Biometano per veicoli, la soluzione che “taglia” l’inquinamento due volte e produce lavoro

Perché usare il biometano in autotrazione? Quali sono le conseguenze del suo utilizzo per l’ambiente? E per la collettività? Come si sta muovendo il nostro Paese? Sono probabilmente moltissime le persone, soprattutto quelle più sensibili e attente al problema dell’inquinamento, che, almeno una volta, si sono poste una di queste domande. A fornire (a chi non l’avesse nel frattempo già trovata) una risposta hanno provveduto i responsabili di Federmetano, al Federazione nazionale distributori e trasportatori di metano, attraverso un’analisi dello scenario attuale e delle prospettive future, accompagnata da autorevoli studi in merito. Un’analisi che parte da una fondamentale premessa: “Il gas naturale è la soluzione a portata di mano per traguardare nell’immediato la sostenibilità ambientale”. Una dichiarazione immediatamente supportata dai fatti che dimostrano, test alla mano come il metano sia “ meno impattante rispetto agli altri carburanti tradizionali e contribuisca drasticamente al calo degli inquinanti locali – PM10, PM2,5, NOx e Sox” E con le emissioni di CO2 che alterano il clima che secondo uno studio dell’Adac, l’automobile Club tedesco, vede “le automobili alimentate a gas naturale emettere meno CO2 rispetto agli stessi modelli con altre alimentazioni, anche ibride” risultando “dunque assolutamente competitive con le auto elettriche, secondo le misure delle emissioni con sistema “Well-to-Wheel”, ovvero “dal pozzo alla ruota”. “Una valenza già insita nel gas naturale ai fini dell’abbattimento della CO2”, si legge in una nota diffusa da Federmetano, “ che trova maggiore espressione nell’utilizzo del biometano, combustibile 100 per cento rinnovabile, totalmente made in Italy. Un mirabile esempio di economia circolare che consente di ottenere energia da fanghi di depurazione, reflui zootecnici, scarti agricoli e biogas di discarica. Il biometano è utilizzabile esattamente come Cng e Lng di origine fossile, ma con emissioni di CO2 pari a zero, su ogni veicolo attualmente alimentato a gas naturale senza necessità di modifiche motoristiche. È inoltre una soluzione in grado di soddisfare molteplici esigenze di trasporto, da quello leggero a quello pesante su distanze di migliaia di chilometri”. Una soluzione dunque oggi assolutamente a portata di mano , grazie anche alla rete di distribuzione “ composta di circa 1.500 punti vendita” ma già anche proiettata nel futuro visto che” è pronta anche per le future miscele metano/idrogeno, consentendoci perciò di guardare molto avanti nella transazione energetica”. “È importante che i cittadini comprendano che il biometano, che sia compresso sia liquefatto consente una riduzione complessiva delle emissioni di CO2 che può andare dall’80 per cento fino al 180 per cento rispetto ai carburanti tradizionali, contribuisce a risolvere concretamente problemi di interesse collettivo, per i quali non esistono soluzioni altrettanto valide”, si legge sempre nel documento che sottolinea un aspetto importantissimo: “utilizzare il biometano nei trasporti, in sostituzione dell’equivalente “fossile”, vorrebbe dire recuperare un inquinante (le emissioni prodotte da processi fisiologici legati alla vita sul pianeta, oltre che di attività agricole e di produzione alimentare) e trasformarlo in energia, intercettando il gas prima della sua dispersione in atmosfera e, quindi, riducendo efficacemente l’effetto serra”. La conclusione? “Il biometano è oggi l’unica soluzione a emissioni negative di CO2, un risultato che l’elettrico non può ottenere. Se nel prossimo futuro dovessimo avere solo auto elettriche, il metano, inevitabilmente prodotto, anziché essere usato in sostituzione di un carburante fossile andrebbe a incrementare l’effetto serra in atmosfera. È da ricordare infine che investire nel settore, che costituisce un raro esempio di perfetto connubio tra mondo agricolo e tecnologia industriale, ha immediate ricadute sull’economia del territorio. Una grande opportunità per tutti di crescita e sviluppo in un contesto di economia circolare, con notevoli benefici anche in termini occupazionali”. Opportunità economiche e ambientali offerte dall’utilizzo della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (riassunti nella sigla Forsu) e di sottoprodotti per la produzione di biometano in ambito urbano e metropolitano, che sono state evidenziate anche nello studio condotto da ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, incentrato su Roma Capitale, dal quale allo studio si evince che “l’amministrazione capitolina avrebbe a disposizione una quantità di biometano sufficiente ad alimentare circa 28.200 veicoli a gas naturale, con una riduzione complessiva delle emissioni di gas serra pari a un valore compreso tra 43 e 51 mila tonnellate di CO2 l’anno” e che “l’intera domanda attuale di gas naturale per il trasporto in questo territorio potrebbe essere completamente soddisfatta con il biometano”. Il tutto con l’aggiunta del fatto che “la produzione e l’utilizzo del biometano favorirebbero, inoltre, il Paese nel traguardare l’indipendenza energetica”. Abbattendo drasticamente un costo da sempre in cima all’elenco dei danni causati da certa politica: il “costo del non fare”.

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