Authority dei trasporti: l’emergenza Genova insegna che non c’è limite alla vergogna?

Dicono che non ci sia limite al peggio. E il Belpaese sembra voler far di tutto per confermare che è proprio così. L’ultimo esempio ha per protagonista l’Authority dei trasporti che, se dovesse essere confermato quanto trapelato, potrebbe “vantarsi” d’essere “senza vergogna”. Cosa è trapelato? Che nel decreto emergenza su Genova sarebbe stato inserito un emendamento per rendere obbligatorio il versamento del contributo all’Authority. Un costo aggiuntivo non indifferente per le imprese in un momento già difficilissimo che, per di più, verrebbe imposto dopo che la Corte Costituzionale e diversi tribunali amministrativi hanno in diverse occasioni respinto le richieste di un’Autorità che a oggi non ha le competenze che si attribuisce, ma che, nonostante questo, avrebbe incrementato gli addetti oltre ad avere a disposizione più sedi. Una domanda sorge spontanea, come direbbe qualcuno: com’è possibile tutto questo? Come può accadere, perfino in un Paese in cui sembra davvero non esserci un limite al peggio (e alla vergogna), che i controllati sostengano l’ente di controllo? Un’Autorità pubblica viene mantenuta dai soggetti che sono assoggettati ai controlli? La risposta è purtroppo tanto semplice quanto allarmante: in un Paese dominato da una gran confusione sulle scelte da effettuare, in particolar modo in tema di trasporti, è fin troppo facile per qualcuno tentare colpi di mano che non possono che lasciare allibiti. Una situazione certamente ingarbugliata e di non facile soluzione per un Paese che si trova nella necessità di affrontare esigenze di grande rilevanza per il proprio futuro. Il ponte di Genova, i rallentamenti del Brennero sono due aspetti che possono “costare” all’economia nazionale una rilevante perdita di competitività. E non è possibile dimenticare come sussistano altri problemi ancora aperti che lo stesso ministro per le Infrastrutture e i trasporti Danilo Toninelli aveva annunciato e che ancora non sono stati affrontati: la nuova Autorità di Gioia Tauro; la soluzione delle navi da crociera a Venezia; il tema dei dragaggi; il decreto sullo sportello unico doganale; l’assenza nella discussione che sta avvenendo a livello europeo sul futuro delle reti Ten-t in connessione con il progetto cinese definit la “nuova Via della seta”. Senza tralasciare la definizione dei temi legati al trasporto su ferro, più volte sollecitata da Conftrasporto, e infine la legge di Stabilità con le risorse per il trasporto su gomma. E all’elenco andrebbe aggiunta la necessità di ottenere chiarimenti anche sulla questione della situazione dei ponti, approfondendo magari l’ultima “uscita” che riguarda la regione Abruzzo con limitazioni alla circolazione per i veicoli con massa complessiva superiore a 3,5 tonnellate su ben 87 viadotti considerati a rischio. In un quadro simile qualcuno ha pensato bene di aggiungere un nuovo ostacolo sul percorso già difficilissimo del mondo dell’autotrasporto? Il rappresentante del Governo deve intervenire con estrema decisione su un’iniziativa, forse autonoma di qualche parlamentare, e opporsi all’approvazione dell’emendamento incriminato. In caso contrario non potrà che essere considerato corresponsabile di un’iniziativa che finisce per incrementare i costi per molte imprese del trasporto e della logistica in un momento già difficile.

Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e di Confcommercio.

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