Piardi: “Il mondo dei trasporti accelera, l’Italia rallenta. Così sarà esclusa da ogni corsa”

A giugno ha partecipato al Transport Logistic di Monaco, la Fiera di riferimento a livello europeo, e da quell’osservatorio internazionale ha avuto l’ennesima conferma che  “il mondo corre mentre noi continuiamo a essere statici” e che “la carenza di risorse e normative che rallentano il processo di svecchiamento del parco mezzi, la viabilità obsoleta che allunga i tempi di percorrenza,  innalzando oltretutto il tasso di emissioni inquinanti, e un pacchetto di norme comunitarie disomogeneo che penalizza alle frontiere il sistema di trasporti italiani, sono le strettoie giuridico-strutturali da superare per vincere la sfida della sostenibilità economica, ambientale e sociale.  “Scenari che Sergio Piardi ha visto con tanta chiarezza, unita ad altrettanta preoccupazione, da volerli ribadire una volta di più al Governo, al mondo delle imprese, alla “gente comune” perché dalla Germania è rientrato con una terribile certezza: ” Senza una svolta immediata , il rischio è di perdere competitività e posizioni di mercato”. Una marcia indietro in un mondo  nel quale Sergio Piardi prospetta  una crescita dei volumi di merce trasportata alla quale il “vecchio” sistema di trasporto e logistica italiano non potrà essere in grado di fare adeguatamente  fronte se non saprà rinnovarsi.  “Le scelte dei consumatori impongono che tutto arrivi sempre da più lontano e parta per raggiungere mete sempre più distanti,” spiega Sergio Piardi, “e l’aumento dei flussi avrà  come conseguenza la crescita dell’impatto del trasporto su strada. La sfida del trasporto sostenibile è favorire la mobilità di persone e merci coniugando il rispetto dell’ambiente con la stabilità economica delle imprese: questo obiettivo si raggiunge con l’innovazione, non di sicuro con i divieti, che non diminuiscono i trasporti ma li rendono meno efficienti. Se restiamo per ore fermi in coda c’è un surplus di  emissioni e un consumo di risorse, che senso ha ostinarsi a parlare di mezzi più ecosostenibili”. Il comparto del trasporto su strada è totalmente favorevole alla riduzione dell’inquinamento, attraverso modalità più sostenibili e il raggiungimento degli obiettivi Ue, “ma la soluzione deve inquadrarsi in una strategia che venga portata avanti da una politica dei trasporti innanzitutto nazionale, e poi condivisa a livello europeo, che faccia valere il principio della libera circolazione delle merci”. Il riferimento è al “contingentamento” dei Tir al Brennero, dove il “pretesto” della salvaguardia ambientale nasconde un rischio per il sistema economico nazionale. “Il nostro già risicato potere produttivo diminuisce ulteriormente con tutti i divieti che vengono messi in atto”, spiega  sempre Piardi. “Non solo dentro i nostri confini, dalle amministrazioni locali e dai “bacini padani”,  ma anche da Paesi come Austria e Svizzera, senza dimenticare le continue chiusure per manutenzione dei tunnel del Monte Bianco e del Frejus. Per esportare i propri prodotti sui mercati esteri di riferimento e mantenere viva la sua economia, l’Italia ha bisogno di attraversare le Alpi: questi ostacoli alla circolazione, decisi unilateralmente, avranno ricadute a dir poco preoccupanti per le nostre imprese e per l’economia: nel breve termine con un rallentamento delle vendite italiane all’estero, e nel lungo termine con la completa sostituzione dei nostri prodotti”. Ma tra le strettoie da superare non ci sono solo quelle “fisiche” di trafori e cartelli di divieti : c’è anche quella, tutta burocratica, che frena l’innovazione del parco mezzi e di conseguenza la possibilità di ridurre l’inquinamento. Tema sul quale Sergio Piardi non ha il benchè minimo dubbio: “è necessario sostenere l’economia delle imprese di trasporto, per recuperare il gap, con incentivi e normative che snelliscano la burocrazia: “ricordo che il nostro parco circolante è il più vecchio d’Europa, con conseguenze pesanti soprattutto in termini di sicurezza e sostenibilità. Bisogna rendere strutturale il sostegno agli investimenti, prevedendo misure in favore della rottamazione e facilitando l’accesso al credito per continuare a investire ed essere competitivi”.

6 risposte a “Piardi: “Il mondo dei trasporti accelera, l’Italia rallenta. Così sarà esclusa da ogni corsa”

  1. Come si fa a non condividere le riflessioni del presidente Piardi che, tra l’altro, sono perfettamente in linea con quanto sostiene nel suo commento anche il presidente regionale Petrogalli e a livello nazionale il presidente nazionale Fai/Conftrasporto Uggé? Si vede che in quella realtà esiste una squadra. Dovrebbe essere un esempio e un riferimento per tutti.

  2. Quello che più invidio ai signori Piardi, Petrogalli, Uggè, ma anche ad altri esponenti della Fai che si “sbattono” come dei pazzi per informare gli associati e tutti i cittadini di quali pericoli stia correndo tutto il Paese è la fede. Non quella religiosa (non conosco i loro orientamenti) ma quella laico professionale. Una fede incrollabile che li vede continuare imperterriti, pur di fronte a un Paese che manifesta spessissimo disinteresse e in qualche caso totale imbecillità (anche ad alti livelli politici) nel non vedere i pericoli illustrati chiaramente da questi signori ai quali va il mio grazie. Da cittadino e da imprenditore che continua a sognare, nonostante i Di Maio e i Salvini, un”Italia che possa crescere e dare ai miei figli opportunità diverse da quelle che, con questi signori al governo purtroppo vedo fin troppo chiaramente prospettarsi. Continuate a diffondere cultura dei trasporti, prima o poi al volante del Paese arriverà qualcun altro in grado di capire…..

    • Quali sarebbero le colpe e le azioni contro la categoria “camionistica italiana ” perpetrate dai “Salvini e dai Di Maio” ?…..Credi che l’autotrasporto italiano sia stato più tutelato e “aiutato” dai Renzi, Veltroni, Berlusconi, Monti, Prodi, D’alema, Letta ect ect. Perchè non trasferite la sede aziendale nell’Est Europa come fatto da migliaia di “trasportatori” italiani ed europei ?

  3. Ditemi dove devo devo firmare…. Sottoscrivo tutto quanto scritto da Emanuele. Continuate ad avere fede nella “formazione” di un popolo che non sia “bue”, perché con quello (che si alimenta nelle gigantesche mangiatoie del 21° secolo stracolme di twitter e facebook) andiamo a farci del male. Come dice Emanuele se non vogliamo farlo per noi facciamolo almeno per i nostri figli

  4. A proposito di popolo bue (ma anche di asini al governo e pecore fra i quadri intermedi preoccupate solo di avere la loro dose di erba da brucare al giorno sotto forma di stipendio fisso…..): temo che la stalla sia rimasta aperta troppo e che sia impossibile far “ritornare” politici preparati….

  5. Parola d’ordine: contrastare la banda di poveracci che pensa che fare politica consista nello scrivere 3 volte al giorno messaggini su facebook e twitter (oltre ad andare in giro per l’Italia a fare continua campagna elettorale senza fermarsi in ufficio, lontano dai riflettori (ma come, poi nessuno mi vede in tv e sui social!!!!!) invece di stare in Parlamento, al ministero, a occuparsi dei problemi di quegli stessi che li hanno messi lì a guadagnare fior di quattrini

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