Acqua alta a Venezia: “È la prova che i mari si innalzano, ma l’Italia sta a guardare”

“L’acqua alta a Venezia riporta a galla il problema dell’assoluta inerzia e della miopia con la quale l’Italia sta affrontando il fenomeno dell’innalzamento dei mari”. A denunciarlo è il presidente nazionale di Federlogistica-Conftrasporto, che fa capo a Confcommercio, Luigi Merlo che si è detto sconvolto dal fatto che “le istituzioni italiane stiano sottovalutando gli effetti del cambiamento climatico sul mare e sulle coste.  Quanto avvenuto a Venezia è’ purtroppo l’ennesima dimostrazione della escalation che ci aspetta. Il Mose rischia di essere uno dei più grandi e clamorosi fallimenti della storia delle infrastrutture in Italia. Nel nostro Paese”, ha spiegato sempre  il presidente di Federlogistica, “sono a rischio 5500 chilometri quadrati, fra porti, ferrovie, strade. Rotterdam ha realizzato Maeslantkering e la Resilience strategy, Singapore ipotizza investimenti per 100 miliardi di dollari per proteggersi dall’innalzamento del mare sopraelevando le strade di 4 metri e l’aeroporto di 5 metri, In Giappone hanno predisposto un piano per evitare che il 60% delle spiagge sparisca . Il Comune di New York ha istituito l’ufficio Recovery and Resilience a dirette dipendenze del Sindaco. Le città Califoniane da tempo studiano il fenomeno. In Italia, una penisola fondata sull’economia del Mare si ragiona sempre in termini di emergenza e senza avere impostato la minima programmazione e un piano per adeguare le infrastrutture. Nel corso di questo secolo 190 milioni di persone nel mondo dovranno spostarsi dalla costa all’entroterra e il fenomeno riguarderà anche molte città italiani . I danni economici nell’economia portuale e turista sono già oggi rilevantissimi”.

2 risposte a “Acqua alta a Venezia: “È la prova che i mari si innalzano, ma l’Italia sta a guardare”

  1. Possibile che nessun giornalista si domandi cosa sarebbe successo se il Mose fosse stato completato? L’opera bloccata da una cultura della colpevolezza a prescindere che fa bloccare la realizzazione di ogni opera infrastrutturale, magari per scoprire anni dopo che il “fatto non sussiste o che non costituisce reato”. Oggi dopo aver speso tanti soldi l’unica cosa che si produce è il diluvio di parole di politici o giornalisti in cerca di visibilità sulle spalle di una città e dei cittadini. Soldi sprecati per il Mose che anche per il blocco delle opere conclusive rischia di non produrre i risultati per i quali era stato immaginato. Ma la nostra classe politica anzichè agire per modificare questo modo assurdo di agire e di pensare che sta producendo il blocco delle opere necessarie preferisce le passerelle e la solita sequele di promesse e parole mielose. Ma la gente e il Paese hanno bisogno di fatti concreti.

  2. Non si dica che l’allarme non era stato lanciato. Federlogistica e Conftrasporto mesi or sono avevano tenuto un convegno con l’Enea lanciando l’allarme sull’innalzamento dei mari. Ma tutti coloro che oggi a parole intervengono sulle disgrazie di Venezia dove sono stati fino ad oggi? Eppure nel convegno questi rischi erano stati ben evidenziati. Qualcuno dei tanti chiacchieroni era intervenuto per sollecitare la ripresa dei lavori per mettere in funzione il Mose? Qualche confederazione che ora prova a intestarsi il merito di aver segnalato questi possibili tragici eventi aveva preso posizione e si era schierata con Confcommercio che è la casa comune del mondo dei trasporti e che aveva patrocinato il convegno con Enea e Federlogistica? Assolutamente no! Il presidente Merlo questi rischi li aveva evidenziati; il rischio era ben stato illustrato nelle relazioni. Ma gli opinionisti e dli scribacchini hanno approfondito questi temi? Certo che no! Oggi a cose avvenute si indignano per fatti che erano già noti e per i quali nessuno aveva speso una parola. Vergognatevi!

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