Vincenzo Onorato ai sindacati: “Remiamo tutti insieme per dare lavoro agli italiani sui traghetti”

Vincenzo Onorato torna alla carica sollecitando i sindacati a difendere l’occupazione italiana nel comparto della navigazione. Lo ha fatto con una lunga lettera con la quale si è rivolto ai rappresentanti della Filt Cgil, Cisl e Uil Trasporti invitandoli a scendere in campo per combattere, al suo fianco, la battaglia per imbarcare sui traghetti marittimi italiani e non lavoratori extracomunitari a stipendi da fame. “Sono mesi che combatto una battaglia per l’occupazione degli italiani”, afferma l’armatore di Moby e Tirrenia, “pochi sanno che, per una vecchia legge del 1998, gli armatori italiani hanno la quasi totale esenzione dal pagare le tasse. Tanta generosita’ da parte dello Stato era e sarebbe dovuta all’impegno di imbarcare marittimi italiani. Con gli anni, anche con specifici accordi sindacali, gli armatori hanno disatteso quest’impegno imbarcando al posto degli italiani, lavoratori extracomunitari sfruttati. Il risultato e’ disoccupazione per la nostra gente con la beffa che gli armatori continuano a non pagare le tasse”.   L’armatore nella lettera ha posto l’accento anche sulla “prossima legge europea oggi alla Commissione della Camera con la quale l’Italia estendera’ le agevolazioni fiscali del Registro Internazionale Italiano anche alle compagnie che iscrivono le navi in altre bandiere dell’Unione Europea”. “Cosa vuol dire? Gli armatori italiani cambieranno bandiera, passando dall’italiana a un’altra europea, conservando l’esenzione fiscale italiana e gli sgravi fiscali e contributivi per i marittimi. Liberi dalla bandiera italiana, potranno sbarcare quei pochi marittimi italiani che hanno ancora imbarcati e godere dell’immunita’ fiscale del nostro Paese. Il danno e la beffa! Altro che difesa dell’occupazione! Altro che strategia occupazionale per i giovani! Il tutto poi a spese dello sSato italiano e dei contribuenti italiani che pagano le tasse, anche a favore degli armatori italiani che non le pagano e non favoriscono l’occupazione”.

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