Elezioni europee: “L’autotrasporto deve andare in massa ai seggi e indicare che futuro vuole”

Le elezioni europee sono ancora lontane, ma le indicazioni per non “sbagliare strada” alle urne sono già partite. Inviti soprattutto a non disertare i seggi, per non lasciare che a decidere il proprio futuro siano altri; inviti a scegliere coloro che hanno dimostrato di voler fare qualcosa di concreto per lo sviluppo dell’economia ( e non solo) del Paese. Un invito a far si che a guidare l’Europa possano esserci, dopo il voto del 26 maggio, esponenti politici capaci di far viaggiare l’Italia lontano da strade pericolose come quelle del “non fare” e della “decrescita felice” è il vicepresidente di Conftrasporto che nel suo appuntamento settimanale sul sito della confederazione (cliccate qui per navigare) invita la categoria degli autotrasportatori a partecipare in massa al voto europeo. Perchè, spiega Paolo Uggé, “oltre che rispondere a un dovere civico, è per gli operatori del mondo dei trasporti determinante. Non partecipare per gli imprenditori del nostro settore sarebbe un errore rischioso che va evitato”. Un errore chiaramente illustrato in un documento sui principali temi riguardanti l’attività della logistica e dell’accessibilità elaborato da Conftrasporto – Confcommercio che, annuncia Paolo Uggè dal sito di Conftrasporto, “sarà inoltrato a tutte le forze politiche per ottenerne la condivisione. Da parte nostra, come già fatto in passato, renderemo noto le forze politiche sia i nomi di quei candidati che, condividendole, le sottoscriveranno. Terremo incontri con gli operatori che aderiscono alle nostre realtà associative e ci impegneremo per far conoscere le nostre opinioni ai cittadini italiani.”: Il tutto con un solo obiettivo: “la necessità di rappresentanti capaci e non prevenuti in modo aprioristico e ideologico. Occorre una classe politica ragionevole disposta al confronto per approfondire e impegnarsi a favore di un trasporto sostenibile utile ai sistemi produttivi di un Paese come il nostro che deve realizzare i collegamenti ferroviari, stradali, portuali e marittimi. In gioco vi sono temi come l’occupazione, la salute e la nostra economia. Vorrei ricordare a qualche scettico o superficiale la situazione nella quale ci si potrebbe trovare se avesse la meglio la cultura del non fare (le infrastrutture sono un esempio) o quella della “decrescita felice”, elemento sul quale si fonda la politica di alcune forze politiche”. Infine, una promessa: “torneremo sull’argomento e chiediamo riflessione e impegno. Non indicheremo un solo partito ma quelli che condivideranno le nostre esigenze impegnandosi a sostenerle. Lamentarsi dopo che le urne saranno aperte non servirà più a nulla”.

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