Aziende italiane “uccise” dalla concorrenza sleale: dalla politica tante parole, nessun fatto

“Confcommercio: Fermiamo la concorrenza sleale. Anche quando viaggia sui Tir”; “L’autotrasporto in Europa è un Far West. Italia penalizzata dalla concorrenza sleale”: Sono i titoli di due articoli pubblicati su stradafacedo.tgcom24 alla fine del 2014: sei anni fa. Denunce seguite negli anni successivi da altre segnalazioni analoghe, da altri articoli per tornare a denunciare (visto che non accadeva nulla….) una situazione letteralmente scandalosa, duna specie di farsa, con vittime decine di migliaia di imprese italiane costretto a subire a concorrenza sleale dei Paesi dell’Est.Spesso costrette a chiudere l’attività, senza che nessuno le difendesse: Alcuni esempi: “Concorrenza sleale nell’autotrasporto, Delrio protesta: No a regole diverse” (2016); Road Alliance, nove Paesi europei si alleano per controllare i Tir e fermare la concorrenza sleale (2017); “I Tir dell’Est “esportano” in Italia concorrenza sleale ma l’Europa sembra non volerla vedere (2018) Oggi una nuova denuncia riporta questo “scandalo” sotto i riflettori: Una denuncia fatta da Debora Serracchiani, presidente della commissione Lavoro della Camera che con un’interrogazione ai ministri del Lavoro e dei Trasporti invita il Governo a “intervenire in difesa delle aziende di autotrasporto italiane virtuose, danneggiate da chi abusa dell’istituto della somministrazione transazionale che consente una concorrenza sleale favorita dal differenziale di costo tra la contribuzione nazionale e quella di altre nazioni dell’Est Europa. Vengono costituite aziende interinali nei Paesi dell’Est “,denuncia la deputata dem, “ per impiegare in Italia lavoratori somministrati grazie allo strumento della reciprocità, che consente alle aziende interinali rumene o bulgare di operare in Italia somministrando dipendenti che già vivono in Italia, ma cui vengono applicati i contratti sono privi di contribuzioni previdenziali e garanzie”. Concetti già letti e riletti per anni, che fa un certo effetto ritrovare a distanza di anni, con fiumi di parole spesi per anni e nessun fatto concreto realizzato. Dopo l’ennesima denuncia dell’esponente dem (che ricorda come “la Corte Europea abbia recentemente e messo una sentenza sul tema del distacco transnazionale” e come “lo scorso 12 ottobre 2020 il tribunale di Liegi abbia comminato una sanzione detentiva e pecuniaria per frode previdenziale e dumping sociale” qualcosa si muoverà? Difficile crederci, viste le esperienze passate. Ma la speranza è l’ultima a morire, come recita un famoso detto. Chissà, qualcosa potrebbe accadere. Per esempio che venga raccolto l’invito, fatto sempre dalla parlamentare, affinché “si faccia una ricognizione per quantificare il numero di aziende che operano in tale modo e che alla luce di possibili casi di dumping sociale, si valutino azioni risarcitorie per i contributi non versati”.

Una risposta a “Aziende italiane “uccise” dalla concorrenza sleale: dalla politica tante parole, nessun fatto

  1. Giusto ieri col decreto flussi potranno importare altra manodopera a basso costo, senza controlli sull’effettiva formazione e gente che comunque esportera’ altri capitali. Equiparando le patenti dei Paesi extracee alle nostre aumenteranno incidenti e violazioni, in quanto se non esiste un registro europee delle patenti per i controlli figurarsi extraeuropeo. Anita è ben orgogliosa di questa manovra ed è lo specchio reale di un Paese che si lamenta e trova solo soluzioni comode e di breve raggio. In breve continueremo a pagare la gente per stare a casa e avremo altri schiavi ricattabili sulle strade. Ma l’italiano si sa pensa di avere anche dei diritti, oltre che dei doveri, meglio farlo passare per scansafatiche e poi pagarlo a km o altre italiche soluzioni…l’autotrasporto italiano e’ definitivamente morto, con la complicità proprio di quelle istituzioni o associazioni che avrebbero dovuto tutelarlo.

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