Una guerra segreta si combatte ogni giorno sulle strade d’Europa fra tre milioni di camionisti

È una vera guerra quella che ogni giorno si combatte su strade e autostrade di tutta Europa e che vede protagonisti tre milioni di camionisti condannati a pagare, sulla propria pelle, spesso a carissimo prezzo, il prezzo del divario Est- ovest, di un’Europa unita sulla carta ma divisa nella realtà, con gli autisti bulgari che faticano a guadagnare circa 300 euro al mese, un quinto di un conducente italiano. Uno scontro senza confini raccontato da un reportage di Euro News (cliccate qui per guardarlo) “dando voce alle persone direttamente colpite da questa terribile situazione, esponendo la realtà della spietata industria europea degli autotrasporti e i suoi effetti divisivi sulla politica europea”, come si legge nella presentazione che sottolinea come mentre “ milioni di camionisti sulle strade d’Europa condividono tutti lo stesso stile di vita, fatto di parcheggi solitari, stazioni di servizio e autostrade infinite (ma non tutti hanno lo stesso stipendio, quello che guadagnano non dipende dall’abilità o dall’anzianità, ma dalla loro provenienza), “i datori di lavoro approfittano del divario salariale tra est e ovest per aumentare i margini di profitto. Una pratica nota come dumping sociale, che ha portato alla perdita di posti di lavoro in Europa occidentale e allo sfruttamento dei lavoratori in Europa orientale. Con conseguenze, concludono gli autori del reportage, “che possono essere mortali”.

 

 

2 risposte a “Una guerra segreta si combatte ogni giorno sulle strade d’Europa fra tre milioni di camionisti

  1. Il problema non sono le aziende, ma chi gli permette di farlo, quindi prima l’Europa e poi i vari governi, con l’avvallo spesso di sindacati e associazioni di categoria. Con la riforma Bulc e’ iniziato un processo di schiavismo legalizzato. E a breve, con l’apertura a Serbia e Croazia, per l’Italia sara’ la fine. Sarei curioso di sapere quanti provvedimenti sono stati presi sul divieto della pausa lunga in Italia e sul cabotaggio illegale, specie con mezzi palesemente di aziende italiane ma targate slovacche, polacche o rumene.

  2. Qualcuno oltre a essere un poveretto è anche disinformato. Non tutte ma se non fosse per alcune rappresentanze dell’autotrasporto saremmo invasi da questi lavoratori. Certo loro cercano lavoro; molte aziende tedesche, francesi, italiane, etc delocalizzano e poi utilizzano quei lavoratori per farsi concorrenza. È il sistema che non funziona e sono i governi dei Paesi che obbediscono alle grandi imprese e finanziarie che non difendono i loro lavoratori e le loro imprese. Le federazioni quelle serie si battono in sede europea ma la categoria non è molto attenta a queste legittime e giuste battaglie.

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