Camionisti, imprenditori, meccanici complici nel far viaggiare mezzi fuorilegge? È ora di “stanarli”

L’Italia non potrà mai diventare un Paese “credibile” finché non saprà attuare seri controlli. Una certezza (che hanno milioni di cittadini) che vale per moltissimi casi. Un esempio? Gli evasori fiscali, con una risicatissima parte della popolazione, il 13 per cento che si fa carico di quasi il 59 per cento del carico fiscale e milioni di persone che non versano un euro. Ma ci sono moltissimi altri esempi dell’incapacità dello Stato di fare da “controllore”: per esempio quelli che arrivano dalle strade, dove al fianco di moltissimi autotrasportatori seri (che rispettano le regole, che con la loro professionalità contribuiscono a tutelare oltre tutto la sicurezza di milioni di automobilisti, motociclisti, ciclisti e pedoni) continuano a viaggiare veri e propri “delinquenti del volante”. Come quelli che per guidare per ore e ore di fila, senza mai fermarsi, a rischio di essere vittima di un colpo di sonno con conseguenze drammatiche, viste le dimensioni e il peso del mezzo che guidano, falsificano il cronotachigrafo, lo strumento che verifica le ore di guida e quelle di pausa che, per legge, ogni camionista deve rispettare. L’ennesimo esempio arriva da Parma dove gli agenti della Polizia Stradale durante un controllo (uno dei pochissimi) lungo l’Autostrada del Sole, verificando la strumentazione di un camion, che viaggiava in direzione Bologna, si sono accorti che il cronotachigrafo risultava essere ‘in pausa’. Ulteriori controlli effettuati sul mezzo pesante scortato in un’officina autorizzata hanno permesso di scoprire che sul veicolo era stato installato un sensore di impulsi collegato al cronotachigrafo digitale con il quale veniva alterato il funzionamento della strumentazione. Un dispositivo che veniva attivato o disattivato dall’autista con un tasto nascosto all’interno dell’abitacolo del veicolo e che gli permetteva di “azzerare” il funzionamento così da non dover più rispettare i periodi di guida e di riposo. Un “trucco” che migliaia di lavoratori del settore, dai camionisti ai datori di lavoro, conoscono perfettamente e che in moltissimi usano. Esattamente come l’autista del camion fermato ma Parma, un italiano di 56 anni dipendente di una ditta italiana, al quale è stata inflitta una multa di 1732 euro, con la sospensione della patente professionale e la conseguente decurtazione di 10 punti. Un caso scoperto, con altri cento, mille, magari diecimila che probabilmente passano invece inosservati proprio per mancanza di controlli adeguati, per colpa di uno Stato bravissimo ad assegnare comodissime poltrone a migliaia di dipendenti pubblici in uffici a produrre solo “montagne di burocrazia”, ma incapace di destinare risorse vere ai controlli. Che, se fatti adeguatamente, potrebbero permettere di fare un po’ di pulizia fra i tanti delinquenti (perchè di questo si tratta) che, ogni giorno, continuano a farla franca. Come gli evasori fiscali. Come i camionisti fuorilegge che, evidentemente, hanno diversi complici: a partire dai datori di lavoro (a meno che qualcuno non voglia credere alla favola per cui i proprietari dei mezzi sarebbero sempre all’oscuro di tutto, non sospetterebbero neppure che il sistema di controllo sia stato “taroccato), per proseguire con i responsabili delle officine meccaniche che quei sistemi fuorilegge li installano (magari insieme a quelli per far figurare che gli additivi per non inquinare vengono “consumati” dal camion quando invece non è vero, giusto per fare un altro esempio). Esempi che dimostrano quanto bisogno abbia il Paese, anche sulle strade, di controlli. La domanda è: perché nessuno, senza distinzione di colore politico, li vuole fare?

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