Infrastrutture: non realizzarle (e non collegarle fra loro) costerà molto caro all’Italia

“In questi giorni si è tornati a parlare dei costi del “non fare”, ovvero dei danni che producono i ripensamenti su cantieri e le opere pubbliche, tema  evidenziato tempo fa uno studio del professor Andrea Gilardoni, docente di Economia e gestione delle imprese all’Università Bocconi di Milano, e al centro di un dossier pubblicato sul Corriere della Sera. Un tema fondamentale per il futuro del Paese ed è preoccupante che ci sia chi non si rende conto che tutte queste incertezze possono innescare una nuova fase di stagnazione economica e i dati più recenti   non lasciano ben sperare”. Ad affermarlo è il presidente di Conftrasporto e Confcommercio Paolo Uggè  che nel suo “appuntamento settimanale” con gli associati della federazione di autotrasportatori di cui è vicepresidente nazionale, il Punto, on line sul sito www.conftrasporto.it, sottolinea un altro fatto fondamentale: “le imprese di autotrasporto, rispetto ad altre, hanno ricevuto dal Governo, attraverso la legge di stabilità, risposte che dimostrano attenzione, ma occorre sempre ricordare che il trasporto e la logistica sono sistemi complessi. Se la portualità non è permeabile, il trasporto via mare non è incentivato, altrettanto quello su ferro, e se infine ancora sulle infrastrutture non si danno certezze ma si ripropongono le ipotesi di sostanziali blocchi, il Paese non recupera competitività e le risorse assegnate affrontano solo la contingenza di un comparto”.

5 risposte a “Infrastrutture: non realizzarle (e non collegarle fra loro) costerà molto caro all’Italia

  1. Ma quale competivita’ vuoi recuperare se mezzo Paese si appoggia su opere inutili come la Tav (nasce come Lisbona Kiev, e Portogallo e Ucrakna non ne vogliono sapere, ridotta dovrebbe passare dalla Slovenia che si vuole sfilare anche lei) e l’altro mezzo Paese si muove monobinario da uno piu’ grandi e strategici porti, Gioia Tauro? Se cadono ponti e viadotti nuovi, appena fatti? Se invece di fare manutenzione si abbassano i limiti di velocita’ o si mettono divieti a caso? Abbiamo delle situazioni imbarazzanti, guardate la realta’ e si faccia infrastrutture dove servono. 400.000.000 euro ha buttato via il tuo partito Ugge’, solo per studiare il ponte sullo stretto di Messina. Sai quante strade, ponti e ferrovie sistemavate?

  2. Un esponente del Movimento 5 Stelle pare abbia dichiarato che “Un si alla Tav ci metterebbe in difficoltà perché la base non capirebbe. Ci sarebbe un problema di tenuta interna, se arrivasse all’improvviso un parere favorevole senza una motivazione solida a sostegno. E di motivi non mi sembra che nell’analisi costi-benefici ce ne siano”. La base è quella che li ha votato e la cosa più importante che non ha capito è che li stavano prendendo tutti per il sedere…..

  3. Se guardiamo al passato, sono tantissime le opere avviate e mai ultimate. Miliardi di euro (soldi pubblici) finiti nelle tasche di corrotti e corruttori piuttosto che a beneficio dei cittadini e – ahimè – contribuenti. Ad altrettanti miliardi di euro (sempre soldi pubblici) ammontano i danni che da queste opere sono derivate, e non parliamo di quelli prodotti da opere realizzate abusivamente. A questi miliardi aggiungiamo pure quelli delle mancate o parziali manutenzioni e dunque – chi ci riesce – provi a tirare le somme. Da questo punto di vista, la TAV (che prima era seguitissima da comitati “NO TAV”) è oggi una priorità?

  4. Alessandro che conosce quale sarebbe il mio partito deve essere dotato di particolari doti di veggenza, oltre ad essere un conoscitore delle scelte europee. Le sue affermazioni lo confermano. Non condivido nulla di ciò che ha detto ma credo sia giusto che la gente conosca come vi siano delle persone che abbiano profonde certezze sui temi legati ai trasporti. Evidentemente lui non aderisce al partito del “fare” e certamente non è il solo. Io la penso diversamente o se si preferisce la penso come ai tempi del re Sole quando alla domanda che il Sire poneva alla gente, quando percorreva le strade delle province della Francia, su cosa potesse fare per aiutarli, rispondevano. “dateci le strade; al resto ci pensiamo noi.

  5. La “geniale presa di posizione” di Alessandro mette ancora una volta in evidenza il tema delle infrastrutture e della loro adeguata manutenzione per garantire agli utenti della strada la sicurezza. Ebbene: di queste ore la notizia della chiusura di un altro ponte che rischiava di collassare in provincia di Arezzo.Il ministro Toninelli che non perde occasione per parlare di sicurezza, aveva annunciato che avrebbe agito sulle norme che consentono a veicoli aventi massa totale a terra pari a 108 tonnellate, a causa di una graziosa scelta che venne effettuata negli anni trascorsi, che ha interpretato le norme in tale modo. Che veicoli con un simile peso non siano esenti da responsabilità del collassamento dei ponti e del danneggiamento del manto stradale ormai ne sono tutti convinti. Occorrerebbe agire ed intervenire con una norma che definisca con precisione le condizioni per poter definire un trasporto eccezionale per peso. Pezzo unico indivisibile oppure no. Evidentemente il ministro non ha trovato il tempo di approfondire per comprendere quanto sia necessaria una normativa adeguata. Quanti mezzi a 108 tonnellate transitavano sull’ultimo ponte collassato? Bisognerà attendere qualche altra vittima o crollo perché il nostro ministro intervenga per dimostrare che rispetto al passato vi sia un “cambiamento”? Sappia che dopo tutte le segnalazioni che sono state fatte se malauguratamente il paventato crollo dovesse realizzarsi, un esposto alla procura della Repubblica perché verifichi se si possa configurare un concorso nell’attentato alla sicurezza della circolazione, dovrebbe aspettarselo. Naturalmente il nostro Alessandro preoccupato della manutenzione dovuta sarà d’accordo con questa riflessione.

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