Strade colabrodo in tutta Italia, la manutenzione non si fa: crolla il consumo dell’asfalto

Tante parole e pochi fatti. Le buche sulle strade sono spesso al centro dell’attenzione, ma di azioni concrete se ne vedono decisamente poche. Sono i numeri a confermarlo, nello specifico quelli relativi al consumo di asfalto. Nel 2016 sono state poco più di 22 milioni le tonnellate di conglomerato bituminoso utilizzate in Italia per costruire e tenere in salute le nostre strade. Un calo rispetto al 2015 (-3,2 per cento), un vero e proprio crollo nel confronto con il 2006, quando venne usato il doppio dell’asfalto (44 milioni di tonnellate). 


È quanto emerso da un’indagine presentata da Siteb, l’associazione dei costruttori e manutentori delle strade, nel corso del convegno di apertura di Asphaltica, il salone europeo dedicato alla filiera dell’asfalto e delle infrastrutture stradali, in corso a Verona fino al 25 febbraio. Secondo il Siteb si esegue la metà dei lavori necessari e per riportare in sicurezza le nostre strade servirebbe un investimento di almeno 40 miliardi di euro. L’analisi del 2016 evidenzia “un nuovo passo indietro sul fronte delle attività di costruzione e manutenzione delle strade dopo il dato positivo del 2015 (+3,7 per cento rispetto al 2014), il primo dopo 9 anni di calo ininterrotto; segno evidente che la crescita di due anni fa era dovuta non a un’effettiva ripresa della manutenzione del nostro patrimonio stradale, ma era essenzialmente trainata da alcuni grandi lavori eccezionali (connessi all’Expo a Milano) e dall’esecuzione di alcune grandi opere autostradali nel Nord Italia”, spiega una nota del Siteb. Di fatto “al netto di queste opere, costruzioni e manutenzione di strade oggi sono ferme, con dati dimezzati rispetto a soli 10 anni fa”.
“La situazione in Italia resta difficile”, evidenzia Michele Turrini, presidente di Siteb, “il patrimonio stradale è oggi molto degradato e notevoli sono i disagi per gli utenti della strada. Investiamo in manutenzione quanto 30 anni fa, ma su una rete molto più estesa e trafficata in condizioni già critiche da anni. Stimiamo che, a causa dei mancati investimenti negli ultimi 8 anni in manutenzione stradale per circa 10 miliardi di euro, per riportare la rete ai valori qualitativi standard del 2006, occorrerebbero almeno 40 miliardi di euro. Le imprese del settore rimaste sul mercato e che lavorano per gli enti pubblici sono tuttora in forte sofferenza anche per i mancati pagamenti. Nonostante le attese e le promesse degli scorsi anni sull’avvio di piani di manutenzione, il 2016 è stato un anno di forte delusione che non alimenta concrete speranze di recupero nel breve termine. È ora”, conclude Turrini, “che le strade e la loro adeguata manutenzione entrino di diritto nell’agenda delle Istituzioni locali e nazionali, non solo durante le campagne elettorali e non solo per porre ‘toppe’ momentanee alle troppe buche sempre più diffuse nelle nostre città. Il nostro Paese oggi non ha bisogno di grandi opere, ma di rimettere in sesto e in sicurezza la rete esistente, prima che questa collassi”.

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