Morti di fame: i camionisti rischiano di esserlo due volte. In senso figurato ma anche letterale

Morti di fame, ovvero, come confermano i dizionari dei sinonimi, ridotti in miseria, spiantati. Una definizione che per molti autotrasportatori italiani rischia di avere un doppio significato: in senso figurato, senza “liquidità” (per colpa di aiuti statali che non arrivano ma anche di molti committenti che non pagano)  ma anche nel vero senso della parola, senza cibo con il quale nutrirsi, senza posti dove potersi fermare per pranzare, cenare. Una situazione di grave difficoltà nella quale migliaia di conducenti si trovano ogni giorno, senza però che i politici, ma anche molti organi d’informazione (compresi moltissimi “contenitori” attentissimi in compenso a raccontare la storia dei nuovi Romeo e Giulietta, innamoratisi da balcone a balcone bloccati in casa dalla quarantena…), ne parlino. Una delle tante facce di un Paese alle prese con un’emergenza mai vissuta negli ultimi decenni ma anche con un’incapacità a gestirla che appare sempre più evidente ogni giorno che passa, denunciata oggi dai responsabili di Conftrasporto, Figisc (Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti) e Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), tutte aderenti a Confcommercio, che hanno inviato una lettera congiunta indirizzata ai ministri dei Trasporti e delle Infrastrutture Paola De Micheli, dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e del Turismo Dario Franceschini per chiedere un intervento urgente “nel rispetto di tutte le necessarie prescrizioni igienico-sanitarie, che possa garantire l’apertura degli esercizi di ristoro posti nelle aree di rifornimento situate, anche, sulle reti stradali nazionali e regionali. Nell’emergenza non si sono mai fermati: oltre alle farmacie e agli ospedali, riforniscono supermercati e punti vendita. Ma, al di fuori delle autostrade, non hanno un posto dove poter mangiare”, si legge nel comunicato stampa. “Gli autotrasportatori si trovano, ormai da mesi, in una situazione di grave difficoltà, cui si aggiunge il problema di reperire un pasto lungo le strade statali e regionali. Durante l’emergenza in corso è stato riconosciuto da istituzioni e società civile il ruolo strategico svolto dal comparto del trasporto, a supporto del sistema economico nazionale e della qualità della vita dei cittadini, con autisti e corrieri al fianco di medici e infermieri sono in prima linea per assicurare alla comunità nazionale il superamento dell’emergenza e il presidio di quella parte di ordinarietà̀ della vita possibile durante l’epidemia. Autotrasportatori che continuano a garantire gli approvvigionamenti in maniera molto capillare sul territorio nazionale e che per effettuare al meglio le proprie funzioni in sicurezza hanno bisogno di luoghi adeguati dove poter svolgere i prescritti periodi di riposo dalla guida e dove poter mangiare e rifocillarsi, lungo tutta la rete dove prevalentemente operano. Per questo motivo assumono valenza strategica non soltanto le autostrade, ma anche e soprattutto le reti delle strade statali e regionali ad alta percorrenza. È su queste, infatti, che si svolge quella peculiare funzione connettiva dell’autotrasporto, che nessuna altra modalità alternativa può svolgere. Conftrasporto, Fipe e Figisc”, si conclude l’appello, “chiedono quindi di far chiarezza su alcuni passaggi del Decreto della presidenza del consiglio dei ministri del 26 aprile scorso”, che, a loro giudizio, non fornisce un contributo chiaro e univoco sulla questione: “non appare, infatti, condivisibile e comunque coerente con quanto valido in generale per tutte le attività di ristorazione l’obbligo di chiusura (senza possibilità neanche di asporto) degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande posti nelle aree di servizio e rifornimento carburante, con esclusione soltanto di quelli situati lungo le autostrade”.

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