Milano ferma il traffico ma lascia circolare i veleni degli autobus e delle caldaie degli uffici…

È una storia che si ripete ogni anno: al superamento delle soglie stabilite scattano i divieti di circolazione.  Si spera così di mettere al riparo la salute ai cittadini e, soprattutto,  gli amministratori da possibili avvisi di garanzia. Una storia che in realtà è una presa in giro solenne se si considera che un elevato numero di uffici pubblici e di case popolari ha riscaldamenti obsoleti e che moltissimi  autobus delle aziende di trasporto locale sono datati. Circa due terzi degli stabili comunali di Milano – così sostiene il consigliere comunale Fabrizio De Pasquale –  e circa 800 edifici adibiti a uffici sono alimentati con caldaie non ecologicamente adeguate mentre l’azienda municipalizzata di trasporto pubblico ha una flotta con anzianità media di circa 9 anni, con punte di 14 anni.

Gli stessi automezzi, vecchi e inquinantissimi, che nei giorni di  divieto intensificano le loro corse per offrire maggiori servizi, inquinando così di più. Come del resto denunciato da uno studio elaborato negli anni scorsi secondo il quale un bus di città avrebbe un potere di far ammalare e uccidere, diffondendo particelle cancerogene, pari a quello di più di 2 mila auto. E, come non bastasse, un altro recente studio sull’inquinamento elaborato dal Politecnico di Milano attesta che il riscaldamento di uffici e abitazioni sarebbe il responsabile di oltre il 50 per cento dell’inquinamento urbano. Nonostante questo ogni anno la manfrina si ripete e le misure anti inquinamento ricadono sui cittadini. Qualcosa tuttavia sembrerebbe muoversi: per la prima volta si incomincia a pensare a organizzare il traffico che entra nel centro urbano privilegiando il trasporto professionale e prevedendo orari diversi per la raccolta e la distribuzione delle merci. Una strada che da anni gli autotrasportatori indicavano come quella adeguata. Ma occorre altro: per esempio intervenire con una diversa organizzazione (l’Unione del Commercio aveva avanzato un’ipotesi per la distribuzione e raccolta delle merci proprio insieme ai trasportatori che potrebbe essere ripresa) e con veri controlli sui mezzi che effettuano la distribuzione. Il Comune dica subito che dal prossimo anno automezzi obsoleti non potranno più entrare nel centro urbano e, nel tempo dovranno essere alimentati a gas liquido naturale. Si definisca una tempistica e magari si prevedano interventi di aiuto per gli operatori che decideranno di sostituire gli automezzi. Insomma si realizzi un piano del traffico che dia la possibilità agli operatori dell’autotrasporto di attrezzarsi.

Paolo Uggé, presidente Fai Conftrasporto e vicepresidente Confcommercio

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