Viadotto crollato a Genova, la Lombardia rischia di pagare pesanti conseguenze economiche

“Il disastro di Genova avrà forti ripercussioni sulla Lombardia? È il timore di Claudio Fraconti, presidente di Fai Milano-Lodi- Monza Brianza, che ai microfoni di Rai3 (cliccate qui per vedere il video) ha esibito numeri che appare oggettivamente impossibile mantenere dopo il crollo del ponte Morandi. “Il Porto di Genova ha movimentato lo scorso anno circa 2,6 milioni di Teu, ovvero la misura standard di volume nel trasporto dei container che corrisponde circa a 40 metri cubi, di cui si stima che il 60 per cento abbiano origine o destinazione in Lombardia”, ha affermato Claudio Fraconti, spiegando che il timore principale riguarda la possibilità che questo flusso possa rallentare notevolmente in seguito alla decisione di alcune compagnie di scegliere altri scali”. Pericolo più concreto”, secondo Claudio Fraconti , per un porto “già da alcuni mesi oggetto di forti tensioni a causa delle soste a cui sono costretti i conducenti e la totale assenza di servizi alle persone, oltre a una viabilità già compromessa da anni”, e ora messa definitivamente in ginocchio dal crollo.”Un danno ancora incalcolabile per Genova, destinato a riflettersi per forza anche in Lombardia, territorio al quale lo scalo ligure è strettamente legato. A oggi non si conoscono ancora quali possano essere i percorsi veramente alternativi, certo è che il pericolo che alcune compagnie scelgano altri scali è concreto”. Il presidente di Fai Milano-Lodi- Monza Brianza, oltre che vicepresidente nazionale della federazione, non ha mancato di denunciare un aspetto che, in questa nuovo tragico episodio emerge ancora una volta nella sua drammaticità: “ a distanza di due anni dal crollo del ponte di Annone, si torna a parlare di piano di monitoraggio dei viadotti, così come se fosse un ritornello del giorno dopo. Intanto le aziende che effettuano trasporti eccezionali e i loro committenti che ormai vedono le commesse deviate all’estero, per l’impossibilità di raggiungere i porti di imbarco, sono ancora in attesa di sapere dove possono passare in sicurezza. L’augurio è che le forze politiche tutte si interroghino se è ancora il caso di dare credito a fantomatici comitati del “no a tutto” o peggio alle sedicenti associazioni di consumatori, in materia di infrastrutture, piuttosto che agli operatori del settore della Logistica, se non vogliamo uccidere definitivamente anche questa attività”. E soprattutto se non si vuol continuare a uccidere degli innocenti, come coloro che stavano percorrendo il viadotto crollato. Fra cui, conclude Claudio Fraconti, “c’erano anche i conducenti di veicoli industriali che in questo caso, come in altri disastri stradali, devono essere riconosciuti come vittime del lavoro”.

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