Sarà il Governo a decidere se i Tir fermeranno la protesta oppure fermeranno il Paese

In alcune città colonne di Tir hanno sfilato tanto lentamente quanto ordinatamente scortati dalle forze dell’ordine; in altre rappresentanti delle associazioni di categoria hanno organizzato sit-in ma anche dibattiti; a Venezia gli autotrasportatori hanno addirittura caricato  un autotreno su una chiatta che ha solcato la laguna fino ad approdare in piazza San Marco. Sono alcune “istantanee” della giornata di mobilitazione generale dell’autotrasporto indetta da Unatras sabato 18 marzo contro uno sconcertante immobilismo del Governo che rischia di rendere immobile (perché morto stecchito) un lavoro per natura sempre in movimento. 

Una manifestazione destinata ad aprire due strade: la soluzione,  immediata e senza se ne ma da parte del Governo dei problemi sul tavolo o il fermo dell’autotrasporto, ovvero la paralisi del Paese, unica scelta lasciata al settore trainato, proprio dall’incomprensibile immobilismo della politica,  a un passo dal baratro. Ora la palla passa al Governo: terrà conto dell’allarme lanciato altissimo sulle strade e nelle piazze con l’iniziativa? Se così non sarà è già prevista per questa settimana l’invio della convocazione dell’esecutivo Unatras che avrà come argomento centrale l’organizzazione del fermo dell’autotrasporto che verrà organizzato nel pieno rispetto del Codice di autoregolamentazione. Nella giornata di ieri un primo incontro si è svolto per affrontare uno dei tanti temi ormai non più rinviabili, quello dei trasporti eccezionali, con la presentazione di una bozza di direttiva pronta per essere emanata dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio. Un primo passo per  porre fine a una situazione nella quale agli operatori dei trasporti eccezionali viene di fatto impedito di effettuare la propria attività, anche imponendo compiti non certamente spettanti a loro  come la verifica della stabilità di ponti e sovrappassi, o addirittura la tenuta di opere d’arte, imponendo loro dei veri e propri balzelli che richiamano alla mente quelli che un noto bandito, Ghino di Tacco, chiedeva a chi percorreva una determinato percorso. Ovviamente occorrerà rendere cogente la direttiva e le disposizioni in essa contenute e questo non sarà un facile compito per il Governo che dovrà contestualmente avviare, senza perdere altro tempo a quasi cinque mesi dal crollo del cavalcavia di Annone Brianza, la mappatura delle condizioni delle strade, per sollevare da possibili responsabilità gli addetti al rilascio delle autorizzazioni e agli interventi manutentivi. Forse legando il trasferimento delle risorse alle Amministrazioni provinciali all’avvenuta verifica sulla tenuta dei ponti, oppure trovando un accordo in Conferenza unificata Stato Regioni, si potrebbero indurre gli enti che hanno le competenze in materia di trasporti a dare applicazione ala direttiva del ministro. Un’ultima valutazione: oltre a realizzare il più rapidamente possibile la mappatura delle infrastrutture, sostenendo magari  la proposta avanzata da Anas, attraverso il suo presidente Gianni Armani, non sarebbe il caso di definizione una volta per tutte anche come regolamentare il trasporto eccezionale? Non dimentichiamo che se non si riuscirà a rendere funzionale tale trasporto il risultato sarà che il sistema produttivo perderà le commesse che si sposteranno nei Paesi dove tali trasporti sono regolamentati con chiarezza. 

Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio

2 risposte a “Sarà il Governo a decidere se i Tir fermeranno la protesta oppure fermeranno il Paese

  1. Si ma diamoci una mossa perchè la situazione sta precipitando e non da ora ma da anni. Ieri ci si è messa anche l’antitrust che fà come lo struzzo e non vuole vedere che la ragione della necessità dei costi minimi deriva esclusivamente dall’insopportabile illegalità in cui versa il settore e che porterà al collasso di altre migliaia di aziende di trasporto che si ostinano a lavorare onestamente (oltre le 21.000 già chiuse dal 2009 ad oggi) con gravissimi danni alle casse dello stato.
    Io come trasportatore comunque potrei anche accettare la linea dell’antitrust, sul fatto che non debbano esistere i costi minimi a patto che vengano tassativamente applicate e fatte rispettare almeno le seguenti regole:
    1) Detraibili come costo per i committenti solo i trasporti effettuati da trasportatori in possesso della regolarità d’impresa (che per essere rilasciata deve però comprendere tassativamente il parametro del 90% minimo degli autisti assunti in Italia almeno per chi fa trasporti nazionali).
    2) Detraibili come costo per i committenti solo i trasporti pagati nei termini di legge di 60 gg.
    3) Le detrazioni di accisa ed autostrade concesse solo per i mezzi condotti da personale regolarmente assunto in Italia (100 mezzi con 10 autisti assunti in Italia vengono concesse le detrazioni solo per 10 mezzi)
    4) In caso di rilevamento di manomissioni del tackigrafo in flagranza confisca del mezzo (Italiano o straniero)
    5) Divieto di somministrazione lavoro oltre il 10% della totale degli autisti assunti .
    Sono azioni, queste o altre simili, che allo stato non costerebbero nulla ma che se applicate contribuirebbero a moralizzerebbero il settore. Purtroppo, devo constatare che nessuno ha il coraggio di portarle avanti ma invece continuiamo a chiedere contributi che gravano sui costi dello stato e che puntualmente finiscono nelle tasche dei committenti.

  2. Ill Governo non farà nulla per l’ennesima volta e saranno i trasportatori a fermare il Paese con uno sciopero generale. E spero che lo facciano senza fermarsi fino a che questo Governo non sarà caduto! Vogliamo aprire gli occhi e accorgerci che questi stanno ammazzando il Paese?

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