori di altri. Perché questo interrogativo? Perché ogniqualvolta succede una disgrazia, sui giornali vengono riportate dichiarazioni che ribadiscono la sacralità del lavoro e della sua sicurezza, ma mai la definizione di “vittime del lavoro” ha riguardato i conducenti dei mezzi pesanti. Le morti di autisti di Tir vengono classificate come semplici incidenti stradali. Eppure sono lavoratori, dipendenti o autonomi, che perdono la vita nell’esercizio di un’attività lavorativa, sul loro “posto di lavoro” che è la strada. Continua a leggere