Terrorismo sul clima? Uggé: “L’informazione non si basa sulla scienza, forse ha altri scopi”

Da una parte uno scienziato, il professor Antonino Zichichi, pronto ad affermare, dalle colonne del Giornale che “cambiamento climatico e inquinamento sono due cose completamente diverse” e che “legarle vuol dire rimandarne la soluzione” e che “ il riscaldamento globale dipende dal motore meteorologico, dominato dalla potenza del sole che incide del 95 per cento a differenza delle attività umane che impattano per il solo 5 per cento”. Dall’altra i tuttologhi “che si esprimono con parole su questioni di un valore scientifico dimenticando che, senza usare il rigore logico di un modello matematico, non si ottiene il legame con la realtà”e “ tesi terroristiche, utilizzate per altri scopi ma senza affrontare il tema dell’inquinamento con interventi realmente funzionali al suo abbattimento”. A mettere su un immaginario “piatto della bilancia” le due realtà invitando a “pesarle bene” e a riflettere su quanto di giusto e di sbagliato stanno comunicando gli organi d’informazione, usando “le parole con le quali si può dire di tutto ed il suo contrario” è il vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio Paolo Uggè che nel suo Punto pubblicato sul sito di Conftrasporto (cliccate qui) torna a occuparsi del tema inquinamento e surriscaldamento del clima. Facendo suo l’invito rivolto a tutti dal professor Zichichi: quello a riflettere sul fatto che “tremila anni fa nacque la logica che prevede formule matematiche e scienza. Logica che significa produrre un modello matematico: quindi non solo parole ma formule”. E invitando tutto a riflettere anche su un altro precedente che dovrebbe insegnare: “nel 1987, così afferma in una ricostruzione Giulio De Donato, già vice segretario del Psi per il giornale l’Indipendente, un referendum bocciò l’utilizzo del nucleare che produsse la rinuncia a quella fonte di energia. Il tutto a causa di una scelta politica di un partito che attuò, dopo la sciagura di Chernobyl, una campagna efficace di comunicazione che portò alla vittoria dei No alla domanda sul nucleare. Il risultato fu che per coprire il deficit del 17 per cento di energia l’Italia è costretta ad acquistarla da Paesi che confinano con il nostro. Così gli italiani pagano costi più elevati e sono soggetti al rischio, di fronte a un incidente alle centrali, di subirne le medesime conseguenze. La domanda , o se preferite il dubbio, che potrebbe insorgere vedendo come viene utilizzato dai media, dai messaggi pubblicitari stessi e da una classe politica non proprio eccelsa, è se non si stia ripercorrendo, dopo anni, la medesima strada. Una cosa è scontata. Se così fosse le conseguenze le pagheranno le imprese ed i cittadini, mentre qualcuno ci guadagnerà”.

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