Raggi ultravioletti sui bus come in sala operatoria: così ci proteggeremo dal contagio?

Una fila di camion militari carichi di bare: un’immagine che ha fatto il giro del mondo, diventata uno dei più tristi simboli della pandemia da Coronavirus. L’immagine di un solo autobus, fermo, vuoto e illuminato all’interno da centinaia di lucine blu, potrebbe diventare invece il simbolo di una nuova importantissima battaglia per fermare proprio quel virus che ha seminato paura e morte ovunque. Un’immagine che, come la prima, ha per sfondo la provincia di Bergamo, martoriata nella primavera scorsa dalla “polmonite sconosciuta”: è qui, infatti, che, confuso fra le centinaia di mezzi pubblici che fanno servizio ogni giorno, ha iniziato a circolare un pullman capace non solo di trasportare passeggeri, ma anche una nuova “protezione sperimentale” contro il virus: sperimentale sui bus ma già ampiamente “sperimentata”, visto che la stessa identica forma di prevenzione viene già utilizzata in centinaia di sale operatorie per proteggere dal contagio persone le cui “difese” immunitarie sono spessissimo gravemente compromesse. Una prevenzione che, semplicemente “adattata” ad ambienti diversi da una sala operatoria, è pronta per salire a bordo di migliaia di pullman, così come di molti altri mezzi di trasporto pubblico, dai treni ai traghetti, considerati da molti esperti fra i principali “veicoli” per la diffusione del contagio da Coronavirus. E questo grazie proprio al test compiuto a Bergamo, sostituendo la sanificazione spesso “empirica” effettuata oggi su migliaia di mezzi limitandosi a pulirli con prodotti disinfettanti, con un sistema di  protezione ben più efficace, inondandoli di raggi ultravioletti. Esattamente come nelle sale operatorie. Esattamente come sul pullman dell’azienda di trasporti Locatelli utilizzato come “cavia” per il  progetto ideato da un gruppo di ingegneri bergamaschi della società Axiro di Urgnano, azienda specializzata nella progettazione meccanica in ambito automobilistico, aerospaziale e industriale i cui responsabili nel marzo scorso, con l’inizio della pandemia, hanno deciso di mettere le proprie risorse professionali anche al servizio della battaglia anti Covid che contemporaneamente veniva “combattuta” da moltissimi ricercatori e virologi nel laboratori delle multinazionali farmaceutiche. Scoprendo che per trovare una delle più efficaci armi di difesa dal Covid-19 non occorreva cercare chissà dove: bastava guardare a quanto esisteva già e “adattare la cura già esistente” alle diverse esigenze. In altre parole bastava “clonare” quanto avveniva nelle sale dove migliaia di chirurghi ogni giorno operano. Una riflessione talmente semplice e, allo stesso tempo inconfutabile, da convincere immediatamente Massimo Locatelli, titolare con i fratelli Vera e Roberto dell’omonima azienda di trasporto passeggeri, con una storia quasi centenaria nel settore, ad accogliere la proposta fatta da Ivan Gualtieri e Roberto Papalia, ingegneri di Axiro, e a far “partire” (in tutti i sensi) l’iniziativa. Un progetto  diventato realtà nelle settimane scorse, dopo mesi di analisi, quando dal piazzale dell’azienda è uscito, per la prima “corsa sperimentale” un pullman con a bordo centinaia di faretti. Piccoli (nelle dimensioni) grandi (nell’efficacia) led montati sul soffitto dell’abitacolo che, prima di partire la mattina per il primo viaggio e poi a ogni sosta al capolinea durante la giornata, vengono accesi per disinfettare l’abitacolo. Un’operazione che dura meno di cinque minuti, attivata dall’esterno dall’autista dopo aver fatto scendere tutti i passeggeri, che altrimenti potrebbero avere delle conseguenze, alzando una barriera blu contro il virus che ha terrorizzato il mondo all’alba del terzo millennio. “La radiazione ultravioletta germicida, in inglese “Ultraviolet germicidal irradiation, nota anche con la sigla Uvgi, è un metodo di sterilizzazione che usa lunghezze d’onda comprese nella banda UV-C tra 100 e 280 nanometri e che modificano il Dna o l’Rna dei microorganismi impedendo loro di riprodursi o di essere dannosi”, spiegano Ivan Gualtieri e Roberto Papalia, ingegneri di Axiro e ideatori del progetto, saliti a bordo del pullman fermo dopo un intervento di disinfezione di “dimostrazione” appena realizzato nel piazzale dell’azienda di trasporti, in via Furietti, a due passi dalla Malpensata. “Sono oltre 100 anni che l’uomo conosce il potere battericida della luce ultravioletta UV-C , utilizzata in vari campi, dalla disinfezione dell’acqua, alla sanificazione di sale operatorie e ambulatori chirurgici, alla sterilizzazione di attrezzature da laboratorio come occhiali protettivi, strumenti e altri dispositivi. Se è efficace nella sale operatorie, ci siamo domandati, perché non utilizzarla sui mezzi di trasporto?”. Domanda che ha trovato immediatamente una risposta grazie alla disponibilità dei titolari della Locatelli, con i quali, proseguono i due ingegneri, “abbiamo iniziato a lavorare alla soluzione, con particolare attenzione al posizionamento delle lampade, attraverso uno studio di illuminotecnica, per “coprire” l’intero abitacolo”. Facendo partire l’iniziativa con “apripista” il primo pullman a ultravioletti, al quale Ivan Gualtieri e Roberto Papalia sperano possano seguirne altri. Cosa che, a questo punto, non dipende più da loro, “ma dalla politica, attraverso eventuali finanziamenti che possano trainare il progetto”. Cosa che si augura anche Valerio Bettoni, ex presidente della Provincia di Bergamo e oggi alla guida dell’Aci di Bergamo, primo “sostenitore” dell’iniziativa che, afferma “il mondo politico dovrebbe esaminare con grandissima attenzione senza perdere neppure un minuti in più. Perché è un’applicazione di una tecnologia che ha dimostrato eccezionali capacità di sanificazione, come provato da studi scientifici già pubblicati, e perché questo è il ruolo di una politica davvero al servizio dei cittadini”. Una possibile “strada” da percorrere nella lotta al virus anche alla luce dei costi più che sostenibili, come ha confermato l’allestimento sul “prototipo” messo a disposizione dai responsabili dell’azienda Locatelli che, decisi a tutelare in ogni modo la salute dei propri passeggeri, prima di “sperimentare” i raggi Uv avevano pensato anche all’impiego di ozono, scartando però l’ipotesi dopo aver scoperto che il gas poteva avere “effetti collaterali” pesanti sulle centraline dei mezzi. Controindicazioni che invece non ha l’impiego di raggi ultravioletti, “scelti per proteggere pazienti in sala operatoria e oggi a disposizione, con un “intervento” realizzabile nello spazio di pochissimo tempo, anche sui mezzi di trasporto”, come sottolineano i responsabili di Axiro, “come in qualsiasi altro ambiente, come per esempio ai luoghi di lavoro. È la “scoperta dell’acqua calda”, ma a volte sono proprio le soluzioni più semplici le più efficaci. Senza spendere chissà quali cifre  considerato che un bus può essere allestito con poche migliaia di euro ammortizzabili in un arco di tempo abbastanza limitato. “Se qualche esponente politico, ma anche del mondo scientifico, desidera saperne di più siamo qui, a completa disposizione. Da cittadini di Bergamo, terra colpita al cuore prima e più di altre aree del Paese e del mondo, saremmo doppiamente orgogliosi di poter contribuire a rallentare e, speriamo al più presto, fermare la corsa del virus”. Tornando mostrare al mondo immagini di persone serene a bordo di decine di pullman, invece che camion militari carichi di vittime…

Testo realizzato da Baskerville Comunicazione & Immagine per stradafacendo.tgcom24.it

11 risposte a “Raggi ultravioletti sui bus come in sala operatoria: così ci proteggeremo dal contagio?

  1. Che portento! Siamo orgogliosi di questi ingegneri e della ditta Locatelli! Il futuro è nelle mani di chi sa e sa fare. Bravissimi

  2. Ma i raggi UV in modo specifico agiscono sui batteri, non so se allo stesso modo agiscono su un virus come il COVID 19

  3. I raggi ultravioletti hanno azione sino a 2 cm dalla lampada e comunque non Pare agiscano sul covid quindi è pari allo zero la loro efficacia in spazi aperti come uffici autobus etc Senza ricordare il degrado nel tempo (breve) delle lampade e il non piccolo costo dei ricambi

  4. Posso chiedere al dottor Locatelli se è stato contattato da qualche rappresentante delle istituzioni (sindaco? presidente della Provincia? assessore regionale?) qualcuno che voglia quantomeno capire di cosa si tratta?

  5. Per sapere se è efficace suppongo basti farla “testare” da qualche organismo scientifico di riferimento e farla certificare…

  6. In questo momento (sono le 18.28 del 23 gennaio) su Rai 1, a Italia sì, stanno mostrando un servizio realizzato a Brescia dove una “nebbia” uccide i virus. “rompendoli”. sui pullman e permette ai viaggiatori di viaggiarci per una settimana senza rischio d’essere contagiati…

  7. Il business più vergognoso ma redditizio per i soliti ignoti del decennio 2020-2030 … quando la verità reale sarà di dominio pubblico e resa nota anche al popolo “bue”, forse ci saranno più morti effettivi di quelli fantasiosamente dichiarati dalle “istituzioni” come “decessi causa Covid.

  8. Posso chiedere, da “umile cittadino” se il signor Speranza, ministro della Sanità, ha trovato il tempo per far verificare a qualche suo sottoposto se la cosa funziona o meno? So che ha trovato il tempo per scrivere un libro (che ha dovuto far subito ritirare dalle librerie? E’ vero? E per quale ragione? Cosa c’era scritto? ): leggo che avrebbe trovato il tempo per scrivere e mail sui dati (da “ritoccare” a cura del ministero?) relativi alla diffusione del virus un anno fa (e mi auguro che la Procura di Bergamo vada fino in fondo, obbligo morale che “deve” alle sua vittime e a quelle dell’intero Paese), ma per verificare se questa era una possibile strada per limitare il contagio il tempo non l’ha trovato? Oppure sì (nel caso aspettiamo sue valutazioni….)

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