Stress da traffico, in auto sono già “pericolosi” 20 minuti. E sui tir bloccati per ore ogni giorno?

Uno dei grandi “mali” dell’epoca in cui viviamo è lo stress:  un male che il traffico stradale può far accelerare esponenzialmente come confermano studi scientifici che dimostrano come siano sufficienti 20 venti minuti trascorsi imbottigliati nel traffico perché i livelli del l’ormone dello stress, il cortisolo, salgano vertiginosamente, creando ansia o addirittura paura,  ma anche rabbia e aggressività. Una realtà che ha dato vita addirittura a una nuova branca della psicologia, la psicologia del traffico appunto,  che studia i modelli comportamentali dell’uomo al volante, finiti al centro di un convegno internazionale, “Move the future”, organizzato. Temi (che possono avere pesantissime ripercussioni sulla sicurezza stradale)particolarmente noti a Gianluca Raimondi, fondatore di Ancient Psychology™, coach e formatore che  Alis, una delle associazioni più importanti nel mondo dei trasporti e della logistica ma anche più attente alla “cultura” dei trasporti e della logistica (come dimostrano, ultimi in ordine di tempo, i tantissimi appuntamenti dedicati in occasione di lLtExpo 2023  andato in scena alla Fiera di Verona). Uno psicologo con nel proprio bagaglio professionale  un’esperienza particolarissima (vissuta “viaggiando nella mente” dei conducenti di un’importanti impresa di autotrasporto italiana per mesi ) che proprio da uno dei “salottini” allestiti a LetExpo per ospitare gli incontri d’approfondimento voluti da Alis ha voluto invitare tutti a riflettere su quanto possano essere pesanti le conseguenze dello stress per chi guida per lavoro. Primi fra tutti i camionisti che imbottigliati nel traffico non rischiano di restarci pochi minuti una volta ogni tanto, ma ore intere, e tutti i giorni. Moltiplicando il rischio stress come ha sottolineato Gianluca Raimondi nel corso del convegno   “Nuove tecnologie, strumenti di sicurezza e figure professionali per i trasporti di domani”, che lo ha visto protagonista insieme ad altri cinque “esperti” del mondo dei trasporti e della logistica:  Claudio Carrano, amministratore delegato e fondatore di Infogestweb-Golia, Pier Giovanni Pisani, responsabile attività gestione aree di servizio Gruppo A4 Holding, Anna Mastrotto, amministratore delegato di Mastrotto Trasporti, Lucia Nappi, direttrice del Corriere marittimo e membro del board di Wista,  e Andrea Queboli, manager dell’azienda Dissegna logistics. Un appuntamento durante il quale Gianluca Raimondi invitato a “valutare” quanto possa essere stressante, guidare dei “bestioni” per ore nel traffico, e quanto sia importante “riconoscere” in un aspirante camionista la capacità di saper sopportare al meglio questo stress ha innanzitutto   “raccomandato  sempre un’analisi della personalità prima dell’assunzione”, perché, ha subito aggiunto, “la pazienza, la gestione dello stress, l’abilità di saper attendere, saper stare da solo per tanto tempo sono caratteristiche che l’operatore non può non possedere. Il prezzo da pagare altrimenti”, ha con Gianluca Raimondi, “ è insoddisfazione, stress, cattiva comunicazione con clienti, colleghi, e sicuramente l’abbandono della professione”. E per far comprendere meglio una situazione di stress che “pochissimi prendono in considerazione, dimenticando così quanta fatica e quanta responsabilità richieda un lavoro, quello del camionista appunto, fondamentale per la vita sociale prima ancore che per l’economia dell’intero Paese”, ha rivolto  a tutti una domanda e un invito a riflettere: “ Avete mai aspettato tre  ore in autostrada bloccati in coda? Ecco provate a immaginare di farlo quasi ogni giorno, dopo centinaia di chilometri , con  la necessità di riposarsi, di fare i conti con scadenze, orari, norme sui tempi di guida e di riposo che se non rispettate costano maximulte… Quello del camionista non è un lavoro per tutti” ha aggiunto Gianluca Raimondi  ammettendo che “i mezzi di trasporto sono migliorati notevolmente, con maggiore comfort, meno rumorosità in cabina, tantissimi supporti tecnologici, connessioni internet, sicurezza…”, ma aggiungendo immediatamente che “ l’aumento del traffico privato non ha di certo aiutato l’esecuzione del lavoro quotidiano. C’è uno stress che è rimasto lo stesso (passato e presente) collegato alla performance e all’attenzione vigile dell’autotrasportatore che influisce tantissimo su stanchezza e possibilità di errore (per questo si pone così tanta attenzione alle regole circa le ore e km di guida massima degli autisti al giorno). E per un giovane del 2023 il fattore di stress più alto potrebbe essere il fatto di sentirsi affondare in una professione “ripiego”, dove la vita quotidiana sarà più dura del necessario. Non deve essere necessariamente così, e possiamo fare tanto ancora perché non lo sia” .

3 risposte a “Stress da traffico, in auto sono già “pericolosi” 20 minuti. E sui tir bloccati per ore ogni giorno?

  1. Invece di investire in auto elettriche non sarebbe più utile investire nel miglioramento del trasporto pubblico cosi da ridurre il numero di auto dalla strada? Investendo in auto elettriche si favoriscono le case costruttrici, investire in trasporto pubblico si favoriscono tutti i cittadini, meno code, meno auto in strada e meno inquinamento…

  2. Quello che scrivete è sacrosanto e fa capire chiarissimamente a quale stress è sottoposto un lavoratore che passa la sua vita praticamente negli ingorghi. Il problema è che, fatta eccezione per voi, queste cose non le scrive praticamente nessuno: sui “grandi giornali” (che ormai sono diventati ben misera cosa, e forse proprio perché invece che occuparsi di problemi reali dei cittadini si preoccupano delle beghe di quattro politici da strapazzo o delle tette rifatte di qualche influencer o vallettina della tv) non ho letto – e temo non leggerò – niente del genere. Con la speranza d’essere smentito (e grato a voi che ve ne occupate….) vi auguro buon lavoro.

  3. Investendo in auto elettriche si favoriscono le case costruttrici, investendo in trasporto pubblico si favoriscono tutti i cittadini,. scrive il signor Giupponi. Ed è in queste poche parole che si cela la ragione per cui si investe da una parte invece che dall’altra. I politici favorendo treni e pullman per tutti da chi le prenderebbero poi le tangenti? Dalla pensionata che fa l’abbonamento al bus o al treno locale?

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