Le sette strade che la logistica dovrà seguire per superare gli ostacoli del “dopo Coronavirus”

Sette strade. Sono quelle che la logistica è chiamata a percorrere per ripartire lasciandosi alle spalle gli “effetti collaterali” che l’epidemia di Coronavirus ha causato all’economia, i disastri finanziari che sono andati ad aggiungersi a quelli sanitari. Sette strade indicate nell’indagine “La logistica nella guerra al virus: le sette nuove direttrici nelle filiere e nel capitale umano” realizzata dal Randstad Research, il centro di ricerca del Gruppo Randstad dedicato al lavoro del futuro, in collaborazione con Confetra, che ha analizzato l’impatto del Covid-19 sul settore individuando sette trasformazioni alle quali è chiamato il settore per ripartire dopo l’emergenza. Eccole. 1 / Nuovi protocolli di lavoro, nuove norme di sicurezza. Le misure che sono state attuate allo scoppio della crisi e altre che verranno prese con la riapertura graduale delle attività cambieranno in modo permanente il modo di operare e di lavorare: misure di igiene, di distanziamento, ma anche maggior controllo a distanza, un maggior ricorso all’automazione. Nell’elettronica, nell’automotive e nella logistica gli attuali ambienti di lavoro prevedono già l’automazione accanto al distanziamento. Le principali criticità saranno la polverizzazione delle aziende e le difficoltà di molti operatori di adeguarsi ai nuovi standard. 2 / Diversificazione delle fonti e dei canali. Il virus ridisegnerà il commercio globale e per farsi trovare pronti alla nuova realtà uno dei primi passi obbligati sarà sostituire la fonte unica di approvvigionamento con la presenza di diverse alternative, che vanno dalla rilocalizzazione nel Paese di origine agli accordi con aziende di vari Paesi, passando per la robotizzazione e il lavoro a distanza. 3 / Maggiori sinergie fra operatori della filiera. Per ripartire e convivere con il virus serviranno più trasparenza, maggiori controlli e una più stretta collaborazione fra tutti gli operatori attivi nelle diverse fasi della filiera logistica. La chiave sarà centralizzare in magazzino le operazioni di imballaggio, anche in caso di ordini da diversi produttori, e mettere in comunicazione tutte le attività logistiche, dalle spedizioni alla gestione della relazione col consumatore. 4 / Digitalizzazione. Dal controllo a distanza all’automazione e all’uso dei Big Data, la logistica del futuro dovrà essere digitale. Durante la pandemia anche gli utenti più restii si sono convinti a utilizzare i canali e-commerce per i loro acquisti ed è esploso lo smart working, difficilmente si tornerà indietro. Molte piccole e medie imprese italiane sono ancora in ritardo sul fronte della digitalizzazione, questo è il momento di accelerare e puntare sulle tecnologie digitali che consentono di dematerializzare i processi produttivi, lavorare in modalità agile e garantire più flessibilità. Altrimenti rischiano di restare tagliate fuori dal mercato. 5 / Riserve strategiche. I problemi scoppiati nella sanità con la carenza di mascherine, il numero limitato di respiratori, la difficoltà di produrre tempestivamente tamponi, kit di analisi del sangue, impongono un riesame delle condizioni di efficienza dei sistemi in condizioni di incertezza. Anche questi aspetti di gestione dei processi, come per i protocolli sanitari e di distanziamento, sono destinati a segnare le norme aziendali a venire. Occorre, a seconda dei casi, avere le scorte e i margini di riserva in caso di emergenza (‘buffer stocks’), oppure la capacità in termini di brevetti, macchinari, o ‘know-how’, di supplire rapidamente alle carenze. 6. / Rilocalizzazione e sostenibilità. L’automazione e l”additive manufacturing’ possono spingere la produzione più vicino ai luoghi di consumo e favorire il ‘reshoring’, cioè la rilocalizzazione della produzione entro i confini nazionali o nei mercati di consumo, sfruttando le nuove tecnologie oppure accordi e politiche di collaborazione. La filiera logistica può essere un connettore fondamentale tra produttori locali flessibili e mercato: il ‘rapid manufacturing’, per esempio, sta coinvolgendo sempre più i magazzini della logistica, dalla possibilità di stampare ricambi e componenti senza la necessità di stoccarli, alla possibilità di distribuirli in tempi rapidi. E al reshoring si affiancano l’economia circolare e la sostenibilità, con la ricerca di filiere integrate compatibili e di un minor impatto ambientale. 7 / Resilienza e qualità del capitale umano. La capacità di realizzare queste trasformazioni e coglierne le opportunità dipende dalle persone che lavorano nel settore prima che dagli investimenti in tecnologia, macchinari e ambienti. Servono autisti, carrellisti e imballatori ‘smart’; dirigenti con una cultura aziendale solida e una mente aperta alle sfide; solutions designers, ingegneri logistici, planner dei trasporti, gestori e fornitori di rete, site managers e profili con forti competenze It e Hr. Sono le figure necessarie per mettere al centro l’innovazione di processo, sia nella sua dimensione tecnologica e di analisi e gestione dei dati sia in quella gestionale di capacità di gestire i processi e i conflitti, di trasformare i rapporti gerarchici in relazioni collaborative. Spesso questi profili sono introvabili e per questo la formazione sarà una delle sfide chiave per il futuro della logistica.

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