Autotrasporto, il Governo deve assumersi precise responsabilità e affrontare subito i problemi

È da tempo che il mondo dell’autotrasporto evidenzia quanto sia necessario per il Paese affrontare in modo rapido i temi che sono rimasti aperti nel settore. Ora le federazioni dell’Unatras, con una decisione adottata lunedì, hanno avviato le procedure previste per la proclamazione del fermo dei servizi di trasporto, dandone notizia ai rappresentanti dell’Esecutivo e della competente Autorità. La classica “goccia che ha fatto traboccare il vaso” potrebbe apparire per certi versi persino ridicola, di fronte ad altri problemi che hanno penalizzato migliaia di imprese già duramente provate dalla crisi: riguarda la circolare sulle spese non documentate per le imprese artigiane che, se non emanata entro pochi giorni, produrrà incrementi dei costi (sotto forma di sanzioni) per gli operatori. Non si tratta, si badi bene, di una richiesta di nuove provvidenze, ma semplicemente dell’attuazione di quanto concordato con il precedente Governo e di stanziamenti già previsti. Si tratta solo di un atto burocratico formale, di mettere una firma. Un problema certamente minore di fronte ad altre realtà: basti pensare al “caso Brennero”, con gli interventi da parte del governo austriaco che utilizza il fenomeno dell’immigrazione per rallentare le attività di trasporto che penalizzeranno le nostra economia se non saranno affrontati in sede comunitaria con la dovuta determinazione; o alla grave situazione legata alla funzionalità degli uffici territoriali delle Motorizzazioni civili che, non avendo la disponibilità degli ingegneri, non sono in grado di fare le revisioni dei mezzi, se non dopo mesi d’attesa. Ostacoli ben più alti sul cammino che ogni impresa, ogni camionista deve affrontare ogni giorno lavorando per colpa di chi non vuole o non sa intervenire. Ma in un mare in burrasca anche solo un’onda più piccola delle altre può far affondare un bastimento. Quello che il settore chiede è una svolta vera, non solo slogan. Prendiamo il caso delle Motorizzazioni: la solita “soluzione all’italiana, con proroghe e prenotazioni previste anche a distanza di diversi mesi (salvo poi al primo incidente magari con qualche morto sollevare le questioni di responsabilità…), non può più essere accettabile, per la semplice ragione che all’estero un automezzo italiano fermato per i controlli, se risulta senza revisione viene sequestrato e vengono applicate sanzioni amministrative pesanti. Vi sono le ragioni d’urgenza (un decreto legge) per estendere ai costruttori e alle officine specializzate la possibilità di effettuare tali operazioni per dare “manforte” alle Motorizzazione, per non tenere i tir fermi. Una soluzione semplicissima e realizzabile in tempi rapidissimi che Conftrasporto evidenzia da tempo ma senza risposte. Risposte che, invece, sono arrivate dai giudici del Tar, il tribunale amministrativo regionale, del Lazio, ai solleciti dei rappresentanti dei Consumatori, intervenendo sul calendario dei divieti di circolazione dei mezzi pesanti per ridurre le giornate e le deroghe. Premesso che le associazioni di categoria stanno valutando come applicare ancor più severamente le disposizioni contenute nelle ordinanze, invitando le imprese a non far circolare in alcun modo alcun automezzo, nel frattempo è stata decisa un’iniziativa legale che vede coinvolte non solo le federazioni dell’autotrasporto ma anche quelle di Confindustria e Confcommercio. Ciò che lascia più perplessi, in tutto questo, è il silenzio dei rappresentanti del governo che sembrano non aver ancora compreso un dato evidente: senza la circolazione dei mezzi pesanti i rifornimenti necessari non vengono assicurati con le evidenti conseguenze che ricadranno su milioni di persone: da chi produce a chi commercializza, dai turisti, a chi viaggia per lavoro, a chi ha bisogno di trovare qualsiasi merce e non potrà farlo perché “non consegnata”. Nel corso dell’incontro avuto con il sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti Edoardo Rixi, che ha dimostrato di voler analizzare a fondo l’intero sistema dei trasporti e della logistica,  tali aspetti sono stati resi noti, ma quello che pare di cogliere è che il “sistema trasporti” sia, almeno per ora, non particolarmente oggetto di attenzione da parte dell’intero governo. La scelta di dare o meno priorità alle urgenti questioni di un settore vitale per tutti non è certo riconducibile e imputabile al singolo uomo di governo, ma in modo evidente dall’assenza di consapevolezza sulla necessità di compiere scelte strategiche generali. È in questo scenario (deprimente, per chi è andato al voto sognando un’Italia capace davvero d cambiare marcia) che nel porto di Genova intanto sta per iniziare una vertenza che prevede scioperi. E se non saranno assicurati i trasferimenti necessari per tener operativa l’Ilva anche nel settore siderurgico il trasporto si fermerà. Di fronte a questi problemi il Governo si gioca una fetta d’immagine. Il mondo dell’autotrasporto confida che il Presidente del Consiglio e i suoi vice si impegnino almeno ad approfondire le materie rendendosi conto che i problemi dei riders sono certamente degni di attenzione ma forse, se si vuole evitare che il Paese si trovi nei guai seri, sarà necessario partire dalle questioni di fondo.

Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio 

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