KeyJack, per fermare i ladri d’auto hi-tech. Ma anche la clonazione delle carte di credito

Sono passati quasi due secoli da quando uno scienziato, Michael Faraday, scoprì come impedire che le cariche elettriche potessero entrare all’interno di un ambiente isolato rivestendolo con un foglio metallico. Oggi quell’ìnvenzione, conosciuta universalmente come la “gabbia di Faraday (in realtà un qualsiasi contenitore in materiale elettricamente conduttore i n grado d’isolare l’ambiente interno da un campo elettrostatico presente al suo esterno), è diventata un’arma per proteggere le auto dai ladri più tecnologici . Già perché nell’era delle smart key (o smart key, smart access, keyless entry, keyless go, entry & drive, entry & go che dir si voglia), ovvero le chiavi intelligenti per aprire, chiudere, avviare e spegnere l’auto a distanza e che al povero Faraday sarebbero apparse due secoli fa autentiche “diavolerie”, la vecchia “gabbia” è diventata la miglior difesa contro i ladri. O meglio, contro i ladri tecnologici armati di radiofrequenze per “scassinare” l’auto non forzando la serratura o spaccando un vetro, ma con un un relay attack, letteralmente un attacco a relé, l’interruttore che grazie a un impulso elettrico apre o e chiude un circuito grazie alle variazioni di corrente che influiscono sul meccanismo di un altro circuito. Cyber ladri armati di ripetitori in radiofrequenza per far rimbalzare il “dialogo” fra chiave intelligente e vettura pronti a sparire seduti al volante dopo aver ingannato” la chiave intelligente, facendo credere all’auto che la chiave fosse vicinissima mentre in realtà era magari a chilometri di distanza. Il tutto sfruttando anche le debolezze dei software delle case costruttrici. Sempre chè il proprietario dell’auto non avesse una “modernissima gabbia”. Come, per esemopio, la KeyJack, evolutissima “key e card protector”, nella quale tenere al sicuro la chiave della propria auto quando non viene utilizzata.Un contenitore che, che grazie al tessuto speciale di cui è composto, evita che i malintenzionati possano rilevare il segnale andando aìd allungare l’elenco di furti hi-tech sempre più lungo anche in Italia ( quasi il 25 per cento di oltre 18mila furti di Suv avvenuti nel 2017 è viene compiuto anche grazie all’utilizzo di un dispositivo tecnologico). “Custodendo la chiave all’interno di KeyJack subito dopo aver parcheggiato si riduce drasticamente il rischio di restare vittima del furto dell’auto o di un suo sabotaggio” spiega Maurizio Iperti, amministratore delegato di LoJack Italia, sottolineando come “in più, il sistema si riveli efficace anche per tenere in sicurezza la propria carta di credito evitando la sempre più frequente clonazione della carta o l’addebitamento di spese all’insaputa del titolare”. Già, perchè oltre al “classico metodo” con cui vengono clonati bancomat e carte di credito presso gli sportelli ATM (per cui sono sufficienti una micro telecamera nascosta e uno skimmer, ovvero un hardware camuffato che legge la carta), oggi è sufficiente passeggiare per strada con la carta di credito conctactless custodita nel portafoglio per rischiare che i malviventi la clonino, senza alcun contatto ma proprio sfruttando i punti più “scoperti” delle radiofrequenze.

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