Lavoro e sicurezza: il Governo prima trovi le soluzioni per far vivere l’Italia poi discuta pure…

“Primum vivere, deinde philosofari”. Tradotto dal latino: “Prima le soluzioni per vivere, poi le discussioni”. Il detto è vecchio di millenni, ma calza a pennello per il nuovissimo “verbo” del presidente americano Donald Trump. E, soprattutto, dimostra come possa essere importante, a volte, saper guardare al passato per capire in quale direzione muoversi in futuro. “Lavoro prima agli americani; acquisti di prodotti a stelle e strisce; imprese che intraprendano negli Usa. Sono solo slogans e populismo? Solo demagogia? Oppure riassumono la consapevolezza di una realtà mutata? 

Riflettiamo: quanti di noi nelle difficoltà riescono a pensare agli altri? E prima di tutto non viene la salvaguardia della propria famiglia? Anche tra molti operatori del trasporto questo sentiment si sta facendo sempre più strada  facendo accelerare la richiesta al Governo (e non certo perché  siano “Trumpisti”) per ottenere la tutela dell’occupazione nazionale, limitazioni al ricorso di lavoratori esteri, contrasto ai fenomeni di dumping sociale, utilizzo di personale marittimo comunitario soprattutto per chi riceve risorse pubbliche. Ambiti diversi, ma con un’identica matrice. E con un comune obiettivo. Già, perché se è vero che queste richieste hanno come obiettivo la sicurezza di poter avere un lavoro (e quindi tutelare la propria famiglia), è vero anche che vogliono consentire di poter lavorare per la sicurezza di tutti. Non è un gioco di parole: dietro queste richieste (portate avanti con forza da Conftrasporto che da tempo insiste perché il Governo introduca, come avviene in altri Paesi, forme intensive di controllo per impedire l’aggiramento delle norme, per assicurare il rispetto delle regole, garantendo così la competitività per le nostre imprese) c’è infatti la volontà di realizzare un sistema nuovo. Che si basi su una politica dei controlli adeguata e che sappia produrre sicurezza. A cosa serve oggi fare discussioni sui luttuosi incidenti stradali che hanno visto coinvolti autoveicoli adibiti al trasporto di persone? Non sarebbe meglio trovare prima le soluzioni affinché questo non debba più accadere? Primum vivere, deinde philosofari. E queste soluzioni per “vivere” hanno un nome ben preciso: controlli. Molti opinionisti in questi giorni lo hanno evidenziato: occorre controllare l’idoneità tecnica degli automezzi, la professionalità dei conducenti. Conftrasporto si permette di aggiungere che  occorre un’altra cosa: fare attenzione a  non magnificare e invitare a sviluppare a ogni costo in nome della liberalizzazione tecnologie incapaci di garantire sicurezza. Un esempio? L’app per prenotare un passaggio in auto o, magari un trasporto merci. Chi garantisce la professionalità di coloro che operano con quel sistema? Il giudizio dei fruitori dei servizi non è sinonimo di certezza e imparzialità? La funzione del controllo, se è in gioco la sicurezza delle persone, deve essere affidata alla parte pubblica, non a un elenco gestito a livello informatico. È giunto il momento che la politica nella difesa dell’interesse nazionale vada di pari passo con la sicurezza. Basta convegni e bla, bla bla occorrono interventi concreti. 

Paolo Uggé, presidente Fai Conftrasporto e vicepresidente Confcommercio

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