Scandalo Sistri, ora chi pagherà per smontare le scatole nere e per rimborsare 9 anni di “furti”?

Per nove anni le imprese di autotrasporto sono state obbligate dal Governo a montare sui propri camion il Sistri e a sostenerne annualmente i costi come se il l sistema di tracciabilità dei rifiuti funzionasse, mentre ciò non è mai accaduto. Ora che tutti si sono accorti che quel sistema è stato solo un costosissimo fallimento chi pagherà i costi sostenuti e quelli necessari ora per smontare le scatole nere? A porsi (e soprattutto a rivolgere al Governo) la domanda è il presidente di Conftrasporto Paolo Uggè, da anni il principale “avversario” di chi ha invece voluto ostinatamente tenere in vita (per ragioni che forse un giorno la magistratura chiarirà?)  quello che era chiaramente apparso essere un “cadavere tecnologico”.  Una domanda che Paolo Uggè si è posto immediatamente dopo aver saputo della decisione del Consiglio dei ministri di dire finalmente basta a uno dei più clamorosi sprechi della storia d’Italia, chiedendo contestualmente al Governo di  “prevedere la possibilità di costituire un fondo per consentire alle imprese di recuperare i costi indebitamente sostenuti” e annunciando, nel caso non giungessero “le dovute risposte o dimostrazioni di disinteresse”, l’avvio da parte di  Conftrasporto “di una class action o iniziative adeguate a tutela degli interessi delle imprese danneggiate. Ora le imprese dovranno smontare quei sistemi e dovranno sostenere ulteriori costi per il fermo dei mezzi”, sottolinea il vicepresidente di Conftrasporto, “con un costo per ogni automezzo che si aggira intorno a mille euro. Chi rimborserà le imprese per i costi sostenuti e per quelli che dovranno ancora essere affrontati per smontare le scatole nere?”. Richieste che appaiono doverose vista la scandalosa storia del Sistri, sistema che, denuncia sempre   Paolo Uggè “non era funzionante, era costoso, ma si è voluto lo stesso imporre alle imprese di autotrasporto da diversi anni. Sin dall’inizio, nel silenzio di chi non ne sopportava il costo, come le imprese che utilizzavano gli autotrasportatori, Conftrasporto ne aveva richiesto una profonda revisione, mettendosi a disposizione per favorire un adeguato sistema di controllo che, senza penalizzare i vettori, combattesse i fenomeni di irregolarità e illegalità. I ministri competenti non sono mai intervenuti. Conftrasporto avviò anche azioni legali ottenendo sentenze favorevoli, tutte impugnate dal ministero dell’Ambiente che non ha mai voluto riconoscere i madornali errori commessi. Chiese anche, attraverso apposite interrogazioni parlamentari, l’intervento del ministero competente sempre ricevendo risposte evasive. Nel frattempo”, prosegue Paolo Uggè, ” pur se il sistema non funzionava, le imprese erano obbligate a iscriversi a un Albo e a sostenere i costi per l’istallazione della cosiddetta scatola nera (Black box) nelle officine appositamente autorizzate. Solo l’ottusità di ministri poco a conoscenza di come funzionano i trasporti ha generato costi pesanti e solo per le imprese di autotrasporto italiano in quanto il sistema non poteva essere imposto agli operatori esteri”.

 

3 risposte a “Scandalo Sistri, ora chi pagherà per smontare le scatole nere e per rimborsare 9 anni di “furti”?

  1. E io continuo a chiedermi:cosa ha fatto Uggè in tutti questi anni?Dumping sociale, esterovestivioni, Sistri,blocco degli eccezionali,scandalo revisioni e patenti, ecc ecc.E questo oltre a urlare dalla poltrona all’atto pratico cosa ha fatto? E’per rappresentanti come lui che l’autotrasporto rimane bloccato a vantaggio della concorrenza e del mercato scorretto…

  2. Se qualcuno utilizzasse il proprio tempo evitando di continuare a farsi troppe domande e guardasse invece alle cose fatte e a chi le ha fatte farebbe forse una figura migliore…. Almeno agli occhi di chi negli ultimi decenni ha lavorato nel settore e sa chi deve ringraziare per molte battaglie vinte e senza le quali oggi l’autotrasporto italiano non sarebbe solo in difficoltà ma 10 metri sotto terra….

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