Lo scontro autotrasportatori-governo è stato evitato grazie a un “carico” di impegni precisi

Lo scontro non c’è stato, il confronto si. E soprattutto ci sono stati impegni ben precisi presi, davanti ai rappresentanti di Unatras, dal ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Paola De Micheli. Impegni, messi nero su bianco in un verbale d”intesa, che prevedono una retromarcia del Governo sui tagli alle risorse destinate all’autotrasporto, compresa la temutissima cancellazione dei rimborsi sulle accise per il gasolio destinata a mettere in ginocchio migliaia d’imprese d’autotrasporto italiane non più competitive sul mercato europeo; impegni che fissano una consultazione mensile fra ministero e rappresentanti del settore per la trattazione di punti altrettanto importanti. È grazie a questi impegni, frutto di un confronto a lungo invocato dal mondo dell’autotrasporto e finalmente “arrivato”, che, seppure all’ultimo istante, è stato possibile evitare un fermo nazionale dell’autotrasporto. Una protesta che, se fosse stata messa in atto alla vigilia di Natale come previsto, avrebbe avuto il devastante effetto di paralizzare l’Italia e di provocare un danno economico pesantissimo. Ben superiore a quanto il Governo avrebbe incassato con i tagli. Un pericolo evitato grazie alla decisione del ministero non solo di mantenere le risorse già previste da intese precedenti, ma anche di incrementare gli stanziamenti per la sostituzione del parco circolante, spostando la sospensione dell’accisa per quasi un anno, senza dimenticare di inserire nell’agenda dei prossimi incontri, con cadenza mensile (a conferma di una volontà di ascoltare e capire), temi come i costi della sicurezza, o i tempi di pagamento. Risultati positivi, che non potevano non fermare la protesta. Certo ora, come ogni anno, si dovranno seguire i lavori parlamentari, per verificare che quanto assicurato dal ministro sia inserito nella Legge di bilancio, ma la strada intrapresa sembra quella giusta. Soprattutto perché è stato tracciato un percorso in cui politica e mondo del lavoro si parleranno, cercheranno insieme soluzioni ai problemi. Lasciandosi alle spalle (questo è l’augurio) l’era dei “no ideologici”, delle richieste d’incontri rimaste senza risposta. In altre parole: con la Legge di bilancio in approvazione è stato ottenuto il massimo di quanto si potesse ottenere: un’intesa sulle risorse e una gradualità nei tagli per il recupero dell’accisa. Ricorrere a un fermo avrebbe permesso di ottenere risultati diversi? La risposta è no: forse si sarebbe arrivati a tagliare gli stessi traguardi, ma con le imprese (e l’intero paese) chiamati a dover pagare il costo, salatissimo, della protesta. Le richieste prevedevano tutte, o quasi, dei provvedimenti di legge che debbono essere approvati dal Parlamento e inseriti nella Legge di bilancio per divenire operative: con il fermo si sarebbero ottenuti degli impegni inseriti in una intesa che avrebbe dovuto attendere la approvazione delle Camere. In sostanza niente di diverso rispetto a quanto ottenuto con l’accordo con la ministro. E poi, tutte le federazioni sarebbero state concordi? E le imprese avrebbero davvero accettato di sospendere i servizi di trasporto in un momento nel quale la domanda di servizi aumenta, in un periodi di fatturati in rosso? Certo, qualcuno dirà che con un fermo si sarebbe dato un segnale forte alla classe politica, ma a prendere una decisione, all’incontro con il ministro, c’era chi rappresenta operatori che se non lavorano non ricavano nulla. Meglio la strada del dialogo. Quella stessa via che ha permesso di compiere importanti passi in avanti anche per gli incentivi per il trasporto combinato delle merci via mare e su rotaia, con il Marebonus e il Ferrobunus. E che ha visto il ministro Paola De Micheli annunciare che il 2 dicembre sarà a Bruxelles per affrontare il caso Brennero, per opporsi a chi, in barba al diritto di far circolare liberamente per l’Europa unita merci e persone, sta cercando di chiudere il valico ai tir italiani. Un altro segnale importante. Un confronto che ha impedito e che tutti si augurano possa scrivere il primo capitolo di una nuova storia, di un confronto aperto e puntuale: la via che da sempre Fai Conftrasporto ha indicato per evitare possibili scontri…

Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio 

6 risposte a “Lo scontro autotrasportatori-governo è stato evitato grazie a un “carico” di impegni precisi

  1. Spero si tratti di una sospensione vincolata al rispetto rigoroso degli impegni. Io comunque rimango dell’idea che, lo ripeto da anni,l’intervento che darebbe una scossa al sistema e favorirebbe le aziende in regola è quello di inserire l’indetraibilità dei costi di trasporto e dell’Iva sugli stessi per tutte le aziende che affidano i trasporti a ditte senza la regolarità d’impresa. Questo responsabilizzerebbe sia i committenti che affidano i trasporti in modo diretto sia le case di spedizione che sarebbero obbligate anch’esse a utilizzare vettori regolari e non chi delle regole se ne frega e offre solo il prezzo più basso. È proprio cosi difficile fare questa richiesta, che non costa nulla allo Stato, ma che darebbe il segnale forte “LAVORA SOLO CHI È IN REGOLA” ???

  2. Il principio: “LAVORA SOLO CHI E’ IN REGOLA” è sacro ed indiscutibile. Non è facile ottenerlo anche perchè coinvolge a livello personale ognuno di noi. Mi verrebbe da utilizzare la frase evangelica del “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Non è sufficiente e non si risolve questo problema con una regola ma con la condivisione concettuale e concreta dei comportamenti singoli. Tornando alla sospensione dell’iniziativa occorre dire che l’elemento assolutamente da evitare era far emergere diversità di posizioni sulla decisioni da assumere, dopo il confronto. Forse di poteva andare avanti e costringere il governo a una trattativa, dalla quale non si sarebbe potuto sottrarre? È una ipotesi. Quello che invece si doveva evitare era fornire all’esterno segnali non omogenei. Quando si redigono intese che prevedono passaggi che per forza di cose impattano con il Parlamento la certezza esiste solo dopo che questi sono esauriti. Anche con il fermo non ottiene questa certezza. Quello che regge l’intera questione è il riconoscimento della rappresentanza e della sintonia con la categoria. Questa non deve mai venire meno. Indebolire il principio sintonico del rapporto tra categoria e rappresentanza consente alle controparti di inserirsi e trovare le condizioni per smontare l’intesa. Se si commettesse questo errore avremmo lavorato per nulla. Occorre andare avanti con coerenza e con la schiena diritta, pronti sempre a collaborare ma senza venir meno ai punti indisponibili che sono la parte essenziale della contrattazione. Vigilare con attenzione e non farsi coinvolgere in iniziative che produrrebbero solo negatività a tutto il nostro sistema. Qualche aspetto positivo in questo senso è stato di nuovo inserito nell’intesa. Questo vale più di tutti gli altri punti.

  3. Qualcuno lo aveva previsto! Non preoccupatevi perchè tanto il fermo non lo faranno. Puntualmente è avvenuto. Che interpretazione fornire? Abbiamo dei rappresentanti venduti o incapaci? Oppure i risultati ottenuti giustificano la sospensione del fermo? Si dicono tante cose e non so che interpretazione dare. Essendo per natura diffidente propenderei per l’ipotesi più negativa.

  4. Caro Alessio, avevo letto anch’io il commento con il quale si metteva in dubbio l’effettuazione del fermo. Quindi ho voluto documentarmi sui risultati ottenuti. Innanzitutto sono andato a leggermi tutto l’accordo e tutti i commenti, compreso Ruote d’Italia l’articolo settimanale del presidente Fai, e poi i diversi commenti rilasciati.Infine ho chiamato la federazione alla quale aderisco (perchè noi siamo capaci di criticare ma partecipare molto poco) e mi sono fatto chiarire i contenuti. Debbo dire che l’accordo raggiunto, non sottoscritto, (e qui Ti dò già una notizia) l’Unatras ha scritto al ministro dicendo che condivideva i contenuti dell’accordo e pertanto ha deciso di non dare attuazione alle procedure previste per il fermo dei servizi di trasporto ma che avrebbe monitorato il proseguo della vicenda per verificare lo stato di attuazione dei punti contenuti nell’accordo. Debbo dire che concordo con quanto l’Unatras ha deciso. Bisogna riconoscere sia il fattivo lavoro che la ministro ha portato avanti e la portata degli impegni sottoscritti. Come tutti sanno molti punti sono soggetti alla approvazione del Parlamento in quanto richiedono modifiche di legge. Anche con il fermo si sarebbe sempre dovuto attendere l’approvazione parlamentare. Altri punti riguardano aspetti sui quali il ministro ha stabilito date per l’avvio della loro discussione. Quindi si può dire che i fatti ottenibili sono presenti nel verbale di intesa e che bisogna seguirne gli sviluppi. Come detto in un altro commento si sono ottenuti risultati senza dover sostenere il costo di un fermo. Perchè non dobbiamo mai dimenticare che agli operatori il fermo costa. In sostanza nè incapaci, nè “venduti”, ma ritengo con tutta franchezza prudenti. Il futuro dipenderà molto dal grado di vicinanza che saprà dimostrare la categoria nei confronti delle federazioni che hanno ottenuto i risultati che ognuno può leggere nel testo.

  5. Italo, sicuro che l’intero mondo dell’autotrasporto di fronte a una intesa come quella che è stata raggiunta avrebbe aderito in ogni caso al fermo? Ho qualche dubbio. Diverso sarebbe stato mantenere la dichiarazione di fermo per proseguire il confronto che probabilmente avrebbe visto coinvolto anche lo stesso Presidente del Consiglio. Ma questo richiedeva una visione comune tra categoria e federazioni che deve essere ricostituita.

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