La manovrina rimetterà sulla strada giusta l’autotrasporto? Per Anita e Confindustria sì

La “Manovrina” ha introdotto “misure che, pur essendo a costo zero per lo Stato, rappresentano un incentivo concreto allo sviluppo dell’intermodalità e favoriscono l’operatività quotidiana delle imprese”. Lo ha detto il presidente di Anita, Thomas Baumgartner, che “esprime soddisfazione” per la conversione in legge della cosiddetta manovrina che contiene, si legge in una nota di Anita, “significative novità anche nel settore dell’autotrasporto, tra cui misure per contrastare la concorrenza sleale e favorire la lotta all’abusivismo, lo snellimento di alcuni oneri amministrativi, i fondi a favore dell’intermodalità e ulteriori stanziamenti per le riduzioni compensate dei pedaggi autostradali e interventi a sostegno della sicurezza stradale”. 
“Il raggiungimento di tali risultati è frutto anche del grande lavoro di collaborazione tra Confindustria e Anita, che si sono impegnate su queste tematiche per incentivare l’efficienza e la competitività delle imprese italiane e di tutto il sistema Paese”. Baumgartner ricorda che “la possibilità di tenere a bordo mezzo copia del libretto di circolazione per rimorchi e semirimorchi riduce i costi e gli oneri burocratici per il rilascio dei duplicati e agevola così l’utilizzo di tali veicoli su treno e nave”. Inoltre, “la maggiore altezza di 4,30 metri concessa ai semirimorchi utilizzati nell’intermodale”, spiega sempre Baumgartner, “equipara finalmente l’altezza di tutte le UTI”.
“Lo shift intermodale”, ha detto Guido Ottolenghi, presidente del Comitato Tecnico di Confindustria su Logistica, Trasporti, Economia del mare, “rappresenta una soluzione ‘strategica’ dell’attuale sistema trasportistico italiano, nell’ottica di un trasporto merci più efficiente ed economicamente più sostenibile, volto al potenziamento della catena logistica e alla riduzione di ingenti costi diretti e indiretti (incidentalità, congestione, inquinamento acustico ed atmosferico) per operatori, utenti finali e per la collettività. Dobbiamo, pertanto, dare atto al Governo e al Parlamento”, conclude Ottolenghi, “di aver saputo ben interpretare questa visione dell’intermodalità come ‘volano’ per la crescita del Paese”.

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