Piemonte, 46mila posti di lavoro “travolti e uccisi” dalla crisi dell’auto in 12 anni

Quarantaseimila posti di lavoro persi in Piemonte nel settore auto negli ultimi dodici anni, novemila nella sola Torino. La decrescita felice (per qualche illuminato esponente politico, infelicissima per decine di migliaia di famiglie) corre a tutta velocità al volante con una produzione di vetture che è scesa dalle 218mila unità del 2006 a 21mila di oggi. Facendo del Piemonte la regione più cassaintegrata d’Italia con 32 milioni di ore autorizzate, il 14 per cento in più del 2018, 16mila lavoratori coinvolti in media ogni mese. Numeri impressionanti per un territorio una volta “capitale” dell’auto, portati sotto i riflettori dai rappresentati di Fim, Fiom e Uilm che hanno organizzato, insieme, una 48 ore contro la crisi’, due giorni di confronto giovedì e venerdì in piazza Castello a Torino, per discutere di proroghe dgli ammortizzatori sociali (il 31 marzo scade la Cig per 600 lavoratori Lear, a giugno per i 400 dipendenti Embraco), ma anche di “ sviluppo della filiera automotive con incentivi fiscali e assunzioni, dell’arrivo dei fondi dell’area crisi complessa, di produzioni complementari come la giga factory di batterie e di infrastrutture come le paline di ricarica, di formazione e riqualificazione con il sostegno del Politecnico, dell’insediamento di nuove realtà produttive”, Perché, ha aggiunto Davide Provenzano, numero uno della Fim torinese, “vogliamo uscire dallo stereotipo del sindacati che si lamenta ma fare delle proposte”.

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