La manovra finanziaria potrebbe essere “gratis” se solo l’Italia investisse nella logistica…

Trenta miliardi di euro è il “valore corrente” di una manovra finanziaria in Italia. Una cifra impressionante. Ma a far ancora più impressione è il fatto che potrebbe essere possibile azzerare l’importo di una “finanziaria” se solo il Paese sapesse recuperare il proprio deficit logistico, se fosse capace di realizzare una rete di infrastrutture in grado di far viaggiare i trasporti come in un Paese realmente moderno. Già, perché 30 miliardi di euro abbondanti (per l’esattezza 34 miliardi) è il costo che l’Italia “paga” ogni anno per non essere stata capace di adeguare le proprie strade, le proprie ferrovie, le proprie autostrade del mare. A svelare l’incredibile realtà è stato Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio, che aprendo i lavori del secondo Forum Internazionale Conftrasporto, organizzato da Confcommercio e ospitato a Villa d’Este a Cernobbio, ha presentato i “conti” dell’inefficienza italiana nel settore trasporti e logistica. Un bilancio in profondo rosso reso ancora più pesante dall’incapacità del nostro Paese (ma sarebbe più esatto dire dell’Unione europea) di fermare l’onda di concorrenza sleale proveniente dai Paesi dell’Est e che ha finito col travolgere il Belpaese, Germania, Francia… A dimostrazione che un’Europa unita politicamente, ma divisa economicamente, contrattualmente e lavorativamente da costi del lavoro differentissimi e dalla mancanza di contratti di lavoro uguali per tutti non potrà che incontrare lungo il suo percorso moltissimi ostacoli. Sono i numeri, snocciolati proprio da Paolo Uggè dal palco di Villa d’Este, a dirlo: “Dal 2003 al 2015 le merci provenienti da diversi Paesi del mondo e destinate all’Italia trasportate da autotrasportatori italiani sono diminuite del 60 per cento”, ha affermato Paolo Uggè, “mentre nello stesso periodo il volume di affari per le imprese di autotrasporto dei Paesi dell’Est è aumentato del 700 per cento”. Una situazione provocata dalle differenze, impressionanti, fra il costo di lavoro per un’impresa italiane a una, per esempio, bulgara (alla quale un conducente costa 200 euro al mese contro i 3000 euro di un dipendente italiano), e resa insostenibile proprio dalle carenze infrastrutturali del Belpaese che, ha denunciato sempre Paolo Uggè, “nel periodo compreso fra il 2010 e il 2014 hanno portato a un calo nei volumi trasportati in Italia del 10 per cento via mare e del 37 per cento su gomma, mentre nello stesso periodo si sono incrementati in Germania e in Olanda”. Una situazione che ha spinto il presidente di Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio a chiedere a gran voce un immediato cambio di direzione da parte del Governo: “La logistica è la condizione indispensabile per migliorare le condizioni di vita delle persone che vivono e lavorano su un territorio, e l’Italia deve immediatamente mettere in campo ogni manovra utile a recuperare il deficit logistico che la vede costretta sempre a partire con un pesante gap da colmare, in termini di capacità di competere e di essere concorrenziali sul mercato, con altri Paesi della Ue. Solo così si può recuperare il differenziale oggi in essere che ci porta a perdere, a fronte di mancati investimenti  infrastrutturali, 34 miliardi di euro l’anno”.

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