Auto elettriche, l’Italia è il fanalino di coda. Da noi il 2,35 per cento delle colonnine europee

Poche vendite, pochissime colonnine di ricarica. Nel nostro Paese il mercato delle auto elettriche non accelera. Anzi, come commenta la società di ricerca Quintegia, l’Italia è “in retromarcia”. È vero che “cresce l’appeal dell’elettrico” ma “siamo il fanalino di coda tra i grandi Paesi Ue sia nelle vendite di auto pulite sia soprattutto nelle infrastrutture di supporto”. “Secondo una nostra recente indagine”, dichiara il general manager di Quintegia, Gabriele Maramieri, commentando uno studio dell’Acea (l’associazione europea dei costruttori auto) sulla mobilità a emissioni zero, “oltre metà dei consumatori italiani prende in considerazione l’acquisto di una ibrida o elettrica”, ma i dati dicono che “il mercato vale ancora lo 0,2 per cento (1,5 per cento la quota Ue) e le colonnine di ricarica presenti nelle nostre strade sono, secondo lo studio di Acea, poco più di 2.700, il 2,35 per cento del totale Ue”.

Per Quintegia, sia in Italia sia in Europa gli ostacoli principali di “un mercato che secondo gli obiettivi dovrebbe crescere di 10 volte nel giro dei prossimi 7 anni” sono rappresentati da “barriere economiche e infrastrutturali, quindi anche politiche”. In Italia, secondo un’indagine svolta ad aprile su un campione stratificato di 1.400 acquirenti, i più propensi all’acquisto sono i consumatori giovani (tra i 25-44 anni) e scolarizzati, che utilizzano un’auto premium e per non più di 3 anni. Anche in Europa la correlazione tra le vendite dell’elettrico e il reddito pro-capite è lampante, con sei Paesi a forte reddito (Germania, Regno Unito, Francia, Svezia, Paesi Bassi e Belgio) che da soli detengono l’85 per cento del mercato. Secondo l’Acea, pesa ancor di più la questione infrastrutture, con 117mila colonnine di ricarica dislocate in Europa; “un numero molto esiguo”, commenta Quintegia, “se si considera l’obiettivo della Commissione Europea posto a 2 milioni di aree di sosta entro il 2025. E ancora più esigua è la quota italiana (2,35 per cento) in uno scenario che vede nei soli Paesi Bassi, Germania, Francia e Regno Unito la gran parte (76 per cento) delle infrastrutture di supporto”.
“Per ogni colonnina di ricarica presente in Italia”, ha concluso Gabriele Maramieri, “ne troviamo 12 nei Paesi Bassi e 9 in Germania, e questa carenza alla lunga potrà pesare non solo sul fronte ambientale ma anche su quello turistico: rischiamo infatti di non avere le infrastrutture necessarie per i viaggiatori del prossimo futuro”.

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