Camionisti, contadini e commercianti: a Bergamo la strada per superare la crisi si percorre insieme

Camionisti, commercianti e contadini possono viaggiare uniti. Non solo: uniti possono ottenere risultati migliori. Gli esempi non mancano, ma nell’edizione di domenica de Il Sole 24 Ore, il professor Aldo Bonomi ne ha portato alla luce uno in particolare: quello di Imprese&Territori, “che dal 2007 aggrega sotto il proprio ombrello quasi 80.000 imprese” della Bergamasca. “Qui”, scrive Bonomi, “da ormai un decennio il mondo delle rappresentanze dell’impresa molecolare ha fatto condensa reggendo l’urto e i travagli della crisi. Dieci associazioni, dal commercio e terziario all’artigianato fino agli autotrasportatori, dai coltivatori diretti alle cooperative sociali si è costituita in rete”. Tra questi attori protagonisti c’è Fai Conftrasporto.


“L’aspetto interessante è che questa rete, in tempi di ridisegno e ridimensionamento dei corpi intermedi dalle Camere di Commercio alle province, ha fatto da elemento di tenuta e resilienza dei meccanismi della governance territoriale, innestando un elemento di rappresentanza generale sul tradizionale modello della rappresentanza corporativa. Bergamo in questo decennio è stato laboratorio territoriale anche per lo sviluppo di un tessuto di nuove autonomie funzionali, dagli incubatori come il già citato Point della CCIAA ai centri di ricerca fino all’aeroporto di Orio al Serio, che hanno ridefinito lo spazio di posizione del territorio come polarità autonoma per quanto non rinserrata, rispetto alla forza attrattiva del magnete milanese. Suggerita da una indagine OCSE presentata nel gennaio 2015 è in fase di partenza una cabina di regia territoriale con il compito di proporre policy congiunte su attrattività, internazionalizzazione, capitale umano, innovazione. Rimane da chiedersi se il laboratorio Bergamo può essere un embrione di condensa che si fa sistema unitario delle rappresentanze in una fase in cui la crisi della capacità regolativa delle risorse pubbliche e i processi di disintermediazione generalizzata mettono in discussione l’utilità stessa del fare rappresentanza. È presto per dirlo perché la transizione sarà ancora di lunga durata. Quel che mi pare certo è che la ricostruzione di un nuovo modo di rappresentare gli interessi, a fronte della crisi verticale della rappresentanza delle opinioni, è centrale per il paese e per l’Europa. A patto che”, scrive il professor Aldo Bonomi, “come sembra indicare il caso bergamasco, si istituzionalizzino tre capacità che mi sembrano strategiche: la prima, imparare ad interpretare controllandoli e non subendoli, i processi di affermazione della società circolare e delle economie della rete che facendo emergere nuovi intermediari globali come le grandi piattaforme di servizi, rischiano di tagliare fuori una buona parte del tessuto terziario diffuso. La seconda, entrare in rapporto con le nuove autonomie funzionali che pur nascendo sul territorio sviluppano reti lunghe necessarie per produrre in forme nuove i beni collettivi come mobilità, formazione, ricerca necessari per competere. Terzo, infine, la capacità delle rappresentanze di praticare in coalizione con attori diversi della società civile -dalle professioni ad una cittadinanza ormai cognitivamente mobilitata-progettualità di rigenerazione urbana e territoriale capaci di reinnescare processi di sviluppo sostenibile. Tre mosse che potrebbero ricostruire quella risorsa della fiducia senza la quale difficilmente può esistere rappresentanza”. Per leggere l’articolo completo clicca qui.

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