Il sottosegretario leghista ai trasporti Siri sotto inchiesta. Si indaga su una presunta tangente

Lui, Armando Siri, si dice tranquillo, afferma di “non aver ricevuto nulla e di non avere la più pallida idea di cosa si tratti”. Il suo partito, la Lega gli ha espresso “piena fiducia augurandosi che le indagini siano veloci per non lasciare alcuna ombra”. Per gli investigatori invece, ci sarebbe uno “stretto collegamento” tra l’attuale sottosegretario leghista alle infrastrutture e Paolo Arata, docente universitario genovese che si occupava di energia eolica, ex deputato di Forza Italia divenuto responsabile del programma della Lega sull’Ambiente, sospettato di aver consegnato una tangente da 30mila euro in cambio di una norma da inserire nel Def e che avrebbe consentito di ampliare i finanziamenti per il settore del mini eolico. Il tutto retrodatando la concessione al momento della costituzione di alcune società dell’imprenditore Vito Nicastri, il re dell’eolico, che si trova agli arresti domiciliari. Per scoprire da che parte sta la verità in questa nuova vicenda politico giudiziaria bisognerà attendere gli sviluppi dell’inchiesta, mentre per capire gli effetti della notizia basta entrare in rete: deflagranti. Un’autentica bomba, esplosa alla vigilia delle elezioni europee. A farla esplodere, una raffica di notizie d’agenzia, battute man mano che emergevano nuovi aggiornamenti sull’inchiesta per corruzione, gestita dalla procura della repubblica di Roma insieme con i vertici della dalla Direzione investigativa antimafia di Palermo e nella quale sarebbero coinvolte nove persone, e via via che venivano rilasciate quelle dei presunti protagonisti della vicenda giudiziaria. Primo fra tutti proprio Armando Siri, una carriera di giornalista inviata a fine anni 90 poi interrotta per entrare in politica, da giovane socialista craxiano (amico e collaboratore di Bettino Craxi) fino a diventare responsabile economico della Lega, famoso come il teorico della flat tax con aliquota unica al 15 per cento. Dichiarazioni in cui Armando Siri, genovese di 47 anni, iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di corruzione, ha affermato a chiare lettere di “non c’entrare niente con vicende che possano avere risvolti penali”, di essersi “sempre comportato nel rispetto delle leggi”, e soprattutto di essere tranquillo”. “Non ho ricevuto nulla, non so nulla, non so di che si tratti”, ha ripetuto il sottosegretario ai Trasporti. “Non mi sono occupato mai di queste cose”. Una tranquillità forse data dal fatto che la presunta norma da inserire nel Def 2018 e che secondo le accuse avrebbe favorito l’erogazione di contributi per le imprese che operano nelle energie rinnovabili non è mai stata mai approvata? Il capo del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio ha chiesto ad Armando Siri, responsabile economico e della formazione del Movimento “Noi con Salvini, di dimettersi, dichiarandosi pronto “a riaccoglierlo nel governo quando la sua posizione sarà chiarita”.

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