Autotrasporto, cambiano i ministri ma non la loro abitudine a “non vedere” il marcio che c’è

A lanciare il sasso nello stagno è stato il vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio, Paolo Uggè, che letta la notizia di un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza a Lodi, dove i titolari di un’azienda di autotrasporti avrebbero sfruttato i propri dipendenti costringendoli a ritmi di lavoro massacranti senza giorni di ferie e a dormire in brandine di fortuna all’interno della ditta o in cabina, pagando per di più per quel “servizio”, ha chiesto che a chi compie simili reati venga impedito di guidare un’azienda. In pratica che venga sequestrata loro per sempre la “patente per lavorare nel settore”. Un “sasso” che sembra non aver smosso troppo le acque stagnanti (spesso paludose e capaci di far scomparire ogni cosa) della politica, ma che ha fatto muovere altri. Per esempio alcuni operatori del settore decisi a non arrendersi,  a continuare a chiedere che una  classe politica “che sembra considerare la sicurezza sul lavoro e sulle strade solo un bello slogan di cui riempirsi la bocca, un tema da tenere “nascosto”, dia finalmente risposta alle domande del settore. Svolgendo controlli severi nei confronti delle tante  imprese che praticano il dumping sociale e che è un vero segreto di Pulcinella. Noto a tutti, sconosciuto solo a chi ha interesse a non sollevare il caso ( forse perchè pressato da “potenti elettori”?)  facendo orecchie da mercante alle richieste delle associazioni dell’autotrasporto per impedire lo sfruttamento degli autisti, per lo più lavoratori stranieri sottopagati, e l’allungamento dei tempi di pagamento, pur sapendo perfettamente che così si altera il mercato e si penalizzando le aziende che, invece, operano nel rispetto della legge. Chiudendo in qualche cassetto le richieste di emanare finalmente i costi minimi di riferimento per le attività di autotrasporto e impedendo così di fatto  la più importante delle prevenzioni contro il fenomeno. Controlli chiesti, attraverso commenti lasciati in coda all’articolo sull’iniziativa di Paolo Uggé pubblicata su stradafacendo (cliccate qui per leggerlo), da “addetti a i lavori”. Come Alessandro che nel suo commento scrive che “con le tecnologie moderne capisci subito se un’azienda lavora in regola o meno”, aggiungendo, non senza malizia, “se lo vuoi capire”, e ricordando casi ben precisi, che ognuno può facilmente verificare: “azienda pavese beccata in calamita, protagonista di un servizio delle Iene, che lavora ancora adesso senza problema; azienda della provincia di Milano, due condanne per schiavismo dopo intercettazioni di minacce agli autisti, elogiata per nuova logistica, e lavora con romeni di agenzie; azienda piemontese, stessa identica storia di quella lodigiana, lavora ancora senza scritte sui mezzi in amministrazione controllata”. Esempi che portano Alessandro a una precisa conclusione: “Il problema non è trovare le aziende scorrette. Il problema è farle chiudere definitivamente ed evitare che vadano ad amici o parenti. Qua sanno che rimangono impuniti, e infatti ci provano, mal che vada domiciliari…”. Riflessioni condivise da un altro operatore del mondo dell’autotrasporto, Oscar, che segnala invece come “alla guida del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti si siano avvicendati negli ultimi anni ben tre ministri, Graziano Del Rio, Danilo Toninelli, e ora Paola De Micheli, ma i i due problemi fondamentali dell’autotrasporto, quello dei costi di riferimento della sicurezza e quello dei tempi di pagamento non sono ancora stati affrontati e risolti”. Un operatore che, forse stanco e scoraggiato, convinto che la politica continuerà a “seppellire” questi problemi nel dimenticatoio, invita  i giornalisti a cercare di capire “perché” tutto questo possa continuare ad accadere sotto gli occhi di tutti. Magari domandando proprio agli operatori, a centinaia di migliaia di lavoratori che molto probabilmente sono a conoscenza di fatti anche rilevanti, ai quali è rivolto l’invito a non stare zitti. Perché così si permette solo ai delinquenti di far concorrenza sleale agli onesti. Spalancando le strade a imprenditori ai quali, come suggerito dal vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio, dovrebbe essere dato “l’ergastolo della patente per guidare imprese di autotrasporto”. 

 

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