Far rifornimento di notte fa risparmiare? In teoria sì, ma è più facile fare 5 al superenalotto

Se c’è qualcosa che gli automobilisti italiani da sempre non digeriscono è il prezzo dei carburanti, e, considerato quanto pesano le tasse al litro, non hanno tutti i torti. Ma un conto è la “cattiva digestione” e un altro è trovare un rimedio,  un “antiacido” efficace che faccia passare il mal di stomaco causato dallo scontrino per il pieno. I consigli di certo non mancano considerato il proliferare di esperti in consigli sul come risparmiare carburante. Ciclicamente leggiamo, per esempio,  che un uso parsimonioso dell’acceleratore e del freno consentono un risparmio di carburante, cosa che ti insegnano anche nelle autoscuole, come pure moderare la temperatura del condizionatore, o ancora che lo stesso risultato si ottiene mantenendo efficiente il veicolo con un corollario di tanti  altri piccoli accorgimenti che aiutano il risparmio. Ma oltre ai consigli pratici e di buon senso se ne trovano di bizzarri e degni delle migliori fake news: tra i tanti il più ricorrente è il consiglio di andare a rifornirsi di notte perché la benzina introdotta nel serbatoio è più fredda per cui per la legge della fisica si ottengono più litri di quanto segna il display della pompa. Continua a leggere

E se i passeggeri filmassero i “pirati” con il telefonino e lo Stato usasse i video come prove?

Un  autista viene sorpreso a guardare un film  mentre mentre è  alla guida di un autobus di linea da un passeggero che riprendendo la scena e postando il video su Twitter  denuncia l’accaduto, consentendo all’Atac di risalire al “colpevole” sospendendolo dal servizio e lasciandolo senza stipendio.  Un episodio, accaduto su un autobus della  linea 32 che attraversa Roma nord, partendo da Saxa Rubra fino ad arrivare in Piazza Risorgimento (clicca qui per leggere l’intera notizia), che  subito fa scattare una riflessione su un possibile impiego, intelligente e utile, delle tecnologie, del telefonino: perché non aprire in rete uno spazio, gestito dalle forze dell’ordine,  dove testimoni diretti (e muniti di cellulare) di episodi simili possano “depositare la propria denuncia”,  sotto forma di video, con “elementi – la targa – che possano consentire  di dare una lezione a persone che si rendono protagoniste di azioni che mettono in pericolo la sicurezza? Continua a leggere

Camionisti italiani, razza in estinzione. Perché invece d’importarli non li aiutiamo a riprodursi?

Autisti di camion italiani: trovarli è diventato praticamente impossibile, con i giovani del nostro Paese disposti perfino a restare disoccupati (magari mantenuti da un reddito di cittadinanza generosamente elargito da chi usa il denaro pubblico, e dunque non “suo” per assicurarsi elettori?) pur di non mettersi al volante per svolgere  un lavoro sicuramente pesante (soprattutto quando costringe a stare lontano da casa per più giorni) ma sicuramente mille volte più dignitoso che farsi mantenere dallo Stato (e dunque dagli altri italiani che lavorano). Cosa fare .Fino a poco fa la risposta è stata, per molti, fin troppo semplice: “Poco male, assumiamo autisti stranieri, magari rumeni che abbondano…”.  Continua a leggere

Non c’è sviluppo senza mobilità: tutta Italia sembra averlo compreso, tranne i politici

Non c’è sviluppo senza mobilità; non c’è impresa senza accessibilità”. Lo ha affermato, “chiudendo” un’intervista al quotidiano Il Secolo XIX di Genova, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli.  Chiaro il concetto, meno evidente la comprensione da parte dei decisori pubblici. Quello a cui assistiamo in questi giorni è davvero preoccupante. Abbiamo una Regione di fatto paralizzata da una decisione quantomeno discutibile, generata da una circolare emanata da un “commissario” che senza avere un ruolo in tema di mobilità ha deciso di imporre dei tempi ristretti per realizzare dei lavori su tratti di autostrada, esattamente nelle gallerie, che stanno provocando caos e blocchi. L’autotrasporto ancora una volta paga le conseguenze. Continua a leggere

Chi ha portato l’Italia sulla cattiva strada non pagherà mai per i danni causati?

Non rappresenta certo una novità scoprire, in questo Paese, che alcune intuizioni avute in passato, e che al tempo in cui erano state presentate erano state contestate e considerate inutili, erano invece giuste, valide, intelligenti. E la stessa cosa accade per norme che, all’atto dell’approvazione, erano state descritte come decisive per il futuro del Paese e che invece hanno solo causato danni. Viaggiare a ritroso nella “storia politica” degli ultimi decenni fa riscoprire molti esempi. Continua a leggere

Pagamenti per l’autotrasporto: aver sbagliato strada una volta dovrebbe impedire di rifarlo

Non cerco (o provo a evitare) la polemica. Arriva tuttavia un punto di saturazione al quale bisogna dare il giusto sfogo. Questo avviene soprattutto quando vi è qualche realtà che spaccia per verità cercando, senza volerlo magari, di sostenere teorie che non trovano riscontro nella storia della rappresentanza del mondo dell’autotrasporto. Mi riferisco a chi prova a far passare come risolutiva dei mali che affliggono le imprese un’idea, sulla quale tutti non possiamo che convenire, relativa ai tempi di pagamento da parte della committenza. Così come non basta mettersi davanti a uno specchio per sostenere di essere bello, Continua a leggere

Anche la matematica boccia Conte: il lockdown non frena i contagi e accelera la povertà

A sta a B come C sta a D: le proporzioni matematiche imparate sui banchi di scuola possono rappresentare una strada utilissima per capire il “viaggio” compiuto dal Coronavirus nella sua campagna di contagio di mezzo mondo, ma anche la (presunta) validità delle chiusure a doppia mandata adottate da certi Paesi, primo fra tutti l’Italia, e non invece da altri, e per “pesare” il carico di danni economici causati dal lockdown, il confinamento a casa senza possibilità di far ripartire le imprese, di riaprire negozi, bar e parrucchieri. Aperture invece concesse da altri che ora si ritrovano ai blocchi della ripartenza con qualche chilometro di vantaggio sull’Italia. Un esempio lampante arriva dalla Svezia che ha affrontato l’’emergenza Covid-19 seguendo strade diversissime da quelle imboccate dal Governo italiano, contenendo i contagi ma anche, allo stesso tempo, la diffusione di una crisi economica gravissima dovuta alla chiusura di milioni di attività. Continua a leggere

Meno divieti e più indicazioni fornite da chi davvero sa le cose: solo così l’Italia ripartirà

“Al governo ci sono, in gran parte, degli incapaci”. “Mandiamoli a casa tutti”. Affermazioni che oggi più che mai “viaggiano” attraverso il Paese, da nord a sud. “Scaricare” l’attuale governo sarebbe possibile, ma rappresenterebbe la strada meno idonea per affrontare il mare di gravissimi problemi, sanitari ed economici, nel quale è immersa l’Italia. Affermare oggi che si doveva reagire in modo diverso, che andavano bloccati i viaggiatori che provenivano dalla Cina e non gli aerei, come qualche illuminato ha suggerito, è probabilmente vero ma inutile. Altrettanto come parlare del pasticcio sulle mascherine e sulle zone rosse. Errori commessi, e che non dovremo dimenticare, ma dopo: ora serve definire una strategia che consenta il più possibile alla gente e alle imprese di uscire da questo incubo. Continua a leggere

Alla guida di un Paese vanno messe solamente persone che possiedono conoscenza e capacità

In queste settimane sembra che le notizie riguardino quasi esclusivamente tre temi: le iniziative-diatribe all’interno del Governo; le indicazioni dei virologi e scienziati; i suggerimenti di eminenti uomini della finanza ed esperti di economia per fronteggiare la sempre più evidente difficoltà delle imprese e dei lavoratori-cittadini. Notizie che hanno avuto spesso per protagoniste dichiarazioni contrastanti tra esponenti del governo e rappresentanti della Protezione Civile o, fatto ancora più preoccupante, proposte molto diverse tra loro di uomini politici facenti parte della maggioranza che tiene in piedi l’Esecutivo. Continua a leggere

Viaggiare a ritroso nell’emergenza Coronavirus fa scoprire un pesantissimo “carico” di colpe

L’epidemia di polmonite ha mietuto e continua a mietere vittime. Colpa solo di un minuscolo, invisibile nemico, il Coronavirus, o anche di chi, il Governo, questa emergenza non ha saputo gestirla come avrebbe dovuto? Un Governo che era ben informato su questa vicenda: basterebbe leggere la Gazzetta ufficiale del giorno 1 febbraio a pagina 7 per rendersene conto. È stato in quel Consiglio dei ministri, infatti, che è stato dichiarato lo stato di emergenza per il Coronavirus. Quindi lo si sapeva, ma non si è voluto essere chiari e si è preferito trattare gli italiani come dei bambini ai quali le “cose brutte” si nascondono. Perché non sono state attuate misure serie preventive adeguate? Continua a leggere

I divieti di circolazione non possono fermare il trasporto di generi di prima necessità

“Un giorno la paura bussò a una porta. Il coraggio si alzò e andò ad aprire. Non c’era nessuno”. Ricordare, in questo periodo che sembra dominato dalla paura, il pensiero di un grande leader americano come Martin Luther King, protagonista di una straordinaria battaglia in favore del popolo di razza nera, non ha certo l’obiettivo di sminuire i rischi che oggi, con la situazione sanitaria esistente, tutti noi corriamo, ma piuttosto di far riflettere sulle iniziative e sui comportamenti utili da tenere da parte di tutti. Partendo proprio dal saper affrontare la paura. Non c’è dubbio che a dare l’esempio debbano essere le forze di governo dalle quali i cittadini devono pretendere comportamenti frutto di certezze e competenze. Esattamente il contrario di quanto avvenuto lasciando uscire in anticipo alcune notizie, contribuendo così a diffondere il “contagio della psicosi” con la “fuga notturna” di moltissime persone che hanno preso d’assalto le stazioni. Continua a leggere

Coronavirus, serve subito un antidoto economico o a morire saranno migliaia di imprese

Non c’è alcun dubbio: l’epidemia da Coronavirus non poteva scegliere momento peggiore per propagarsi, colpendo un Paese le cui “difese immunitarie”, a livello economico, erano già compromesse, che nonostante le assicurazioni fornite dagli uomini di governo non si può certo affermare si trovi in una condizione esaltante. Molti dubbi ci sono invece su quanto potrà accadere ora, su quali “antidoti economico finanziari ” potrà contare l’Italia per guarire. L’Unione europea accetterà un disavanzo del 2,3- 2,4 per cento? E potremo rispettare la crescita preventivata dello 0,6 per cento o saremo più prossimi allo 0,1- 0,2? E, ancora: confermeremo (e se si con quali risorse?) l’incremento degli 80 euro sui salari bassi? Riusciremo a mantenere la norma relativa alla quota 100? Saremo costretti a rimodulare il reddito di cittadinanza? Gli interventi infrastrutturali annunciati se non saranno sostenuti dalla “cassa” non potranno essere mantenuti. Continua a leggere

Delocalizzazione, e-commerce: il Coronavirus ci fa scoprire che avevamo preso strade sbagliate?

A volte accadono fatti imprevisti, perfino inspiegabili, che portano a vedere le cose sotto un diverso punto di vista, mai preso in considerazione prima. Fatti inattesi che fanno mettere sotto un microscopio cose che fino a ieri, viste a occhio nudo, senza preoccuparsi troppo di “ingrandirle”, apparivano assolutamente normalissime, giuste, perfette. L’epidemia di Coronavirus è una di queste. Continua a leggere

Far rientrare le aziende fuggite dall’Italia? Sì, ma pensiamo anche a far uscire le nostre merci…

L’intenzione del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli di voler favorire il “reshoring” per riportare in Italia la produzione di imprese che in questi anni hanno delocalizzato la propria attività all’estero è probabilmente positiva. Ma potrà funzionare? Quella possibile manovra, riassunta in un solo sostantivo inglese che indica un possibile controesodo dell’economia italiana e che il Governo pensa di far partire attraverso l’introduzione di agevolazioni, di riduzioni dei costi sopportati dalle imprese nazionali che perdono competitività proprio in ragione di un costo del lavoro insostenibile sui mercati internazionali, di un pesantissimo carico fiscale, di una macchina burocratica che ogni giorno “divora” milioni di euro, potrà davvero riportare nel Belpaese una fetta di “Made in Italy” fuggita perché spaventata da come viene guidato il Paese e, con essa, investimenti e posti di lavoro? Continua a leggere

Servizi di trasporto: c’è chi va per la propria strada e chi si unisce al servizio di tutti

Era stato indicato chiaramente fin dalla sua costituzione: la nuova rappresentanza del mondo dei servizi di trasporto all’interno di Confcommercio partiva da un’idea ben precisa, quella di dare forza al settore del trasporto e della logistica, come risposta agli interessi del Paese, attraverso un cammino associativo frutto di condivisione di progetti, diversi fra loro e con differenti interlocutori, ma uniti da un obiettivo comune da raggiungere: aiutare il Paese a crescere facendo sistema. Un esempio da “costruire”, un traguardo raggiungibile solo unendo le forze di persone capaci di guardare non solo al “proprio orticello”. Un’impostazione, quella individuata fin dalla partenza, che sta incontrando l’interesse delle imprese di diversi settori. Come testimonia un nuovo importante passo in avanti compiuto con la decisione di Federagenti Continua a leggere