Autotrasportatori vittime del Covid, gli alberi del Bosco della memoria li ricorderanno per sempre

Una poetessa e insegnante americana del 1800, Lucy Larcom, ha scritto che chi pianta un albero pianta una speranza e credo che mai come oggi ce ne sia bisogno”. Con queste parole il presidente della Fai (Federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo, Giuseppe Cristinelli, ha commentato la decisione presa dall’associazione di contribuire alla “crescita” del Bosco della Memoria, inaugurato al Parco della Trucca il 18 marzo alla presenza del Presidente del Consiglio Mario Draghi, progetto promosso dall’Associazione dei Comuni virtuosi e dal Comune di Bergamo per ricordare le vittime del Covid-19. Un progetto che, come ha ricordato Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo, in prima fila (insieme proprio con Fai e con Aspan, l’associazione dei panificatori) nella corsa a realizzare un “luogo simbolo della nostra terra, segnata pesantemente dalla pandemia, un luogo in cui potersi ritrovare e fare memoria di quanto abbiamo vissuto”, ha come traguardo finale la piantumazione entro l’autunno di 850 alberi, grazie alle donazioni di privati, aziende, associazioni, il cui contributo andrà ad aggiungersi agli oltre 125 mila euro raccolti grazie alla campagna di crowfunding iniziale realizzata dal Comune di Bergamo. “Piantare alberi in questo bellissimo Bosco contribuirà a non veder mai sfiorire il ricordo di chi ci ha lasciato per colpa di questa maledetta pandemia”, ha aggiunto Giuseppe Cristinelli, ricordando che, “nel lunghissimo elenco di vittime del Covid-19 in provincia di Bergamo figurano anche i nomi del presidente onorario della Fai bergamasca, Duilio Balducchi e di altri componenti della famiglia Fai”, e sottolineando, una volta di più, “il ruolo fondamentale svolto in questo annus horribilis dai tantissimi autotrasportatori che hanno assicurato, con il proprio lavoro quotidiano, affrontando ogni giorno il rischio d’essere contagiati, la consegna di cibo, carburanti, medicinali, ossigeno. Per cercare di restituire alla “vita nell’era del Covid-19” qualcosa che possa somigliare il più possibile alla “normalità”.

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