Tav bocciata all’esame costi benefici: sarà un referendum a decidere il suo destino?

Sarà un referendum a decidere il futuro della Tav? L’ipotesi non è affatto da escludere anche alla luce delle dichiarazione rilasciate dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ai microfoni di Rtl, commentando le indiscrezioni riportate da diversi organi di stampa secondo le quali l’analisi costi-benefici sulla Tav Torino-Lione commissionata dal ministero per le Infrastrutture e i trasporti avrebbe dato esito negativo. Una bocciatura (il completamento dell’opera, per la quale sono gia’ stati scavati 21 chilometri di gallerie su un tracciato complessivo di 270, sarebbe stato  considerato “non vantaggioso, inopportuno” e gli effetti in termini di miglioramento dei tempi di percorrenza, di abbattimento delle emissioni per lo spostamento del traffico dalla gomma alla rotaia, di crescita dell’economia per i cantieri della stessa opera non sufficienti per giustificare l’opera) che dunque  potrebbe non fermare il progetto, con Matteo Salvini pronto a ribadire il suo sì alla Tav: “Posso commentare quello che ho visto, studiato e approfondito, non un’indiscrezione giornalistica, ma ho sempre detto che è meglio andare avanti, perché se c’è un’opera a metà è meglio finirla che lasciarla a metà”, ha affermato il leader leghista, aggiungendo che “ci sono milioni di italiani che hanno un’idea chiara” e che “se se chiedessero un referendum nessuno di noi vorrebbe e potrebbe fermare la richiesta”.

2 risposte a “Tav bocciata all’esame costi benefici: sarà un referendum a decidere il suo destino?

  1. Ancora tanta confusione da parte del mondo della politica su unCopera fondamentale, frutto di accordi internazionali e che è stata voluta anche dall’Unione europea che l’ha inserita nelle grandi reti Ten. (Corridoi europei). Confusione voluta o semplice ignoranza? (verbo ignorare). La legge n.1/ 2017 in modo chiaro certifica la Tav. Ora una legge non dovrebbe poter essere ignorata o disapplicata (almeno in un Paese che si definisce civile e democratico). U.na legge è immodificabile? Certo che no. Può essere sottoposta al parere del popolo attraverso un referendum abrogativo (si devono raccogliere le firme necessarie che sono poi valutate dalla Corte) Oppure occorre una legge che ne modifichi i contenuti ma anche un emendamento a una legge. Tutta questa confusione dimostra che o abbiamo dei politici ignoranti (il riferimento è sempre al verbo ignorare) oppure bugiardi o che vogliono fare della politica fine a se stessa su un tema vitale. Se andate a leggere l’intervista del professor Ponti coordinatore della Commissione tecnica che doveva valutare i costi e benefici apparsa sul Corriere della Sera di venerdì 11 gennaio, potete constatare che la decisione risente anche di valutazioni di natura politica che non erano di competenza della Commissione. Il professore sostiene che con le risorse che con la rinuncia dell’opera si risparmierebbero, si potrebbero:” salvare migranti e creare posti di lavoro”. Questo dimostra che forse la valutazione tecnica potrebbe essere “inquinata” da valutazioni di carattere politico che non competevano alla Commissione stessa. Vedremo poi se verranno riconosciuti dei danni chi li coprirà.
    Pasquino

  2. Ancora siamo fermi al concetto che sarà un referendum (politicizzato) a decidere scelte strategiche? L’analisi costi-benefici è uno degli strumenti valutativi dove, ovviamente, si fanno previsioni soggette ad errore: TUTTI gli studi sono approssimativi. La scelta, a questo punto, è politica. Fare o non fare. Scaricarla sul popolo incapace di valutare un’opera del genere (non per colpa ma per ragioni strutturali) è una vigliaccata.

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