Tragedia di Annone: il nuovo ponte c’è, ma il viaggio verso la sicurezza non è mai partito

Il 28 ottobre 2016 alle 15.30 transitavo sulla superstrada 36 in direzione Lecco quando in prossimità del ponte che collega i comuni di Annone e Cesana Brianza ho trovato una pattuglia della Polizia stradale che deviava il traffico su una corsia mentre alcuni operatori dell’Anas controllavano lo stato del manufatto. Alcune ore più tardi quel ponte è collassato e purtroppo un automobilista di 68 anni, Claudio Bertini, sposato e padre di una figlia, che in quel momento il destino ha fatto transitare sotto il cavalcavia, è rimasto schiacciato dalle tonnellate del cemento e del tir “risucchiato” dal crollo. Una tragedia immane che ha colpito un cittadino, una famiglia e un’intera comunità. Dopo oltre due anni e mezzo mi sono ritrovato a percorrere, in senso opposto, la stessa statale e passando in quello stesso luogo non ho potuto fare a meno di pensare alla vittima e ai suoi familiari, così come non ho potuto non domandarmi cosa fosse cambiato in questo lasso di tempo in termini di prevenzione per evitare che simili episodi avessero e abbiano ancora a ripetersi. Insomma le promesse fatte all’indomani della tragedia sono state mantenute? La risposta è no, e non sono certo servire a compensare la delusione, ma anche la rabbia, per questa colpevole inefficienza le dichiarazioni che ho potuto leggere sulle agenzie di stampa del titolare del ministero delle Infrastrutture e trasporti che diverse cose ha detto eccetto quella che milioni d’italiani aspettavano: cosa è stato realizzato al fine di evitare il ripetersi di certe tragedie. Esiste quella mappatura delle nostre infrastrutture annunciata con grande enfasi? Sono state emanate le disposizioni per regolamentare il trasporto eccezionale in modo da consentire alle imprese di autotrasporto di poter operare in sicurezza per loro e per gli utenti della strada? Alcune proposte adeguate sono state avanzate dagli stessi operatori del settore attraverso le loro rappresentanze: che fine hanno fatto? Oltre alle parole di circostanza dunque sembra che poco o nulla sia mutato. Silenzi che rendono colpevole di una “tragica presa in giro” chi avrebbe dovuto rispondere a coloro che hanno subito le tragiche conseguenze di quel crollo e a coloro che per mancanza di controlli “veri” continuano oggi a rischiare la vita. Perché, è assodato, di cavalcavia a rischio ce ne sono, eccome. Tragedie e pericoli che in molti casi potrebbero avere una “matrice” ben chiara, ovvero una normativa emanata nel passato, per favorire qualcuno, e mai corretta che consentiva di far “passare” per eccezionali carichi che invece, a norma di legge, non lo erano. Moltiplicando esponenzialmente il peso caricato su carreggiate sospese e piloni portanti. Tutto puntualmente segnalato. Tutto puntualmente fatto finire nel dimenticatoio. Tornando ai giorni nostri, come giudicare, se non come esempio “da condannare”, la scelta di un rappresentante del governo di utilizzare l’inaugurazione del nuovo Ponte di Annone per fare propaganda a iniziative sulle quali non si è in grado di fornire certezze per quanto riguarda la loro entrata in vigore? Rilanciare (in occasione della commemorazione di chi senza colpa è stato vittima) l’avversione del proprio movimento alla realizzazione delle infrastrutture, come la Tav, è apparsa una manovra del tutto ingiustificabile da parte di chi in quel momento rappresentava l’intero governo. E annunciare “il più grande piano infrastrutturale per il futuro” a cosa equivale? A dire tutto e niente. Più niente che tutto, in realtà. Una via ben più comoda e facile di quella che conduce a mantenere gli impegni. E forse sarebbe stato meglio evitare anche di accomunare la tragedia del Ponte Morandi a quella di Annone, se non altro per non dare la netta sensazione di voler solo toccare, strumentalmente, il tasto dell’emotività. Roba da campagna elettorale, l’unica attività che sembra il Governo sia intenzionato a svolgere a tempo pieno e col massimo impegno, nonostante gli italiani chiedano loro, da mesi, di fare tutt’altro: governare. Le ragioni che hanno portato nel tempo all’usura del manufatto lecchese, con la moltiplicazione di carichi da oltre 100 tonnellate ammessi a percorrerlo per permettere qualcuno di “pagare” meno viaggi, dovrebbero essere arcinote. Sulle ragioni che hanno generato il crollo del ponte Morandi sarà invece la magistratura a doversi pronunciare e pur con tutto il rispetto che si deve al ministro, riteniamo siano più credibili esperti, purché operino come soggetti terzi, piuttosto che un uomo politico che già prefigura scenari, che è legittimo pensare possano essere frutto di preconcetti ideologici. A tutti coloro che avevano legami affettivi o di conoscenza con Claudio Bertini suppongo non interessino molto le visioni del ministro, legittime, ma che appartengono alla politica. Le persone e le comunità toccate da queste tragedie, o che potrebbero esserlo, chiedono solo una cosa: che le promesse e gli impegni assunti due anni e mezzo fa siano mantenuti. Chi ha l’onere di governare non può limitarsi agli annunci e alle polemiche politiche. Deve operare nell’interesse del Paese al quale il Governo, nel suo insieme deve delle risposte.

Paolo Uggè, vicepresidente di Conftrasporto e Confommercio

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