In moto o in fuoristrada sui sentieri? Una legge consentirà di farlo tutelando la natura

Tutelare i più affascinanti sentieri e mulattiere e allo stesso tempo far crescere il numero di pedoni e ciclisti, ma anche motociclisti, appassionati di fuoristrada al volante di auto 4×4 o su quad che li percorrono? Un progetto solo in apparenza impossibile da realizzare, due obiettivi destinati a non essere opposti uno all’altro (come verrebbe invece da pensare d’istinto) se adeguatamente regolati. Per esempio attraverso una nuova “Legge quadro per la tutela e la valorizzazione delle reti escursionistiche” che, sotto forma per ora solo di proposta, è stata depositata alla Camera, firmata dalla deputata di Forza Italia Mirella Cristina. Con il duplice obiettivo proprio di tutelare da una parte le reti escursionistiche che, si legge in una nota “ rappresentano una risorsa fondamentale per i nostri territori, da cui può partire il rilancio delle realtà locali, anche in una chiave di sviluppo economico sostenibile”, e allo stesso tempo garantire, dall’altra, una loro più ampia fruizione attraverso “il rafforzamento dei flussi turistici, offrendo spazio alle bellezze paesaggistiche italiane e alle sue eccellenze eno-gastronomiche”. Un secondo obiettivo questo (apparentemente in contraddizione con il primo) raggiungibile creando un “quadro giuridico unitario e certo, segnato dalla leale collaborazione fra Stato e Regioni, per consentire a pedoni, ciclisti, motociclisti, auto 4×4, quaddisti, e molti altri ancora, la più razionale fruizione di sentieri, mulattiere e strade a fondo naturale”. In altre parole, come ha voluto evidenziare Tony Mori, alla “guida” di Relacons, società di consulenza e pubbliche relazioni con il mondo istituzionale, di “regole chiare per assicurare la massima mobilità e, se mi passate il termine, la “libertà di turismo”, tutelando e valorizzando al tempo stesso le nostre bellezze. Si tratta di un primo ed essenziale passo sulla via dello sviluppo economico sostenibile delle eccellenze del nostro Paese”, ha affermato sempre Tony Mori, citando alcuni esempi: “turismo rurale e alpino; parchi letterari; agevolazioni alla mobilità; tutela e valorizzazione del patrimonio artistico, dei piccoli borghi e delle città d’arte; ma anche solidarietà e sociale, con il più ampio coinvolgimento dei cittadini nelle attività d’interesse generale e di protezione civile, secondo il principio di sussidiarietà. Con questo entusiasmo e questo impegno di strada sarà possibile percorrerne tanta”. E, sempre più spesso, in mezzo alla natura, seguendo un  nuovo “percorso finalmente regolamentato” che si prospetta ben più lungo visto che “allo studio c’è un programma molto  ampio di interventi legislativi  sulla mobilità alternativa”.  

 

6 risposte a “In moto o in fuoristrada sui sentieri? Una legge consentirà di farlo tutelando la natura

  1. Non è che “verrebbe invece da pensare d’istinto che siano due obiettivi destinati a non essere opposti uno all’altro”, non è “un progetto solo in apparenza impossibile da realizzare”: moto, fuoristrada e quad (a differenza di bici e “gambe”) con la natura non c’entrano nulla. Quello che esce dai tubi di scarico non è pino mugo o eucalipto che fa respirare meglio i boschi e se attraversano un torrente non lo puliscono di certo. Volete raccontare barzellette? Fatelo…. Ma questa non fa ridere….

    • Pedoni e ciclisti come ci vanno in montagna? Con mezzi di trasporto ecologici? Per non parlare di rifugi, piste da sci ecc. Fai una passeggiata la domenica e credi di essere ambientalista.

    • Sono già stati fatti diversi studi e perizie di parte per accertare il reale impatto sul suolo, sulla acustica e atmosfera a seguito del passaggio di un gruppo di mezzi motorizzati su ruote. I risultati sono a zero. Idem per le casistiche di sinistri. Tutti i parametri sono al di sotto delle soglie del rischio, sia ambientale che della sicurezza. Il reale problema sta altrove, per esempio nella strada provinciale poco distante dalla mulattiera. O nel parcheggio asfaltato (una volta era fondo naturale) per accedere più comodamente ai sentieri.

    • Siamo tutti cittadini che condividono, regolamentate, le infrastrutture che ci permettono di muoverci. Perché i sentieri di montagna dovrebbero essere a esclusivo utilizzo dei pedoni? Il costante abbandono della montagna, per mancanza di infrastrutture, porta ad avere sempre meno montanari, inteso come abitanti e custodi della montagna, e sempre più sentieri impraticabili, ormai sono migliaia di chilometri. I motociclisti sono stati coordinati dalla protezione civile, per raggiungere le zone colpite da calamità, perché più veloci: questo non vuol essere un liberi tutti, ma condividere un bene comune. Credo che i più ascoltati dovrebbero essere i “montanari” e non solo quando le montagne franano o quando, abbandonano le case di montagna perché giorno per giorno, si trovano sempre più soli e isolati. Investiamo soldi pubblici ovunque e in fondo alla classifica troviamo la montagna. Ben vengano proposte percondividere l’utilizzo della montagna.

      • Faccio parte di un’associazione che si occupa di mantenere in ordine i sentieri in una zona della Brianza e ho ben presente i danni provocati dalle moto sui sentieri, non è possibile far convivere mezzi motorizzati con i sentieri in mezzo a boschi e campagne. Probabilmente chi propone questa legge non è mai andato a passeggiare in un bosco e non ha idea dei danni provocati dalle moto, non parliamo di Fuoristrada o Quad. L’unica speranza che il buon senso prevalga. Cordiali saluti.

        • Non faccio parte di associazioni per il mantenimento dei sentieri di montagna. Vengo dalla montagna, ho speso e spendo tuttora tempo e denaro per il mantenimento di sentieri e supporto alla montagna, purtroppo siamo veramente troppo pochi, ripeto non “liberi tutti”, ma abbiamo bisogno di allargare la base di utilizzatori del verde. Non tutti i motori sono solo negativi, non tutti i motorizzati sono vandali, ce ne sono di imbecilli, ma escursionisti imbecilli che lasciano i rifiuti nei boschi, ce ne sono, questo non cataloga tutti gli escursionisti. La montagna ha bisogno di infrastrutture, per chi ci vive, che durante la settimana produce ciò che poi vende ai turisti. Un paesino di 200/300 abitanti ha bisogno di gente che viene da fuori per consumare quanto prodotto, non ha bisogno di chi viene dalla città con armi bagagli e vettovaglie, si ferma tre o quattro giorni e torna in città dopo aver preso un caffè. La politica ha favorito le seconde case e oggi vediamo i risultati. Complimenti e grazie per tutti coloro che si impegnano per aiutare la montagna, che ha bisogno di tutti…

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