Vito Crimi passa dall’editoria alle strade. Con lo stesso risultato: un mare di polemiche

Come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Vito Crimi, dovrebbe occuparsi di giornali, radio, televisioni, internet. In realtà l’assistente giudiziario palermitano trapiantato a Brescia per lavorare come assistente giudiziario eletto nelle liste del Movimento 5 stelle in un’intervista rilasciata al Giornale di Brescia ha deciso di occuparsi anche di infrastrutture. Ottenendo più o meno gli stessi risultati conseguiti quando, occupandosi invece del proprio settore, ha parlato di tagli ai finanziamenti ai giornali o di possibile abolizione dell’Ordine dei Giornalisti: una montagna di critiche. Come quelle contenute in una lettera che il presidente regionale della Fai Lombardia (e figura storica dell’autotrasporto bresciano) Antonio Petrogalli ha inviato alla redazione del Giornale di Brescia subito dopo aver letto le dichiarazioni di Vito Crimi, in particolare quella relativa al fatto che, secondo l’esponente grillino, il raccordo autostradale della Valtrompia non fornirebbe affatto un contributo a far risorgere l’economia del territorio bresciano. Senza dimenticare la Tav Brescia-Verona, che se cancellata, afferma Antonio Petrogalli, favorirebbe una volta di più gli Stati d’oltralpe, che vorrebbero la costruzione del corridoio sui loro territori, di fatto escludendo l’Italia dai benefici della mobilità delle merci. Ecco il testo integrale della lettera. “Gentile redazione, sottopongo alla vostra attenzione l’intervista al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Vito Crimi, pubblicata mercoledì 5 settembre dal Giornale di Brescia. Non entro nel merito delle dichiarazioni rilasciate su editoria e finanziamenti pubblici ai giornali: non è il mio ambito di competenza dato che rappresento gli autotrasportatori della F.A.I. Lombardia. Mi sento invece in dovere di intervenire quando il sottosegretario Crimi parla di infrastrutture, bocciando di fatto le grandi opere sul territorio bresciano come il raccordo autostradale della Valtrompia, la Tav Brescia-Verona e la BreBeMi. Iniziamo dall’Autostrada della Valtrompia: un’opera che è già cantierabile, quindi non può essere messa in discussione, e ritenuta da sempre indispensabile dalla F.A.I. Ma evidentemente non dal sottosegretario Crimi. “Ne parlano tutti come se il raccordo autostradale potesse far risorgere l’economia, ma non è così che funziona”, afferma nell’intervista. Nel frattempo, l’attesa dell’autostrada è di ben 40 anni, ribadisco, anche con copertura finanziaria della Società Brescia-Padova, ha fatto decidere tante imprese a delocalizzare, con la conseguenza di aumentare il flusso di pendolari che tutti i giorni devono mettersi in macchina per raggiungere il posto di lavoro, che non è più nel loro paese ma a decine di chilometri di distanza, peggiorando la qualità della vita. Non condivido neppure il commento del sindaco Del Bono, che ieri, sempre dalle pagine del Giornale di Brescia, ha affermato di condividere in parte la critica sull’autostrada della Valtrompia “essendo un’opera pensata tanti anni fa ed oggi meno importante”. Così non è: seppure in ritardo l’autostrada deve essere costruita per alleggerire il notevole traffico, e far sì che altre aziende si stabiliscano sul territorio. E quelle che sono rimaste possano avviare gli investimenti che hanno già programmato per il prossimo triennio, destinati alla crescita e all’ammodernamento, dando ulteriore lavoro alla popolazione. Se anche la pubblica amministrazione declassa un’opera fondamentale per la nostra economia, invece di sostenerla con fermezza e convinzione, non andiamo da nessuna parte! Nuove strade permetterebbero di “sollevare” quelle vecchie dall’accumulo di veicoli, consentendo di intervenire senza troppi disagi con i lavori di manutenzione e di ripristino sulle infrastrutture attualmente in grande sofferenza, come ponti e viadotti interdetti al traffico o limitati nella portata perché non reggono neppure il traffico quotidiano. Arriviamo alla Tav Brescia-Verona, un’opera intermodale che permetterebbe spostamenti più efficaci delle merci e dei passeggeri, diminuendo il numero di camion e automobili sulle strade. La sua continua non realizzazione non fa che creare incertezze e rafforza le richieste degli Stati d’oltralpe, che vorrebbero la costruzione del corridoio sui loro territori, di fatto escludendo l’Italia dai benefici della mobilità delle merci. Concludo con la BreBeMi, definita da Crimi “opera inutile”. Non si può denigrare un’infrastruttura di nuova realizzazione, per la quale è fisiologico che occorrano diversi anni di startup. Sono convinto che nel giro di 3 o 4 anni, anche BreBeMi sarà a pieno regime. Si tratta di un’infrastruttura realizzata con una visione orientata al futuro, per “dirottare” il traffico dalla A4, alleggerendone i volumi ed evitando così i numerosi incidenti che ancora oggi avvengono e che causano morti, feriti e code interminabili. Faccio un breve accenno al Ponte Morandi di Genova, che come trasportatore ho sempre percorso e le cui corsie sono da decenni sature: se si fosse costruita la “Gronda”, ci sarebbe stata un’alternativa e di conseguenza il traffico sarebbe stato ridistribuito, e magari il ponte non sarebbe crollato… Una viabilità al servizio del trasporto merci e passeggeri rappresenta un’immensa potenzialità per l’economia. Senza l’autotrasporto le merci non si muovono: ecco perché le nuove infrastrutture sono uno degli obiettivi primari che il Governo, locale e nazionale, dovrebbe supportare per favorire la circolazione delle merci e delle persone, decongestionando quelle attuali e generando un risparmio di milioni di ore di traffico, a beneficio di tutti, in particolare dell’inquinamento ambientale”.

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