Servizi di ristoro chiusi alle 18: “riaprite quelli lungo le strade per far mangiare i camionisti”

La chiusura anticipata dei servizi di ristoro decisa dal Governo per contrastare il contagio da Covid 19 non può avvenire nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le strade di grande comunicazione e sulle strade statali dei territori non raggiunti dalla rete autostradale, assicurando così a una marea di autotrasportatori di poter trovare qualcosa da mangiare e da bere sulla strada del loro lavoro quotidiano. Il divieto dev’essere cancellato così come avvenuto per le aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le autostrade. A chiederlo, con una lettera inviata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli e al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, sono rappresentanti delle principali associazioni di categoria, che invitano il Governo a modificare al più presto il nuovo Decreto prevedendo di “allargare” le deroghe alla chiusura anticipata alle 18 previste per gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le autostrade anche “agli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande delle aree di sosta attrezzate per veicoli industriali, nonché nelle aree interportuali e di scambio intermodale, oltre che nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le strade di grande comunicazione e sulle strade statali dei territori non raggiunti dalla rete autostradale”. Ecco il testo della lettera che ha per oggetto la “chiusura anticipata degli esercizi di ristoro” e, soprattutto “i riflessi sui lavoratori dell’autotrasporto”. “Onorevole presidente, onorevoli ministre, il procedere veloce della pandemia di Covid-19 costringe ogni cittadino e tutte le categorie economiche a fare i conti con le misure necessarie ad evitare –o quanto meno a ridurre – ogni possibile via di trasmissione, anche del tutto involontaria, del contagio. Al Governo ed al Parlamento impone il dovere di assumere misure che, pur se necessariamente di scarsa popolarità, possano favorire il successo di questo sforzo collettivo. I Dpcm che sono stati via via assunti, in questi mesi, hanno, proprio per queste ragioni, visto il sostegno della nostra categoria, tanto più che in essi abbiamo visto ripresi e forniti di valenza pubblicistica a quelle “Linee guida sui comportamenti da tenersi per ridurre le possibilità di contagio e per effettuare in sicurezza le operazioni di trasporto delle merci” che con le OO.SS. e con lo stesso Governo, abbiamo a suo tempo condiviso. Ora, di fronte al riesplodere dell’epidemia, il nostro sentire rimane immutato. Tuttavia, proprio in nome di quella categoria di imprese e lavoratori che nei mesi scorsi ha consentito il rifornimento quotidiano di beni di prima necessità per la popolazione e di materie prime e semilavorati essenziali per il mantenimento della capacità produttiva del Paese, non possiamo tacere il fatto che, proprio le misure più drastiche via via decise, dovrebbero consentire ai conducenti addetti al trasporto e alla distribuzione delle merci di svolgere il proprio lavoro, oltre che in sicurezza, anche in condizioni accettabili. Da questo punto di vista non possiamo che rimarcare la nostra perplessità circa una delle misure contenute nel Dpcm varato lo scorso 24/10/2020, laddove, in deroga all’obbligo di chiusura anticipata alle ore 18 degli esercizi di somministrazione di cibi e bevande, si individuano le uniche eccezioni delle aree di servizio poste lungo il sedime autostradale.Nei fatti ciò significa condannare vaste aree del paese non raggiunte dalla rete autostradale all’impossibilità di ristorare gli autisti di veicoli adibiti al trasporto delle merci anche soltanto del caffè necessario a svolgere il loro lavoro, prevalentemente notturno, senza contare che la chiusura di questi esercizi comporta, nella stragrande maggioranza dei casi, anche la chiusura dei servizi igienici, delle docce e quant’altro presente e realizzato per una sosta ristoratrice.Per le principali infrastrutture di scambio delle merci e di sosta dei conducenti dei veicoli industriali si assisterebbe poi al paradosso che proprio laddove i conducenti, per obbligo normativo, debbono trascorrere lunghe ore per ristorarsi tra un’attività di guida e l’altra, si finirebbe per determinare condizioni più prossime adun vero e proprio “ luogo di confino” che a strutture volte a consentire il ristoro e lo scarico dello stress derivanti da un’attività faticosa e continua cui i trasportatori sono e vogliono continuare ad essere impegnati al servizio del paese. Per questo chiediamo che il punto ff) dell’art. 2 del Dpcm venga opportunamente emendato per consentire che, alle deroghe, alla chiusura anticipata alle 18, ivi previste per gli “esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le autostrade” possa aggiungersi analoga deroga per “gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di sosta attrezzate per veicoli industriali, nonché nelle aree interportuali e di scambio intermodale, oltre che nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le strade di grande comunicazione e sulle strade statali dei territori non raggiunti dalla rete autostradale”. Crediamo che ciò possa rappresentare un segno di riconoscimento al valore, anche civile e non soltanto economico, dell’attività di coloro che si è voluto definire, negli scorsi mesi, come “gli oscuri eroi della strada”. Siamo certi della vostra disponibilità e della sensibilità verso le problematiche sopra rappresentatevi e, per questo, attendiamo fiduciosi un positivo cenno di riscontro”.

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