Ponte di Genova, un disastro che si ripete ogni giorno facendo “crollare” milioni di euro

Immaginate di alzarvi ogni mattina sapendo che quella giornata vi una montagna di euro “bruciati” solo perché alla guida del Paese non c’è nessuno capace di affrontare un’emergenza come dovrebbe essere gestita: con provvedimenti straordinari, scavalcando quel “cancro” che si chiama burocrazia e che con le lentezze della sua odiosa macchina da decenni sta penalizzando l’Italia, rallentandola, fermandola, a volte uccidendola nel vero senso della parola. Come accaduto a Genova, con il crollo del Ponte Morandi, le sue 43 vittime, con decine di migliaia di lavoratori costretti ogni santo giorno a “bruciare” tempo e denaro sulla via di percorsi “alternativi” intasati, allungati di decine di chilometri, che tradotto in carburante, ore in più passate al volante, pedaggi rappresentano un mostruoso spreco. Uno spreco che, solo al settore dell’autotrasporto, costa due milioni di euro al giorno. Il che significa che dal giorno del crollo del viadotto che attraversa il capoluogo ligure l’incapacità ad agire è già costata 116 milioni di euro. Il che significa che nei prossimi mesi quel disastro finirà col costare a un solo settore professionale centinaia di milioni di euro, forse miliardi. A “presentare” il conto al Governo è stata Conftrasporto, che in occasione del quarto Forum internazionale del trasporto organizzato a Cernobbio, sul lago di Como, ha realizzato un’analisi per far comprendere le devastanti conseguenze economiche dell’incapacità di realizzare in fretta un nuovo collegamento. “A quasi due mesi dal crollo del Ponte Morandi il danno economico complessivo per le imprese dell’autotrasporto in transito per il nodo di Genova ha superato i 116 milioni di euro, cioè oltre 2 milioni di euro al giorno”, si legge nel documento realizzato dagli esperti dell’Ufficio studi di Confcommercio in collaborazione con Isfort, “mentre per i camion che quotidianamente attraversavano il ponte nel percorso cittadino l’incremento dei costi ha raggiunto oltre i 32 milioni di euro, pari a quasi 600 mila euro al giorno”. Un danno economico “che non riguarda solo la città e la regione, ma si estende a tutto il quadrante nord occidentale del Paese, in prima battuta, e alle dinamiche dell’import export nazionale legate alle performance del Porto di Genova, in seconda battuta” e del quale gli analisti di Confcommercio e Isfort hanno puntualmente “calcolato le “voci”. A partire dall’allungamento dei percorsi di trasferimento da Levante a Ponente (120 chilometri in più) e nel senso di marcia inverso, (70 chilometri da percorre in più) che determinano un incremento di costo quotidiano per il complesso del trasporto merci su strada di poco meno di 600mila euro (568.500). Un valore che grava per l’80per cento sulle imprese di autotrasporto che svolgono servizi in conto terzi e per il 20 per cento sulle imprese di produzione che utilizzano mezzi propri per lo spostamento delle proprie merci. Tale stima”, si legge sempre nel documento, “riguarda esclusivamente il traffico medio giornaliero che fino al 14 agosto transitava sull’infrastruttura del Ponte, ma tuttavia non si può escludere che l’interruzione di un asse di collegamento strategico come quello dell’A10 non produca effetti negativi sul complesso del nodo di Genova. A tale proposito è opportuno considerare che l’aumento di una sola ora dei tempi medi di percorrenza (a causa di congestione del traffico o dell’incremento delle distanze) genera un incremento di costi del servizio di trasporto merci su strada per i circa 4.000 camion che in media entrano ed escono ogni giorno dal porto di Genova di più di 250mila euro (265.200), mentre per i 31.500 camion che transitano per il nodo di Genova tale valore sale a più di 2 milioni di euro”. E quel che è più grave è che il tempo passa e la perdita cresce. Forse, per incentivare il Governo ad agire in fretta, si potrebbe far inserire una nuova scritta nei pannelli luminosi lungo l’autostrada che forniscono informazioni sul traffico. Un messaggio tipo: “anche oggi l’incapacità della politica ad agire rapidamente ci ha fatto perdere altri due milioni di euro”.

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