Camionisti delocalizzati all’estero, nei guai un’impresa di autotrasporto del Piemonte

Autisti con contratti di lavoro romeni, dichiarazioni dei redditi non presentate, evasione contributiva e assicurativa. La Guardia di Finanza di Torino ha scoperto un’evasione fiscale di oltre trenta milioni di euro. Nei guai è finita un’impresa di autotrasporto piemontese. I finanzieri, che hanno denunciato il titolare e altre due persone, hanno indagato sui rapporti della società di autotrasporto italiana con due società romene alla quali venivano commissionati i servizi di trasporto. 

Ma dagli accertamenti è emerso che sia gli autisti sia i camion delle imprese estere venivano impiegati direttamente dall’impresa piemontese. Un metodo che consentiva all’autotrasportatore di usufruire di un regime fiscale e previdenziale più vantaggioso rispetto a quello italiano e di far pagare il trasporto a prezzi più bassi rispetto alle altre imprese italiane. Secondo l’accusa i responsabili, per nascondere la reale natura delle prestazioni, avrebbero emesso anche false fatture e prodotto falsi contratti di locazione. In totale sono 79 i lavoratori che, secondo le indagini delle Fiamme Gialle, sono soltanto formalmente dipendenti delle aziende estere. L’evasione contributiva e assicurativa è di circa 2 milioni di euro.

4 risposte a “Camionisti delocalizzati all’estero, nei guai un’impresa di autotrasporto del Piemonte

  1. Fuori i nomi, si deve verificare la regolarità d’impresa di questo trasportatore e se non in regola (come mi sembra evidente) andrei a chiedere ai suoi clienti i mancati versamenti contributivi come prevede la legge.Picchiare duro sulle aziende come questa e su quelle che utilizzano personale assunto all’est.
    Personalmente chiuderei l’azienda e non permetterei che (come succede sempre) riapra subito con un nuovo preposto o un nuovo (finto) titolare.

  2. Perchè non scrivete chi sono questi “galantuomini”? Perché “nasconderli” quando hanno fatto simili porcherie? Questi sono gli imprenditori (?????) che uccidono le imprese sane e oneste, che lasciano a casa lavoratori padri di famiglia…. E’ un diritto della gente sapere queste cose!

  3. Come scrive giustamente Roberto B. questi tanto dopo poco tempo riaprono con una nuova testa di legno a guidare l’azienda, un finto titolare mentre dietro ci stanno i soliti farabutti. È un dovere fare nomi e cognomi di questi “signori” perché è un diritto di chi dovesse aver bisogno di un trasportatore sapere se ha che fare con gente perbene e imprese serie o con delinquenti e imprese taroccate….

  4. Sulla questione vige il segreto istruttorio perbacco! Teniamoli pure segreti i nomi di questi galantuomini. Al solito due pesi e due misure: quando è utile a qualcuno i nomi scappano. Nel lontanissimo Belgio invece il problema non si pone: il nome è Jost.

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