Il vaccino contro l’epidemia economica esiste già ed è liquido: basta solo farlo viaggiare in fretta

Uscire il prima possibile dall’emergenza sanitaria generata dal Coronavirus e poter cominciare così a gettare le basi per favorire anche una “guarigione economica” è l’obiettivo principale che tutta l’Italia vuole raggiungere, ma la strada per arrivare al traguardo è costellata ancora da dure prove che ci attendono. I dati elaborati dal centro studi di Confcommercio, che indicano 50 miliardi di perdita di Pil, sono preoccupanti, ma non debbono demoralizzare, anzi devono essere uno stimolo in più per dare a tutti la giusta carica indispensabile per affrontare le battaglie che verranno. “Armati” di due elementi essenziali: una liquidità garantita da subito alle imprese e un cambio di passo nei rapporti tra committenza e operatori del trasporto. Su questo ultimo aspetto nella scorsa settimana Conftrasporto ha fornito numerosi esempi di comportamenti estremamente errati. Dire a un operatore che sta investendo le proprie risorse “non ti pagherò se non il prossimo anno” è idiota oltre che autocastrante. Quale possa essere la reazione di quell’imprenditore che destina i propri soldi e chiede ai suoi collaboratori di continuare a prestare la propria opera anche in mezzo a enormi difficoltà lo si dovrebbe comprendere facilmente. Ma coloro che continuano a ritenersi i “padroni delle ferriere” sono ancora molti tra i committenti e purtroppo non riescono a capire che così danneggiano, oltre che sé stessi, il Paese. Questo non significa non comprendere che anche le imprese del sistema produttivo abbiano delle difficoltà, ma la strada da percorrere non è certo quella che porta a scaricare su altri i problemi, cercando e trovando invece insieme le possibili soluzioni. Prima fra tutte quella di dare la massima liquidità possibile reale alle imprese. Esiste una strada? Sì, ma dipende dalla capacità del Governo di comportarsi nei confronti delle autorità europee non in modo servile ma sostenendo le nostre ragioni e ottenendo che le risorse, messe a disposizione dalla Banca centrale europea a costo praticamente zero, siano garantite alle piccole e medie imprese e non alle “solite note” condizioni, ma a tassi vicino allo zero. Non è fantasia: è una realtà che è in vigore da tempo e che fino a ora non è stata particolarmente resa nota, né richiesta, da chi ci governa. Perché cercare di seguire nuove strade, con richieste di “Coronabond” o altre invenzioni che servono solo a far perdere tempo, in quanto rischiano di non essere comprese, quando la soluzione esiste già ed è facilmente percorribile? Garantire risorse rapidamente si può, il Governo deve renderlo davvero possibile. Diversi articoli pubblicati dagli organi d’informazione ci confermano che in Svizzera hanno già iniziato a erogare quanto è considerato necessario per la gente e le imprese; che in Germania il Governo ha messo a disposizione 500 miliardi di euro e negli Stati Uniti duemila miliardi. Il nostro Esecutivo ha annunciato interventi per soli 50 miliardi che oltretutto prevedono tempi per la messa a disposizione non ancora certi. Con questi insufficienti “antidoti economici” anche se miglioreranno le condizioni sanitarie non saremo pronti alla ripartenza con la dovuta spinta che può venire solo da una robusta iniezione di liquidità. La nostra classe politica lo deve comprendere rapidamente. Qualcuno sembra voler seguire il percorso della lenta e controllata ripresa: non sta a chi non possiede le adeguate competenze e conoscenze dire se la strada indicata sia da perseguire o meno, ma quello che è certo è che si deve smettere con le pastoie di una burocrazia (quella negativa) che anziché accelerare i processi opera per rallentarli. L’esempio registrato sulla vicenda delle mascherine è la dimostrazione più evidente di come si debba mutare (come fanno anche i virus) e in fretta. È questo il vero vaccino: sanitario ed economico…

Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio 

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