Come può il trasporto scegliere “camion puliti” se i conti per acquisto e rifornimento non tornano?

“Ci hanno detto che per ripulire il pianeta occorre decarbonizzare e, dunque, dire addio ai camion a gasolio e benzina più  vecchi e inquinanti; hanno  invitato le imprese di trasporto a investire per rinnovare le flotte dei mezzi pesanti, puntando sulle nuove tecnologie, come quella dei camion a Lng che tutti considerano la “soluzione ponte” per ridurre le emissioni in attesa di altre tecnologie, come per esempio l’idrogeno, che potrebbero rappresentare la “soluzione finale”. E ora , dopo che il mondo dell’autotrasporto ha risposto “presente” a queste richieste, investendo per sostituire i mezzi più vecchi e inquinanti con camion alimentati a Lng che costano, oltretutto, molto più di mezzi a gasolio, fanno salire il costo del gas alle stelle, fino a farlo praticamente quasi raddoppiare nello spazio di pochi mesi? Così non va, serve immediatamente un tavolo di confronto con il Governo”. A chiedere un “rapido e soprattutto risolutivo” chiarimento sul “caso Lng”, esploso sull’onda dei continui rincari iniziati a maggio e proseguiti fino a oggi,  è Doriano Bendotti, segretario provinciale della Fai (federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo, territorio che “più di qualsiasi altra zona d’Italia ha raccolto l’invito a sostenere concretamente la sostenibilità, acquistando mezzi puliti”, come evidenzia il segretario della Fai Bergamasca, “con oltre 600 camion alimentati a Lng immatricolati negli ultimi cinque anni, spendendo anche 30 o 40 mila euro in più per ogni camion, senza certo immaginare neppure lontanamente che il loro impegno, morale ed economico, sarebbe ripagato con quella che ha tutto il sapore della beffa”. Una beffa che rischia di costare cara considerato che chi ha deciso di farsi carico di una spesa superiore per l’acquisto di un mezzo a gas piuttosto che a gasolio “pensava ragionevolmente di poter ammortizzare quell’investimento in un certo numero di anni proprio grazie al fatto che il gas presentava costi inettamente inferiori (circa 70 centesimi al chilo fino a prima dell’estate) mentre ora, con l’Lng che ha raggiunto quota un euro e 11 centesimi, praticamente lo stesso costo del gasolio, “rientrare” dall’investimento risulta impossibile. E se a tutto questo aggiungiamo il fatto che gli incentivi promessi dal Governo per l’acquisto di camion “green” , 20 mila euro a mezzo, si sono rivelati in molti casi l’ennesima promessa non mantenuta, con rimborsi che sono arrivati sì, ma dimezzati, il quadro è completo”. Una situazione che la categoria chiede al Governo di risolvere: ma come? “Di possibili soluzioni ce ne sono diverse: per esempio imitare la Germania che ha cancellato per i camion a gas i pedaggi autostradali, trovando il modo per bilanciare poi i mancati introiti di chi le autostrade le deve gestire. Ma c’è anche la via della defiscalizzazione, scaricando i costi in dichiarazione dei redditi. Basterebbe solo volerlo, “premiando” così, invece di punire, chi ha contribuito concretamente alla  tanto invocata svolta green  acquistato centinaia di mezzi di nuova tecnologia, ma anche aprendo sette nuovi impianti per il rifornimento di Lng.  Impedendo così che il  mondo dei trasporti si ritrovi schiacciato  fra l’incudine della committenza che non è disposta a pagare di più per il trasporto delle proprie merci e il martello del governo che invece che provvedere, per esempio, ad alleggerire il carico fiscale sul costo del personale, pensa invece ad aumentare il costo dell’Lng”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *