Il ladro d’auto è sempre più tecnologico. Dopo 36 ore dal furto ritrovare la vettura è un’impresa

Trentasei ore. È questo il tempo a disposizione per ritrovare l’auto rubata. Dopo un giorno e mezzo, le speranze si riducono e le possibilità di non vedere più la propria vettura crescono sensibilmente. Lo spiega LoJack, società specializzata nel recupero di beni rubati, presentando l’analisi “L’evoluzione dei furti d’auto”. Anche in questo settore, il mondo è cambiato, con il vecchio “topo d’auto” che ha lasciato il posto a “un business più organizzato e professionale, promosso da bande criminali più o meno strutturate, spesso con ramificazioni anche all’estero”. Ladri in gradi di utilizzare tecnologie innovative e di mettere ko anche gli antifurti satellitari.
I numeri dei furti d’auto sono decisamente preoccupanti. Secondo lo studio, “i dati degli ultimi anni evidenziano in modo inequivocabile la graduale lenta riduzione delle sottrazioni criminali di auto, cui però fa da contraltare il costante e più significativo calo dei tassi di recupero dei veicoli rubati, passati dal 53 per cento del 2007 al 44 per cento dello scorso anno. In 10 anni è sparito nel nulla un parco auto di 670mila unità, mentre 589.206 sono state restituite ai legittimi proprietari, a fronte di un complessivo numero di furti pari a 1.259.000 unità”. Ma la situazione, come spesso accade in Italia, varia da regione a regione. Ci sono posti in cui ritrovare l’auto è più semplice. In Emilia-Romagna, per esempio, dove vengono recuperate l’84 per cento delle vetture, in Toscana (74 per cento), Piemonte (54 per cento) e Sardegna (54 per cento). L’impresa è decisamente difficile in Lazio (32 per cento) e Campania (33 per cento), mentre non si discostano dalla media nazionale (44 per cento) i tassi di recupero registrati in Sicilia (42 per cento), Lombardia (46 per cento) e Puglia (46 per cento). Come dicevamo, il fenomeno è sempre più tecnologico. Alle tradizionali rotture del finestrino e forzatura delle serrature si sono già da qualche anno affiancate tecniche più innovative. “Si tratta di un trend più evidente in mercati automotive maturi, ma in forte diffusione anche nel nostro Paese, dove in alcune aree arriva a incidere sul 20 per cento dei furti d’auto”, spiega LoJack. “I dispositivi oggi più utilizzati per mettere a segno i “furti d’auto hi-tech” restano i cosiddetti “sistemi di ri-programmazione della chiave” che, attraverso la connessione alle porte OBD (diagnostica a bordo) del veicolo, consentono al ladro di ottenere una nuova chiave in meno di un minuto e in alcuni casi anche in meno di 15 secondi. Senza contare i device, su tutti jammer sempre più potenti, utilizzati per mettere fuori uso gli antifurto satellitari”. L’organizzazione criminale, spiega lo studio, impiega diverse figure: “il ladro che commette il furto, il proprietario del “rifugio” in cui l’auto spesso viene poi lasciata a “decantare” per 24-36 ore, il driver che in alcuni casi trasporta la vettura oltre confine, le centrali di smontaggio in cui il veicolo viene rapidamente cannibalizzato, il broker che raccoglie specifiche richieste e che “piazza sul mercato” i pezzi rubati”. “In Italia stiamo assistendo a una continua evoluzione del fenomeno furti”, evidenzia Maurizio Iperti, amministratore delegato di LoJack Italia, “con una decisa accelerazione delle attività che seguono l’atto criminale. In alcuni casi, soprattutto in Regioni come Puglia e Campania, dalla sottrazione del veicolo al suo totale smembramento trascorrono pochissime ore, grazie a centrali di smontaggio in cui operano mani esperte. Secondo nostre elaborazioni, in alcune zone del nostro Paese trascorse 36 ore dal furto le possibilità di rinvenire la vettura rubata si riducono drasticamente. È quindi oggi ancor più strategico dotarsi di strumenti di supporto efficaci, in grado di contrastare con tempestività queste attività criminali”.

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